Chiesa dei SS. Nazaro e Celso - complesso

Bellano (LC)

Indirizzo: Piazza di S. Giorgio (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Bellano (LC)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: La chiesa è situata all'entrata dell'orrido di Bellano, proprio accanto alla Casa del diavolo. E' costruita a ridosso di quel luogo quasi a protezione di un ambiente strano e oscuro, dove il torrente Pioverna si tuffa nel lago. L' impianto di matrice romanica è ancora chiaramente leggibile nella pianta a tre navate absidate e nelle monofore otturate della porzione superiore della navata centrale, visibili all'esterno della chiesa. La ricostruzione trecentesca ingentilisce la struttura dotandola di una splendida facciata a tre campi che presenta decorazioni marmoree a fasce bianche e nere, tre portali ogivali modanati e decorati con semicapitelli scolpiti e un rosone a più ghiere in terracotta invetriata. Altro elemento di spicco della facciata è il bel tabernacolo gotico con la Statua di S. Ambrogio di gusto campionese. Per le sue caratteristiche, la facciata è stata posta in relazione con la distrutta facciata di S. Maria di Brera a Milano

Epoca di costruzione: metà sec. XIV - fine sec. XV

Autori: Giovanni di Ugo da Campione, rifacimento; Antonio di Giacomo da Pellio Intelvi, rifacimento; Comolo di Goffredo da Osteno, rifacimento

Comprende

Descrizione

L' ipotesi (del restauro e non della ricostruzione dopo l'inondazione) si basa su una rilettura della superficie muraria che permetterebbe di riconoscere tuttora le diverse fasi edilizie precedenti l'intervento trecentesco. Si evidenzia la disomogeneità tra le navate, sia nei materiali che nella tecnica edilizia utilizzata. Infatti mentre quella meridionale (costruita dalle maestranze campionesi, come attestato in specifico dal pagamento) è caratterizzata da conci ben squadrati e disposti con regolarità, l'altra, a nord, è meno curata. Anche le finestre palesano delle diversità in quanto quelle a sud, perfettamente inserite nella muratura, hanno una cornice formata da conci trapezoidali e sono arricchite da una decorazione trilobata, mentre le corrispettive sono più strette ed eseguite sfondando la muratura. Nella navata centrale, oltre alle odierne aperture di forma quadrata, si scorgono chiaramente le tracce di precedenti finestrelle a tutto sesto, che non sono minimamente in asse con la scansione delle campate creata dalle lesene. Va aggiunta anche una sorta di "slegatura" progettuale costituita da un numero maggiore di archetti pensili sul settore di destra della facciata rispetto al settore di sinistra. Tale artificio è dovuto al progressivo allargarsi della navata destra che, se al termine della quarta campata ha le stesse dimensioni della speculare, poi va via via ampliandosi.
Questi elementi quindi suggerirebbero una datazione antecedente della navata nord e di quella centrale che, essendo state risparmiate dall'inondazione del torrente, avrebbero mantenuto le originarie caratteristiche romaniche, non più riconoscibili nell'altra navata e nella facciata. Questa a salienti presenta il settore centrale decorato con fasce bianche e nere e lungo il sottotetto una fascia ad archetti pensili che prosegue nelle navate laterali. L'alternanza cromatica caratterizza anche la cornice dei portali ogivali e gli oculi aperti nelle rispettive navate. Sull'estradosso dell'arco del portale centrale, arricchito da slanciate colonnine e modanatura torica, è ancora leggibile un affresco con una singolare raffigurazione della Trinità, l'Annunciazione e Profeti. L'affresco che si trovava nella lunetta, con la Madonna col Bambino e i santi Nazaro e Celso fu collocato all'interno nel 1960. La lettura dell'opera, frutto di una mescolanza di gusto tardogotico e anticipazioni umanistiche, unita alla decifrazione di una iscrizione con la data 1474, suggerirebbe di riconoscere l'autore in Lorenzo Malacrida o nel parente Lando. La decorazione del portale culmina nella serraglia su cui è scolpita una croce gigliata e, all'interno di una cornice lobata, l'agnello con il vessillo crociato. Anche i portali laterali hanno chiavi figurate: a sinistra una mano benedicente, a destra una croce con i bracci trilobati. Sulla facciata furono posteriormente inserite altre formelle decorate raffiguranti un piccolo arbusto (stemma della famiglia Brocchi); lo stemma visconteo affiancato dalle lettere J e O che identificherebbe l'arcivescovo Giovanni Visconti; una torre merlata campeggiante su una corona d'alloro, con ai lati le lettere A N, di non chiara identificazione. L'apparato decorativo è completato dalla ghiera in terracotta invetriata con motivi floreali alternati a fasce cordonate dell'oculo centrale e dalla bella edicola marmorea cuspidata con pinnacoli e gattoni sulla cornice. In essa è inserita la statua di Sant'Ambrogio benedicente, con sullo sfondo due angioletti che reggono un drappo su cui poggia lo staffile. Stilisticamente la facciata, avvicinabile a quella di S. Maria di Brera a Milano, e in ambito locale alla S. Maria a Martinico di Dongo e al chiostro di Piona, può essere ascritta al maestro campionese.

