Stemma di Agostino Martinelli

ambito romano

Stemma di Agostino Martinelli

Descrizione

Ambito culturale: ambito romano

Cronologia: ca. 1676

Oggetto: stampa

Soggetto: araldica

Materia e tecnica: acquaforte/ bulino/ acquerellatura

Misure: 132 mm x 171 mm (parte incisa)

Notizie storico-critiche: Nell'"Indice de due Tomi d'Intagli Tempietti ed altro", relativo ai tomi V e VI e compilato dal collezionista Giacomo Sardini, l'incisione non è segnalata: di essa non si aveva conoscenza in quanto si trovava celata tra il supporto di legatura e il disegno inv. 6,1 (1606 ca.) della stessa collezione (Milano, Collezione Sardini Martinelli). Nel corso dell'assemblaggio di tali tomi preordinato dal collezionista, il legatore deve avere infatti riutilizzato parti di un preesistente insieme ottimizzando i materiali già esistenti e questo spiega il fatto che le carte di supporto della legatura di questi due tomi siano in larga parte seicentesche (filigrana santo inginocchiato).
Analoga incisione, ma priva delle campiture all'acquerello che contraddistinguono il foglio in esame, si trova inserita negli esemplari dell'opera "Descrittione di diversi ponti esistenti sopra li fiumi Nera, e Tevere" pubblicata da Agostino Martinelli nel 1676 presso l'editore N.A. Tinassi; la tavola è collocata prima del saggio finale "Discorso della navigatione da Perugia a Roma" (esemplari del volume esaminati a Milano, Ferrara e Perugia; a Perugia esiste copia donata dall'autore nel 1683; un'incisione è stata anche rilegata con la miscellanea "Oratorii e serenate", ms Ges. 240, Biblioteca Nazionale Centrale, Roma: esemplare con lacune sulla parte destra del foglio).
Nella tavola in esame, tre putti alati sostengono uno scudo gentilizio sovrastato da un quarto putto che sorregge un cartiglio con il motto NON HORRET INERMIS. Lo stemma è quello di Agostino Martinelli, come si desume dal confronto con la silografia inserita da A. Maresti nella Parte terza di "Ferrara d'oro imbrunito", opera sugli illustri ferraresi pubblicata da A. Libanori nel 1574 (p. 266). Agostino era sacerdote, agente a Roma per Ferrara - sua patria-; la permanenza nell'Urbe aveva favorito la sua carriera come esperto di diritto, di ingegneria idraulica e qualche intrusione nel campo architettonico (Dallaj, 2006). Le caratteristiche dello stemma descritte da Maresti sono: "Leone d'oro in campo d'azzurro (...) sopra tre monti verdi, e sta in atto d'ascendervi sopra; nelle zampe d'avanti stringe una mazza di ferro spinosa in atto di combattere". La croce che si vede spuntare sotto lo scudo nell'incisione in esame, allusione al titolo di cavaliere, è elemento che non appare nella silografia del 1674; lo stesso vale per il motto, mentre manca il dettaglio della mazza ferrata. Il conferimento del cavalierato si arguisce sia successivo a tale data in quanto Agostino lo aggiunse al proprio nome a partire dal 1676. I colori, stesi a pennello, non rispettano la descrizione del Maresti: il campo è rosso e non azzurro. In tutte le tavole calcografiche esaminate sono visibili le tracce di un precedente disegno, poi raschiato dalla lastra, che raffigurava l'intreccio del cordone di un cappello cardinalizio in origine sorretto dal putto sopra lo stemma; in basso a sinistra inoltre resta l'avanzo di un monogramma. La lastra è stata rimaneggiata da un incisore poco esperto che, dopo aver raschiato l'emblema prelatizio, ha dissimulato la cancellatura inserendo il nastro che inquadra lo stemma. Per la scarsa maestria, il nastro si snoda sinuoso ma planare e le ombreggiature, tipiche dei nastri arricciati, non rendono con efficacia l'effetto desiderato.
Il volume di Martinelli viene pubblicato agli inizi del pontificato di Innocenzo XI, successore di Clemente X Altieri. L'autore doveva molti dei suoi incarichi alla famiglia Altieri ma non sono note sue aspirazioni all'elezione prelatizia. E' più probabile supporre che l'inserimento del cappello cardinalizio si debba a un fraintendimento da parte dell'incisore cui Agostino Martinelli si era rivolto, poi sanato forse dallo stesso committente che aveva sufficienti competenze nell'arte incisoria per apportare qualche modifica alla lastra, senza tuttavia essere in grado di eseguire autonomamente un insieme di figure. Infatti i soggetti dei disegni e delle incisioni di Agostino finora individuati (Milano, Collezione Sardini Martinelli e Roma, Gabinetto Nazionale della Grafica e Archivio di Stato) sono circoscritti solo agli ambiti tecnico-architettonico e paesaggistico. Per la medesima ragione si esclude che l'incisione possa essere dell'architetto ferrarese Alberto Gnoli, autore di alcune delle illustrazioni inserite nell'opera di Martinelli. La base di riferimento, forse suggerita dallo stesso committente, è lo stemma pubblicato in "Pompa funebre nell'esequie celebrate in Roma al Cardinal Mazzarini", Roma, 1661, di Elpidio Benedetti. Lo schema viene rielaborato enfatizzando la presenza scultorea dei putti ma, al tempo stesso, avvicinando lo scudo al nitore ricercato nelle "Effigies Nomina et Cognomina S.R.E. Cardinalium" pubblicazione del 1658 continuata con aggiornamenti. E' da segnalare che Benedetti e Agostino Martinelli, contemporanei e ambedue agenti diplomatici residenti a Roma, hanno avuto contatti con l'editore Tinassi.

Collocazione

Milano (MI), Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche. Gabinetto dei Disegni

Credits

Compilazione: Dallaj, Arnalda (2011)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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