Collezione del Museo della Stampa e della Stampa d'Arte a Lodi Andrea Schiavi

Definizione: collezione

Tipologia: documentazione scientifica

Datazione: post 1550 - ante 1980

Istituto di conservazione: Museo della Stampa e della Stampa d'Arte a Lodi Andrea Schiavi, Lodi (LO)

Consistenza

Nel museo della stampa di Lodi sono conservate e perfettamente restaurate moltissime macchine e attrezzature per la stampa antica che vanno a comporre una delle più pregevoli raccolte presenti in Europa.
Decine di cassettiere zeppe di caratteri di legno e piombo fanno da contorno a torchi e presse in ghisa di produzione ottocentesca in cui emerge un rarissimo esemplare di torchio tipografico Albion "Columbian", costruito in Inghilterra verso la metà del XIX secolo, unico esemplare presente in Italia.
Linotype e monotype per la fusione e composizione meccanica attirano immancabilmente l'attenzione dei visitatori, così come pregevoli torchi in legno per la stampa calcografica e litografica, dominano la sala dedicata alla stampa d'arte ove si ha l'opportunità di osservare da vicino anche i risultati artistici delle diverse tecniche di incisione ancora oggi comunemente adottate dai migliori artisti. Di particolare interesse l'ampia collezione di pietre litografiche di grandi dimensioni, realizzate tra il 1860 e il 1930, provenienti dalla prestigiosa Casa Editrice Vallardi di Milano, che spiccano come vere e proprie opere d'arte. Impressionanti le grandi macchine per la stampa a smalto in rilievo, utilizzate anche per stampare banconote, e un impianto che realizza stampati di sicurezza attraverso tecniche sofisticate per evitare la contraffazione e la falsificazione di banconote, francobolli, titoli di stato, assegni e certificati azionari. Gli amanti delle curiosità possono esaminare decine di targhe identificative originali di antiche fabbriche di macchine da stampa, un prototipo in scala ridotta del torchio di Gutenberg, il libro più grande e quello più piccolo al mondo, artistiche copertine con fregi multicolore e un interessante modello in scala 1:10 di una rotativa bicolore costruita nello stabilimento G.A.T.E. di Roma ove veniva stampato il quotidiano l'Unità.
Il viaggio continua nella sala riservata alle macchine tipografiche o rilievografiche. Qui il visitatore è condotto lungo un itinerario che privilegia il progresso tecnologico avvenuto fra il XIX e XX secolo, con la ricerca di una velocità esecutiva sempre più marcata. Ricchissima la collezione di presse doratrici a caldo, trance, cesoie, piegatrici e cucitrici, così come non mancano imponenti macchine piano cilindriche "Optima-Nebiolo" e "Commoretti", platine "Heidelberg" a stella, pedaline "Saroglia" e una rarissima "Typograph", concorrente sfortunata della più celebrata "Linotype".

Notizie storico critiche

Ciò che più stupisce chi visita per la prima volta questo museo non sono tanto i numerosissimi reperti conservati (alcuni di assoluto valore storico), quanto, piuttosto, la possibilità di dialogare con i promotori e scambiare idee con i numerosi tecnici che azionano praticamente le macchine, tutte perfettamente funzionanti grazie a un decennale lavoro di restauro effettuato nel piccolo laboratorio annesso. Pochi altri musei possiedono il know how necessario per farle funzionare, garantito dalle capacità, esperienza e conoscenze personali di un pool di tecnici volontari, razza ormai in via di estinzione, che ha lavorato per decenni in vari ambiti della tipografia e che conosce il funzionamento di ogni singola macchina. Non tutto è stato realizzato seguendo l'ispirazione del fondatore; l'idea iniziale si dovette scontrare ben presto con la realtà della difficile reperibilità dei reperti. Si puntò in diverse direzioni aiutandosi con conoscenze personali e il passa parola fra amici e collezionisti vari, non tralasciando nulla sul recupero di cimeli singoli o intere collezioni sparse un po' ovunque. Si trattavano per lo più di macchine obsolete, riadattate per altri usi, arrugginite dal tempo, alcune con ingranaggi e particolari meccanici rovinati, tutte protagoniste di storie che meriterebbero di essere raccontate, perché parlando di macchine, si finisce inevitabilmente per parlare di persone e di emozioni. La fase di preparazione dell'esposizione è durata una decina d'anni e nello stesso tempo il museo ha preso sempre più consistenza, ampliandosi gradualmente con nuove acquisizioni e donazioni. L'ampiezza dello spazio espositivo consente ora una buona fruizione lungo un percorso abbastanza identificato anche se, la possibilità di poter usufruire in futuro di uno spazio "pubblico" allestito ad hoc, consentirebbe di studiare e sviluppare un progetto complessivo di nuovo allestimento, con la possibilità di rimodulare completamente il percorso su una base di maggiore scientificità, facilitando maggiormente la comprensione e l'utilizzazione dell'esposizione.