Notizie storiche

La storiografia ottocentesca sempre ripresa dalla critica successiva ha ritenuto che della chiesa originaria, già citata nel XIII secolo, non rimanesse alcuna traccia in quanto distrutta nel 1341 da un'inondazione del torrente Pioverna, e che l'edificio attuale fosse frutto della ricostruzione voluta da Giovanni Visconti ed eseguita negli anni immediatamente successivi al disastro (1348), da maestro Giovanni di Ugo da Campione, maestro Antonio di Giacomo da Pellio Intelvi e maestro Comolo di Goffredo da Osteno. Recentemente invece è stata messa in discussione questa interpretazione, sostenendo che la collocazione non venne mutata e che l'edificio fu solo danneggiato ma non completamente distrutto (Zastrow 1983).
L'interno a tre navate ha subito diversi rimaneggiamenti, soprattutto in seguito ai decreti successivi alle visite pastorali di san Carlo, cui si deve l'edificazione della sacrestia e del campanile (1567). Originariamente a capriate, oggi si presenta con volte a crociera (dalle chiavi in pietra scolpite) affrescate nel 1530, con grottesche e soggetti tratti dall'Antico Testamento (ampiamente rimaneggiati dai restauri eseguiti nel 1907). Nel XVI secolo vennero effettuati i primi interventi sull'abside maggiore che culminarono nel XVIII secolo con l'allungamento attuale. Sulla parete sinistra del presbiterio è collocato un tabernacolo marmoreo a muro da riferire alla metà del XV secolo, con la Pietà con i simboli del martirio, lo Spirito Santo e gli Angeli Adoranti. Su entrambe le navate, all'altezza della quarta campata, sono poste due mensole marmoree con decorazione floreale che fungono da sostegno per le acquasantiere. Cronologicamente si riferiscono al XIV secolo, in analogia con una chiave di volta erratica raffigurante l'Agnello mistico con croce e vessillo, ora collocata all'esterno della chiesa su un muro a nord-est.
Nella navata di sinistra, scoperti durante i restauri di inizio Novecento, si intravedono i resti di un affresco raffigurante un giovane con corto gonnellino rosso, calzamaglia e calzari a punta. Nonostante il precario stato di conservazione è pregevole la resa del dolce profilo e dell'incarnato, elementi che complessivamente potrebbero condurre ad una datazione attorno alla metà del XV secolo.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Accessibilità: Per informazioni tel .341.821216
Come arrivare:
Da Milano prendere Viale Fulvio Testi fino a imboccare la Nuova Vallassina SS36. Prendere poi l'uscita verso Dervio/Varenna/ Perledo/ Bellano/ Valsassina

Fonti e Documenti

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Sacchi, R. (2001)

Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2009); Marino, Nadia (2016)

Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta

Fotografie: Piefermi, Antonio

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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