Collezione della Sezione di Medicina del Museo per la Storia dell'Università

Definizione: collezione

Tipologia: educazionale/didattico

Istituto di conservazione: Museo per la Storia dell'Università, Pavia (PV)

Consistenza

La sezione si articola in tre sale intitolate a grandi maestri della Medicina: Antonio Scarpa, Luigi Porta, e Camillo Golgi. Si conservano strumenti e preparati che rimandano all'attività della scuola anatomica di Antonio Scarpa, ai progressi nel campo della chirurgia e della clinica attraverso i secoli XIX e XX, con figure quali Luigi Porta e Carlo Forlanini, e all'attività dell'istologo e patologo Camillo Golgi e della sua scuola. La sala dedicata ad Antonio Scarpa, medico e anatomista, allievo di Giambattista Morgagni, chiamato a Pavia per ricoprire la cattedra di anatomia nel 1783, nel pieno della stagione di riforme che stavano trasformando l'Ateneo pavese in uno dei centri più all'avanguardia in Europa, ospita alcuni pezzi provenienti dall'antico museo anatomico dell'Università. La collezione, già avviata nel 1772 da Giacomo Rezia sarebbe divenuta, sotto la guida di Scarpa e dei suoi successori - in particolare Bartolomeo Panizza -, uno straordinario strumento per la didattica e la ricerca nel campo dell'anatomia e dell'anatomia patologica. Accanto a preparati naturali, conservati in parte a secco e in parte in liquido, sono esposti modelli artificiali - notevoli due cere anatomiche realizzate dal ceroplasta fiorentino Clemente Susini - e alcune scatole di strumenti chirurgici donati a Scarpa dall'Imperatore Giuseppe II per interessamento del suo chirurgo personale, Giovanni Alessandro Brambilla. Altri pezzi esposti provengono da collezioni coeve a quella di Scarpa, come il Museo di Storia Naturale di Lazzaro Spallanzani e alludono al più generale contesto scientifico-culturale dell'epoca. La sala, dedicata a Luigi Porta, ospita preparati e reperti, protocolli di esperienze e cartelle cliniche provenienti dal museo che il chirurgo pavese aveva allestito nella clinica chirurgica dell'Ospedale S. Matteo. Il Museo, passato all'Università nella seconda metà del 1800 e rimasto fino agli anni Trenta del XX secolo all'interno del S. Matteo non seguì l'Ospedale nella nuova sede del Policlinico e venne integralmente acquisito dal neoistituito Museo per la Storia dell'Università. Sono conservati preparati sperimentali, riguardanti il sistema circolatorio, didattici, ad illustrazione di particolari tipi di operazioni e patologici, a dimostrazione di come una patologia d'organo in stadi molto avanzati possa modificarne profondamente la forma, la struttura e i rapporti anatomici. La sala è dedicata a Camillo Golgi, vincitore, nel 1906, del premio Nobel per la medicina per l'invenzione di un metodo istologico, la reazione nera o cromoargentica che pose le basi delle moderne neuroscienze. Gli studi di Golgi sulla malaria dimostrarono la costanza delle modificazioni morfologiche tra un accesso febbrile e l'altro (ciclo di Golgi) e che l'accesso febbrile nelle diverse forme in cui si presenta la malattia deriva dalla riproduzione del plasmodio, il parassita che provoca l'affezione (legge di Golgi). Lo scienziato identificò inoltre uno dei componenti fondamentali della cellula, l'apparato reticolare interno, che prese poi il nome di apparato di Golgi. Si conservano preparati microscopici, documenti autografi, disegni, strumenti e l'attestato del premio Nobel, vinto ex aequo con il suo antagonista, lo scienziato spagnolo Santiago Ramón y Cajal. Nella stessa sala si conserva testimonianza di altri scienziati che si formarono alla scuola pavese: Paolo Mantegazza, fondatore del laboratorio di patologia sperimentale, Eusebio Oehl, che sviluppò a Pavia l'istologia ed ebbe come allievi Golgi e Bizzozero, Giacomo Sangalli, docente di anatomia patologica, Carlo Forlanini che dedicò tutta la vita alla cura delle patologie polmonari e in particolare della tisi, Giulio Bizzozero che fu maestro di Golgi, Adelchi Negri, brillante e sfortunato allievo di Golgi, autore di importanti studi sulla rabbia, Edoardo Porro che compì il primo intervento di amputazione utero-ovarica.

Notizie storico critiche

Nella prima metà del 1700 la didattica medica pavese, nonostante la rivoluzione scientifica in corso dal 1500, è ancorata a canoni tradizionalie prevede ancora l'insegnamento dei precetti di Ippocrate, Galeno, Oribasio, Ezio, Paolo d'Egina, attraverso la lettura del medioevale Kitabu-L-Mansuri, la famosa opera del celebre medico persiano Rhazes, vissuto prima dell'anno 1000! Nel 1728 viene chiamato ad Lecturam Almansoris il protochirurgo dell'Ospedale S. Matteo Gerolamo Grazioli, primo maestro di Brambilla. Il piano scientifico del 1773, voluto da Maria Teresa nell'ambito della riforma dell'Università di Pavia, doveva servire "di scorta e direzione ai professori per dirigere la pubblica istruzione nelle scienze"; esso è profondamente innovatore, e rappresenta sulla carta l'attuazione didattica della medicina propugnata da Marcello Malpighi (1628-1694) con il suo De recentiorum medicorum studio, cui erano seguite nel 1712 la prolusione Nova Institutionum Medicarum rerum idea medicum perfectissimum adumbrans, di Giovanni Battista Morgagni (1682-1771), e nel 1715 la prolusione De recta medicorum studiorum ratione instituenda di Giovanni Maria Lancisi (1654-1720). La riforma teresiana ebbe poi il suo completamento con i provvedimenti di Giuseppe II tra i quali il Piano degli studi per la facoltà medica dell'Università di Pavia redatto da Johann Peter Frank nel 1785-1786 e reso esecutivo nell'anno seguente.
Le sale in cui è collocata la collezione facevano parte del Gabinetto di Anatomia, dove si trovava il Museo anatomico, che era stato iniziato da Rezia e continuato da Scarpa, Panizza e quindi da Zoja che ne lasciò la descrizione in un'opera a stampa.