Palazzo Via Albricci 8

Milano (MI)

Indirizzo: Via Albricci, 8 (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: Edificio riconducibile allo schema a L, su griglia di pilastri in calcestruzzo armato e muri di tamponamento in laterizio; solaio in latero cemento; copertura piana.

Epoca di costruzione: 1939 - 1943

Autori: Asnago, Mario, progetto; Vender, Claudio, progetto

Descrizione

L'edificio di via Albricci 8 occupa un lotto irregolare all'interno del comparto che faceva capo alla proprietà Zanoletti, corrispondente a poco meno della metà dell'isolato delimitato dalle vie Paolo da Cannobio e Albricci, dalla piazza Velasca e dal corso di Porta Romana.
Lungo la facciata su strada sono distribuiti gli ambienti principali, mentre gli spazi secondari sono collocati sul retro, verso i cortili. L'abitazione del portiere è collocata in una "manica" lunga e stretta al limitare del lotto.
L'edificio si eleva su sette piani fuori terra (il primo, nobile, ripete la doppia altezza del piano terra), ai quali si aggiungono due livelli sotterranei. La copertura dello stabile, originariamente risolta con un piano a terrazza, in parte lastricata ed in parte tenuta a prato, è oggi sopralzata con un volume concluso da un tetto a falda.
La facciata è caratterizzata da grandi specchiature poste a filo del rivestimento marmoreo basamentale che, dal piano terra, arriva al terzo livello. Al di sopra di questo, i piani più alti presentano una tessitura di mattonelle ceramiche di colore marroncino e sono caratterizzati dall'arretramento dei serramenti; ad un parapetto in rete metallica il compito di unificare il piano di facciata.
Una ulteriore variante nella composizione si coglie all'ultimo piano, dove la maggiore altezza delle aperture riduce la sottostante fascia di muratura piena, portata sino al limite della soletta. Ma è soprattutto con il marcato arretramento dei serramenti che si definisce lo spazio della parte sommitale dell'edificio, originando piccole logge.
Come nell'edificio realizzato dagli stessi architetti in via Euripide, a questa modifica compositiva corrisponde una diversa soluzione per la schermatura dei locali dalla luce solare, ottenuta in questo caso con scuri in legno ad incasso nella muratura, in luogo delle tapparelle avvolgibili installate ai piani inferiori.
A piano terra, tra le vetrine aperte sui negozi è l'ingresso centrale allo stabile. Attraverso un ampio androne si accede alle scale comuni e agli ascensori; sul lato destro, una grande vetrata delimita la portineria e separa la zona un tempo riservata agli uffici Zanoletti, estesi sui primi quattro piani.
Lo scalone interno, alterato nel tempo, è ancora oggi uno degli elementi costitutivi di maggior interesse. La struttura si eleva libera per quattro piani, illuminata a terra da una vetrata, posta sul retro, ed in alto da una parete in vetrocemento. I parapetti delle prime due rampe sono in vetro, accuratamente intelaiato da profili di alluminio, mentre ai livelli superiori è adottata la soluzione in muratura con rivestimento in marmo.
Un disegno del corpo scala rivela il dettaglio dei parapetti ai livelli superiori, asimmetrici nella duplice soluzione, cara agli architetti, in muratura verso l'esterno ed in vetro verso l'interno.

Notizie storiche

I primi disegni dell'edificio di via Albricci 8 sono datati 1939; risale a quell'anno la commessa affidata dal commendator Ferdinando Zanoletti agli architetti Asnago e Vender per la progettazione dell'opera, la cui costruzione sarà avviata tra quell'anno e il successivo.
Secondo un documento del luglio 1942, l'opera a due anni dall'inizio dei lavori non risulta ancora completata e, a quella data, neanche risulta realizzata la strada pubblica sulla quale affaccia lo stabile.
Una planimetria dell'intero isolato, priva di data ma parte integrante del progetto del 1939, descrive il tracciato stradale esistente con una linea tratteggiata, mentre a linea continua è rappresentata la previsione del piano regolatore; il disegno riporta la sagoma rettangolare dell'edificio, compreso il corpo scale aggettante verso il retro.
L'impianto dell'isolato a blocco chiuso, prescritto dallo strumento urbanistico, sarà rispettato nella progettazione definitiva.
L'edificio, dai tempi della sua realizzazione sempre occupato da uffici, rivela nella prima stesura del progetto la parziale destinazione a residenza, con due grandi appartamenti per piano ai tre livelli più alti.
Una elaborazione del prospetto principale presenta l'inserimento di esili balconi con parapetti metallici, secondo una soluzione adottata anche nella casa di Col Moschin, dal terzo al sesto piano; di fatto mai realizzati, gli stessi compaiono in una ulteriore fase di studio del progetto, aggettanti dal quarto piano.
Gli articoli a stampa del tempo e i numerosi contributi critici al progetto, raccolti nel corso degli anni, testimoniano dell'attenzione riservata all'edificio, il cui progetto sin dall'origine è stato condizionato dalla ricerca compositiva della facciata su via Albricci.
L'opera realizzata ha rappresentato un modello interpretativo del linguaggio architettonico di Asnago e Vender. Così Gentili Tedeschi ne ricorda la mole isolata, quasi fosse una inaspettata apparizione sull'asse della galleria Vittorio Emanuele, prima della costruzione della torre di piazza Diaz e Ignazio Gardella sottolinea come di questo edificio avesse in più occasioni parlato con Albini e Belgioioso, evidenziando l'approfondito studio della facciata, con la esaltazione ritmica delle linee e degli sfalsamenti dei piani.

Uso attuale: intero bene: uffici

Uso storico: intero bene: abitazione/ uffici

Condizione giuridica: proprietà privata

Riferimenti bibliografici

Bottoni P., Antologia di edifici moderni in Milano, Milano 1954, pp. 62-63, 243, 250

Grandi M./ Pracchi A., Milano. Guida all'architettura moderna, Architettura, città e regime, Bologna 1980, pp. 178, 187, 216

Boriani M./ Morandi C./ Rossari A., Milano contemporanea. Itinerari di architettura e urbanistica, Milano 1986, p. 203

Consalez L./ Peirone S., Asnago e Vender. L'isolato di via Albricci a Milano, Firenze 1994, pp. 11-12, 16-30

Irace F., Milano Moderna. Architettura e città nell'epoca della ricostruzione, Moretti a Milano, Milano 1996, pp. 119-121

Cadeo F./ Lattuada M./ Zucchi C., Asnago e Vender. L'astrazione quotidiana, architetture e progetti 1925-1970, Milano 1999, pp. 102-107

Fonti e Documenti

Archivio Asnago-Vender, AV89, Edificio per abitazioni e uffici via Albricci 8, Milano 1939

Archivio Settore Ediliza Privata del Comune di Milano

Archivio famiglia Zanoletti

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Garnerone, Daniele (2005)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele

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