Castello di Santa Cristina e Bissone

Santa Cristina e Bissone (PV)

Indirizzo: Via Dante Alighieri (Ai margini del centro abitato, distinguibile dal contesto) - Santa Cristina e Bissone (PV)

Tipologia generale: architettura fortificata

Tipologia specifica: castello

Epoca di costruzione: sec. XIV

Descrizione

Santa Cristina e Bissone, Castello di Santa Cristina e Bissone

L'edificio ha oggi una pianta a "U", ma è ipotizzabile una tipologia iniziale a pianta quadrangolare. Attualmente ne restano tre corpi di fabbrica, un torrione a pianta quadrata, su cui fa bella vista di sé una bifora a doppia colonnina centrale, e un secondo torrione, pure a pianta quadrata, recante sulla facciata modanature di cotto ogivali. Lo stato della muratura è tutto sommato soddisfacente, ma forme e finiture sono state profondamente alterate, tanto da rendere difficile ricostruire mentalmente l'immagine del monumento d'un tempo.

Santa Cristina e Bissone (PV), Abbazia Benedettina di S. Cristina (il Cenobio o Collegio Germanico di Roma)

Il Comune di Santa Cristina è noto per l'omonima abbazia, fra le più ricche e dotate del Pavese, che si sviluppa già nel 768 con un vasto complesso di edifici nel rione attualmente chiamato "collegio".
Ciò che resta delle vestigia dell'importante cenobio, consiste in un corpo di fabbrica trilatero posto a sud dell'abitato, entro una cinta muraria recente, su terreno rilevato che degrada verso la valle del Po. Il complesso abbaziale comprende i rustici del cenobio, le abitazioni dei monaci e la residenza dell'abate. L'edificio sorge su un impianto medievale, sec. XII, trasformato durante la dominazione spagnola (XVII sec.) per accogliere un complesso monastico conventuale. Sul lato nord si trovava una chiesa, in seguito abbattuta, di cui restano tracce: sul fronte interno est un arco a sesto acuto sostenuto da mensoline e un doppio arco a sesto acuto inscritto in un arco a tutto sesto; sul fronte nord dell'ala ovest, si notano un rosone tamponato in cotto, una finestra a tutto sesto e una porta tamponata; su questo fronte restano anche tracce di una meridiana. La chiesa abbaziale rappresentava il centro del vasto complesso di edifici che costituivano il monastero, inizialmente di modeste dimensioni, fu poi ampliata.
Di fronte al complesso sono state rinvenute numerose ossa, poiché qui doveva essere ubicato il cimitero del convento; sono state trovate anche delle basi quadrate, probabilmente pertinenti ai pilastri della chiesa.
Valutando la planimetria di queste costruzioni, l'adiacente complesso agricolo e l'importanza storica del luogo, si ipotizza l'esistenza di un vero e proprio potente fortilizio a difesa dell'intera comunità locale e monacale, come sembrerebbe dimostrare il torrione con tracce di merlature, presente nell'ala sud, ove il terreno avvalla, a saldare i due corpi principali dell'ex complesso conventuale.
Il complesso di proprietà privata, è adibito ad abitazione e ad esercizi pubblici.

Notizie storiche

Santa Cristina e Bissone, Castello di Santa Cristina e Bissone

In luogo sorgeva anticamente un castello che alcune fonti fanno risalire al XIV secolo, e che poi nel Seicento fu trasformato in edificio monastico. Poi alienato dai religiosi, è stato nella nostra epoca utilizzato come ristorante e abitazione.

Santa Cristina e Bissone (PV), Abbazia Benedettina di S. Cristina (il Cenobio o Collegio Germanico di Roma)

