Collezione archeologica del Museo Poldi Pezzoli

Definizione: collezione

Tipologia: amatoriale

Istituto di conservazione: Museo Poldi Pezzoli, Milano (MI)

Consistenza

Composta da oltre oltre 326 oggetti.
La collezione archeologica comprende 210 oggetti che testimoniano, per la varietà tipologica e per la qualità, le caratteristiche del gusto collezionistico di Gian Giacomo Poldi Pezzoli.
Il Museo ha inoltre ricevuto in donazione una collezione di reperti archeologici appartenuta alla famiglia Necchi che si compone di 126 esemplari per lo più di provenienza apula del IV-II secolo d.C.

Notizie storico critiche

Il nucleo originario della collezione archeologica testimonia, per la varietà tipologica e per la qualità, le caratteristiche del gusto collezionistico di Gian Giacomo Poldi Pezzoli fondatore del Museo. Nella sezione delle armi, il primo nucleo della collezione, spiccano la corazza e gli elmi di provenienza italica del V-IV secolo a.C.. Di eccezionale importanza i gioielli archeologici di età ellenistica, romana e quelli etruschi. La collezione conta anche ceramiche e vetri archeologici di particolare pregio. Il Museo inoltre ha ricevuto in donazione una collezione di reperti archeologici appartenuta alla famiglia Necchi che costituisce una significativa testimonianza documentaria della civiltà magnogreca di età ellenistica e delle diverse sue produzioni ed espressioni artistiche. Si tratta di un'acquisizione che presenta una forte coerenza con la collezione archeologica appartenuta a Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Nella collezione Necchi Rizzi è ben rappresentata, nelle diverse tipologie, la ceramica indigena - una produzione vascolare dell'Apulia settentrionale risalente al IV secolo a.C. - caratterizzata da forme e motivi tipici: la ceramica subgeometrica e la ceramica a vernice bruna o rossastra. Tipici della produzione messapica - Puglia meridionale - sono le trozzelle e i vasi miniaturistici ascrivibili al V-IV secolo a.C. Le trozzelle, databili al IV secolo a.C., sono vasi dalla forma particolare utilizzati come contenitori per il vino, ornati sulle anse da trozze (cioè rotelle) decorate con motivi vegetali e geometrici. Nella raccolta sono presenti inoltre diverse tipologie di vasi a vernice nera frequenti nei corredi tombali apuli del IV-III secolo a.C. La collezione comprende esemplari di vasi a figure rosse, classe caratterizzante dell'Apulia del IV secolo a.C., tra questi degni di nota per la qualità e la raffinatezza sono un cratere e un frammento di skyphos, entrambi prodotti nel periodo apulo antico. Della produzione apula cosiddetta di Gnathia (che presenta sovraddipinture policrome) sono presenti quattro esemplari di fattura piuttosto corsiva, fra i quali si segnala uno skyphos interessante per le dimensioni notevoli e per la complessità decorativa. Di notevole importanza è il gruppo delle statuette di terracotta che raffigurano fanciulle in posa graziosa con complesse acconciature - le cosiddette tanagrine - fanciulli, eroti che costituiscono le classiche deposizioni in corredi funerari di giovani donne e di infanti databili tra la fine del IV e il II secolo a.C. L'eccezionalità di questi pezzi, ben testimoniati in tutta l'area apula e in particolare nella necropoli di Taranto, è data dalla conservazione della policromia originale. Appartengono alla coroplastica della collezione Necchi Rizzi anche alcune statuette votive arcaiche e tre esemplari di bella fattura del tipo di banchettante recumbente, documentato a Taranto (centro che ne ideò il tipo) dal VI sino al IV secolo a.C. L'alta qualità esecutiva e la scarsa documentazione disponibile sulla scultura in bronzo, sono gli elementi che fanno della testa maschile in bronzo, un pezzo di eccezionale valore. La scultura raffigura probabilmente un maschio negroide o un atleta pugilatore. Le caratteristiche tecniche e iconografiche fanno pensare a una produzione di età ellenistica o della prima età imperiale. Pezzi di notevole suggestione per l'altissima qualità artistica e anche per la generale povertà di documentazione di testimonianza analoghe, sono le due lastre dipinte ad affresco probabilmente provenienti dalle tombe ipogeiche dell'Apulia centro-settentrionale.