Chiesetta di S. Maria Maddalena

Lodi (LO)

Indirizzo: Via del Tempio, 3 - Lodi (LO)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: Precedente al più grande e barocco edificio, posto in posizione opposta.

Epoca di costruzione: 1162

Descrizione

Nel cuore di un antico insediamento abduano, poi incluso nel tratto nord delle mura di Lodi Nuova, spicca la chiesa di S. Maria Maddalena, innalzata dal 1720 con asse occidentato per offrire la facciata neobarocca a chiusura scenografica di via Maddalena. A destra del prospetto, dalla linea di colmo delle case parrocchiali di via del Tempio emerge il frontone absidale della precedente basilica romanica (la lanterna risale invece al 1686), in parte demolita per fare spazio al nuovo cantiere.
I saggi di scrostamento degli intonaci compiuti dall'architetto A. Degani (responsabile del ripristino "neoromanico" del duomo, 1958-1964) e l'analitico studio di G. Daccò (2003) consentono di restituire un'importante testimonianza del romanico in laterizio del sud lombardo, la cui vicenda costruttiva si svolge in parallelo a quelle del duomo e di S. Lorenzo.
Dello spazio interno romanico non resta che parte del blocco orientale. Eccetto le arcate mediane e pochi tasselli con tessitura a vista, il presbiterio absidato si mostra nell'allestimento seicentesco, con stucchi, dipinti, volta a crociera con lanterna. La navatella nord conserva due volte a crociera nervate su archi trasversali e contrafforti, in analogia con S. Lorenzo, e due monofore con arco a pieno centro, strombatura semplice e cornice per l'infisso. Due piante tracciate durante le visite pastorali (1640 e 1643) aiutano a restituire l'impianto triabsidato a tre navate di sei campate (lunghe 18 m più l'abside e larghe 3-5-3 m) scandite da arcate a doppia ghiera su cinque coppie di sostegni: cilindriche le tre più a ovest (il pilone già mediano sud con dipinti votivi), corrispondenti alla navata liturgica o dei laici, servita dagli accessi ovest e sud; cruciformi quelle in linea con un gradino (a tratteggio nella pianta del 1643) ed il verosimile tramezzo, ad indicare l'accesso al coro; polistili su basi lapidee circolari, già inglobate nel rialzo della quota pavimentale e visibili grazie a trincee, quelle ad introduzione dell'altare maggiore, servito dall'accesso nord.
Visibile è pure l'estremità meridionale dell'abside centrale, che evidenzia l'arco di un'ampia monofora, il giro degli archetti e la soprastante cornice aggettante su peducci. Archetti scalpellati ricorrono anche lungo il sottogronda del cleristorio nord, mentre il frontone absidale prevede un fregio a rombi e archetti a tutto sesto intrecciati, la cui impressione di posteriorità è smentita dall'esame dei singoli elementi, congrui con il resto della struttura.

Notizie storiche

Sin dalle origini la chiesa deve aver servito la "vicinia sancte Marie Magdalene" (attestata dal 1393), come suggerisce anche la presenza ab antiquo di un cimitero sul fianco sud, poi ampliato utilizzando il sagrato, e l'erezione a prepositura nel 1477. Per il 28 febbraio 1162 la cronaca di Ottone Morena ricorda l'incendio che "combussit quasi medietatem Valleselle et ecclesiam sancte Marie Magdalene et ecclesiam monasterii sancti Ioannis cum aliquis domibus ibi vicinis". Solo un'indagine archeologica potrebbe accertare se la chiesa coinvolta nell'incendio preesistesse a Lodi Nuova e avesse riportato tali danni da dover essere ricostruita a fundamenta, oppure se si trattasse del primo nucleo dell'edificio attuale solo lambito dalle fiamme (è noto il catastrofismo delle fonti), poiché l'elevato non mostra indizi di preesistenze.
La navata centrale era coperta dalla travatura lignea, sia perché eventuali volte avrebbero richiesto contrafforti sporgenti dalle navatelle, come in S. Lorenzo, sia perché nel 1652 Defendente Lodi afferma che Paolo Dunieri, preposito dal 1588 al 1613, "ristorò la chiesa, coprendola con volti de' matoni dalla porta alla tribuna, che prima vedeasi sotto al semplice tetto".
L'ambiente sopra le campate sud consente l'osservazione ravvicinata del cleristorio, intersecato ortogonalmente dal perimetrale ovest di una torre campanaria, elevata in un momento che Daccò colloca tra 1616 e 1633 interpretando indizi documentari; tuttavia potrebbe trattarsi di un'aggiunta precedente, sia per l'insistere sulla penultima campata sud, come in S. Lorenzo e in altre chiese medievali, sia per l'utilizzo di mattoni similissimi a quelli di prima fase. Il cleristorio mostra due monofore analoghe a quelle della navatella nord, il sottogronda ad archetti pensili con peducci scolpiti e lunette bianche (incise con figurine di difficile datazione), i fori (tamponati) delle travi dello spiovente della navatella.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Credits

Compilazione: Soluri, P. (1999)

Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013)

Descrizione e notizie storiche: Scirea, Fabio

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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