Del monastero benedettino di Santa Cristina, la "Sce Christine", XL tappa dell'itinerario di Sigerico, dedicato a S. Cristina (di Bolsena, vergine martire cristiana) si hanno notizie frammentarie e poche sonno le testimonianze documentarie, è difficile stabilire data di nascita e nome del fondatore del monastero.
Alcuni studiosi sostengono, considerando la vicinanza della sede regia longobarda di Corteolona, che il monastero sia stato fondato dai longobardi, dopo la conversione al cristianesimo di Agilulfo e Teodolinda (primi anni del VII sec.). Altri, non ritrovandolo nell'elenco dei monasteri fondati dai longobardi di Paolo Diacono nell'VIII sec., collocano la fondazione nell'età di S.Benedetto (480-543 ca.) prima della conversione al cristianesimo del popolo longobardo.
Un "Inventario dei castelli, paesi e beni posseduti dal Monastero di S.Cristina nel X sec.", steso dal notaio Berardo de Castello, riporta i beni e le rendite dell'Abbazia; e che la regina Ansa, moglie dell'ultimo re longobardo Desiderio, alla morte del marito nel 768, donò al Monastero beni nel territorio di Menaggio e di Como.
Nel 768 il monastero risultava fiorente e presentava le caratteristiche di abbazia rurale (paludi da bonificare, terreni da coltivare, animali da allevare, anime da soccorrere) e si sviluppava con un vasto complesso di edifici nel rione attualmente chiamato "collegio". Attorno ad esso crebbe il primo nucleo del borgo di S. Cristina (che prese il nome dal cenobio stesso e si sviluppò in seguito alla sua fondazione.), che svolse una influente attività politica, religiosa e sociale in tutto il territorio limitrofo, dove gli abitanti potevano trovare vitto, alloggio, lavoro e assistenza religiosa. Il cenobio era organizzato secondo la regola di S.Benedetto, conciliava la vita religiosa e quella lavorativa e accoglieva i poveri e i pellegrini lungo la via Francigena.
A partire dal IX sec. il monastero divenne sempre più importante grazie anche a donazioni e privilegi concessi dai sovrani. L'Abate Pietro prima dell'814, anno di morte dell'Imperatore Carlo Magno, chiese al sovrano l'immunità del monastero dalla giurisdizione ordinaria (divieto per i funzionari dello stato di entrare nei territori soggetti a immunità e divieto di imporre tributi fiscali); lo stesso privilegio fu confermato nell'822 da Ludovico il Pio (figlio di Carlo Magno) e da Lotario con diploma emanato nell'838 nel regio palazzo di Ollona.
Ma l 'Abbazia di S.Cristina, cinta da mura difensive, fu importante soprattutto per l'ospitalità e l'aiuto prestato ai pellegrini di passaggio, che arrivavano da ogni parte d'Europa, in quanto questo borgo si trovava proprio sul percorso dei pellegrini diretti a Roma, come testimoniano alcuni documenti, come ad esempio quello dell'879 in cui Carlomanno re d'Italia asserisce che il monastero di S. Cristina "è sostegno per chi ha fame e ospizio sempre pronto per accogliere i pellegrini". L'abbazia per difendere le vaste proprietà feudali e la propria immunità si rivolse a Federico Barbarossa che concesse il diploma del 16 gennaio 1185 che confermò privilegi e aggiunse nuove terre.
Importante fu l'acquisizione della corte di Chignolo che diventò una delle più importanti di Lombardia. Le attenzioni imperiali verso Santa Cristina e i suoi terreni, preoccuparono i pontefici che legarono il cenobio all'influenza arcivescovile di Milano (Alessandro III nominò l'arcivescovo di Milano "commendatario" del monastero pavese per proteggerlo e vigilarlo).
Iniziò un'epoca difficile in cui ci si doveva destreggiare tra papa e imperatore per mantenere i privilegi.
Nel XV sec. iniziò la decadenza con la riduzione a commenda.
Nel 1513 i locali del soppresso monastero benedettino furono affidati a monaci vallombrosani, da Mons. Ottaviano Arcimboldi, sacerdote e notaio apostolico, la cui famiglia milanese aveva ereditato la commenda (senza che il papa avesse formalizzato il passaggio) e che tentò di restaurare il cenobio.

Uso attuale: intero bene: abitazione; commerciale

Uso storico: intero bene: difensivo; intero bene: monastero

Condizione giuridica: proprietà privata

Riferimenti bibliografici

Conti F./ Hybsch V./ Vincenti A., I castelli della Lombardia, Novara 1990, [vol. 1], pp. 163-163

Merlo M., Castelli, rocche, case-forti, torri della Provincia di Pavia, Pavia 1971

Zanaboni G., Punto nero nel turismo pavese: il castello..., in "La Provincia Pavese", Pavia 1959

Credits

Compilazione: Mascione, Maria (1999)

Descrizione e notizie storiche: Conti, Flavio; Manara, Roberta; Marino, Nadia

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