Marguet Pressa Bi-Film modello BN 2 8_16 - pressa incollatrice - Industria, manifattura, artigianato

Marguet

Marguet Pressa Bi-Film modello BN 2 8_16 - pressa incollatrice - Industria, manifattura, artigianato

Descrizione

Dispositivo in metallo costituita da una base di forma rettangolare con una placca in metallo fissa che occupa la metà sinistra della base e che termina, verso il centro, con un profilo tagliente. Sulla placca sono presenti dei dentini in metallo (chiodetti di guida) da utilizzare per posizionare correttamente la pellicola da 8mm o 16mm (fori della pellicola nei chiodati corrispondenti). Su un lato lungo della base è fissato un perno longitudinale al quale sono vincolate ma libere di ruotare, a sinistra, in corrispondenza della placca fissa, una placca di compressione e a destra un'aletta con la rispettiva placca di compressione. Dal lato opposto rispetto al perno troviamo il raschiatore ovvero una piccola lamina dentata che può ruotare per essere posizionata in corrispondenza del punto dove la pellicola viene tagliata.

Funzione: La pressa incollatrice viene utilizzata per incollare diversi pezzi di pellicola tra loro in fase di montaggio di un filmato o per eliminare parti di pellicola rovinate o rotte. Utilizzando la pressa si evitano sovrapposizioni inesatte dei due capi di pellicole ed il lavoro è facilitato. Questa pressa permetteva il taglio e l'incollaggio di pellicole 8mm e 16mm.

Modalità d'uso: Si alza la placca di compressione di sinistra e si posiziona la pellicola inserendo i fori negli appositi chiodetti e facendo sporgere la pellicola fino sulla lamina tagliente. Si posiziona l'altra parte di pellicola tra aletta e placca di compressione a destra facendo attenzione che il lato emulsionato delle due pellicole sia dalla stessa parte. Si chiude l'aletta per tagliare la pellicola, si raschia l'emulsione, si spalma la colla da pellicola sulla superficie preparata e si chiude la pressa. Si tiene in quella posizione per il tempo necessario, si riaprono le placchette di compressione e si leva la pellicola dai chiodetti di guida.

Notizie storiche: La produzione di un filmato non termina con le riprese effettuate con la cinepresa. Fin dall'inizio della storia del cinema si è vista la necessità di effettuare tagli delle scene riprese o per esigenze narrative nel caso di filmati professionali o per correggere eventuali errori di ripresa o ancora per riparare eventuali rotture della pellicola. Il montaggio del filmato è una composizione delle inquadrature, ottenuta mediante tagli e unioni di pellicole ed una successiva sincronizzazione del sonoro. Se nel caso professionale venne introdotta ben presto la moviola (1924), per filmati amatoriali o a carattere divulgativo si utilizzavano spesso le presse incollatici. Già nel 1896 Georges Méliès introdusse l'uso di tagli e successivi incollaggi di fotogrammi per ottenere rudimentali effetti speciali. Nel 1915 David Wark Griffith, regista americano, fu il primo ad utilizzare il montaggio per fini narrativi. Nacque ben presto il lavoro del montatore che doveva tagliare il materiale a disposizione secondo le indicazioni del regista, isolare i singoli elementi e congiungerli a formare le singole scene. Montando tra loro le scene si ottengono le sequenze e poi il film completo. Se naturalmente si rese da subito necessario utilizzare in ambito professionale strumenti sofisticati come la moviola, soprattutto con l'avvento del sonoro, anche nel campo amatoriale o divulgativo-didattico si dovette ricorrere ben presto alla creazione di dispositivi che semplificassero il taglio e l'incollaggio delle pellicole. Non erano infrequenti le sovrapposizioni inesatte dei due capi di pellicole o le errate distanze tra le perforazioni o le rotture durante le proiezioni. Vennero così ideate le presse incollatici, prima rudimentali (anni '20) costituite da basette in legno con tre alette di cui le due laterali fungevano da presse e quella centrale da taglierina. Poi la pellicola veniva passata con carta abrasiva fine e incollata tenendola nella pressa. Successivamente le presse si perfezionarono, divennero in metallo, con alette con dentini posti alle distanze corrette per inserire i fori di perforazione della pellicola, placche di compressione e taglienti disposti direttamente sulle alette. Esistevano anche presse ad adesivo, ovvero le due parti di pellicola venivano unite mediante un particolare nastro adesivo. Oggi tutto questo è sorpassato sia in ambito professionale che amatoriale con l'avvento del digitale. Anche quando, in ambito professionale, il girato è in pellicola viene riversato in digitale e lavorato con strumenti informatici. Nel caso amatoriale le videocamere digitali permettono montaggio e qualsiasi tipo di manipolazione (tagli, inserti musicali, dissolvenze, ecc) utilizzando semplici software installati sui computer domestici. Questa pressa incollatrice della Margot è uno dei primi modelli realizzati compatibile con i due formati 8mm e 16mm. Esisteva anche il modello Tri-Film per i tre formati 8mm, 9.5mm, 16mm.

Autore: Marguet (progettista/ costruttore) (notizie prima metà sec. XX)

Datazione: ca. 1932 - ca. 1950

Tipologia: giuntatrice a colla

Materia e tecnica: metallo; cartoncino

Categoria: industria, manifattura, artigianato

Misure: 14 cm x 12 cm x 5 cm

Peso: 410 g

Collocazione

Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"

Riferimenti bibliografici

Liesegang F. P. "Il cinematografo : Manuale di cinematografia", Torino 1909

Credits

Compilazione: Ranon, Simona (2008)

Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)

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