CGE Radiobalilla - radioricevitore - industria, manifattura, artigianato

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CGE Radiobalilla - radioricevitore - industria, manifattura, artigianato

Descrizione

Apparecchio radio con mobile in legno impiallacciato e con spigoli arrotondati. La parete frontale è occupata principalmente dall'altoparlante elettrodinamico, protetto da un tessuto e un fregio in metallo realizzata che riporta la scritta ¿Radio Balilla¿ e un fascio littorio. In basso sono presenti due manopole una per l'accensione/ spegnimento e la regolazione del volume, l'altra per la sintonizzazione. La scala di sintonia retroilluminata riporta le frequenze e i nomi delle località. Sul retro, dietro ad una griglia protettiva, è visibile il circuito reflex a 3 valvole con circuiti accordati ad amplificazione diretta senza reazione in modulazione di ampiezza (AM) oltre all'altoparlante. Alla base del telaio sono presenti le prese per l'antenna e la terra e le spine per la presa di alimentazione e quella per le varie tensioni di alimentazione.

Funzione: Ascolto di programmi radiofonici attraverso la ricezione di frequenze radio a onde medie in modulazione di ampiezza (AM).

Modalità d'uso: L'apparecchio funziona con alimentazione in corrente alternata (110-220V). Il canale desiderato si sintonizza agendo sull'apposita manopola. Le stazioni radiofoniche trasmettono il segnale a bassa frequenza (voci e suoni) modulando le onde radio che diffondono dalle loro antenne. Il radioricevitore riceve il segnale e lo sintonizza ovvero preleva, dalla corrente oscillante in arrivo, il segnale a frequenza acustica da amplificare e lo ritraduce in suoni. Le onde elettromagnetiche vengono poi ritrasformate in onde sonore dalle vibrazioni meccaniche del riproduttore sonoro nel cono dell'altoparlante che restituisce suoni e voci in uscita.

Notizie storiche: L'apparecchio fa parte della collezione di radio d¿epoca raccolte da Domenico Cutrupi e donate dalla famiglia al Museo MILS. Si tratta di radio databili tra gli anni `20 e l¿inizio anni `60. Nella sua vita Domenico Cutrupi ha acquistato a mercatini dell¿antiquariato diverse radio a valvole che ha poi restaurato sia nei circuiti sia nell¿aspetto, rendendole di nuovo funzionanti e fruibili. Dai primi acquisti dettati da un interesse storico/tecnico o estetico, Cutrupi ha poi organizzato una vera e propria collezione basata sull¿evoluzione storica, tecnica e tecnologica di questi apparecchi. L¿inizio della storia della radio parte a fine `800: dopo gli studi con scopi strettamente scientifici di Maxwell e Hertz sulle onde elettromagnetiche Guglielmo Marconi e A. P. Popov le utilizzarono per stabilire comunicazioni via etere anche a grande distanza. Nel 1896 Marconi presentò all'Ufficio Brevetti di Londra il suo sistema di Telegrafia senza fili. Nel 1901 fece la prima trasmissione di un segnale oltreoceano. L¿invenzione di Marconi veicolava solo impulsi adatti al codice Morse e di non poteva trasmettere suoni. R. Fessenden fu il primo (1900) a riuscire a trasmettere a breve distanza un messaggio vocale. Nel 1904 Sir J.A. Fleming inventò la valvola termoionica (diodo a vuoto), che consentiva di amplificare i segnali e controllare la velocità di propagazione delle onde radio. Nel 1906 fu la volta dell'Audion (triodo a vuoto) a cura di L. De Forest. La prima trasmissione sperimentale senza fili, di voce e musica, mediante un microfono a granuli di carbone fu alla vigilia di Natale del 1906 ad opera di R. Fessenden. In Italia la prima radiotrasmissione in fonia avvenne a Roma nel 1908. Nel 1918 l'americano E. H. Armstrong brevettò la supereterodina (ideata da L. Levy l'anno precedente), un circuito a conversione di frequenza, capace di ricevere e demodulare una vasta gamma di frequenze assicurando una ricezione priva di interferenze, crepitii e oscillazioni. La radio era pronta per entrare nelle case. Nel 1920 nacquero le prime stazioni radio commerciali: KDKA e RCA e i primi esperimenti di broadcasting. In Olanda nel 1919 nacque la prima emittente europea. In Italia le prime stazioni private furono attive dal 1923 e nel 1925 iniziarono le prime trasmissioni commerciali. Le radio che iniziarono a popolare le case degli americani e degli europei negli anni '20 e '30, erano delle cassette in legno, spesso dall'estetica raffinata, con alcune manopole di comando esterne, valvole montate all'esterno, antenna esterna a telaio e altoparlante a tromba come quello dei grammofoni. Erano oggetti molto costosi e la ricezione era distorta e non di qualità. Lo sviluppo tecnologico portò a circuiti e valvole migliori, altoparlanti interni magnetodinamici o elettrodinamici, ricezioni non solo in modulazione di ampiezza ma anche di frequenza (1939). Grazie alla supereterodina fu possibile la taratura della scala di sintonia in lunghezze d¿onda e negli anni `30 comparve la scala parlante. La Radio Balilla era un ricevitore popolare prodotto solo nel 1937-38 da diversi costruttori italiani secondo caratteristiche tecniche (circuito a 3 valvole) ed estetiche stabilite e standardizzate a cura dell'Ente Radio Rurale, voluto dal regime fascista e promosso dal Ministero della Comunicazione. L'intento era quello di diffondere la radio tenendo i prezzi bassi, per utilizzarla come strumento di propaganda politica. Questo modello non ebbe però grande diffusione sia perché i costruttori avevano poco margine di guadagno e quindi non ne promuovevano le vendite sia per gli alti costi dell'abbonamento EIAR. Negli anni `40 iniziarono ad essere prodotti apparecchi di fattura più industriale e radioricevitori più piccoli da tenere in cucina o sui comodini. L'invenzione del transistor nel 1947 nei Bell Laboratories (USA) guidati da W. Shockley, segnò la fine delle radio a valvole.

Autore: CGE (costruttore) (1921-1990 ca.)

Datazione: ca. 1937

Materia e tecnica: legno/ tecniche varie; metallo/ tecniche varie; tessuto/ tecniche varie

Categoria: industria, manifattura, artigianato

Misure: 31 cm x 22 cm x 33 cm

Peso: 6,6 Kg

Collocazione

Saronno (VA), Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese

Riferimenti bibliografici

Radiomuseum 2019

radio rurale 2019

Credits

Compilazione: Ranon, Simona (2019)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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