Novocomum
Como (CO)
Indirizzo: Via Giuseppe Sinigaglia, 1 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Como (CO)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: edificio in linea
Configurazione strutturale: Edificio di forma a C con addizioni centrali, a scheletro con pilastri e travi in cemento armato, murature in laterizio e solai in latero-cemento; copertura piana a terrazza.
Epoca di costruzione: 1927 - 1929
Autori: Terragni, Giuseppe, progetto
Descrizione
L'isolato del Novocomun ha la forma di un trapezio rettangolo, assai allungato e disposto parallelamente al lago. E' diviso in due lotti allungati, il primo con l'affaccio principale su viale Fratelli Rosselli (è occupato dall'edificio progettato dall'architetto Caranchini), il secondo con affaccio principale su viale Sinigaglia, occupato dal Novocomun, entrambi con pianta a C; al Novocomun sono aggiunte verso la corte due appendici di pari altezza, così da aumentare la cubatura.
Nella progettazione, Terragni si riferisce continuamente all'adiacente edificio di Caranchini, proponendo le stesse quote di piano, la medesima altezza di cinque piani fuori terra. La copertura a terrazza del Novocomun superava in origine il tetto a falda dell'edificio adiacente, poi sopralzato di due piani.
L'impianto complessivo è relativamente semplice, a pettine, determinato dall'accostamento di corpi minori a quello maggiore, allungato sulla via Sinigaglia, sul quale si apre l'ingresso principale, con una gradinata che sale al piano rialzato e all'atrio, con la portineria posta di lato. La soluzione cui il progettista giunge è quella tradizionale delle case da pigione dell'Ottocento e di inizio secolo, con le scale di distribuzione ai piani poste agli angoli dell'edificio e nell'impiego di cavedi e pozzi di luce per aerare locali ed ambienti di servizio.
La caratteristica assurta a simbolo dell'edificio si trova negli angoli, svuotati e risolti con un volume cilindrico al piano rialzato, al terzo e quarto piano. Mentre il secondo ne mantiene integra la massima dimensione contenuta in un andamento curvilineo, l'ultimo livello, il quinto, è decisamente marcato da un angolo ortogonale, che sovrasta il vuoto dell'emicilindro arretrato al piano inferiore, ma che sovrasta l'intera massa angolare dell'edificio, quasi matrice esclusiva dell'intera composizione.
Gli appartamenti del palazzo sono otto per piano, con tradizionale impianto a corridoio e locali allineati sui due lati. Il carattere altamente intensivo del Novocomun, nato come casa d'affitto, e la complessità volumetrica si riflettono anche nella tipologia degli alloggi, diversi anche negli affacci, due dei quali limitati al solo spazio della corte.
Il colore ha avuto un ruolo di primo piano nell'architettura dell'edificio, con le prime fotografie in bianco e nero che restituiscono l'idea della soluzione, unica e pura, del tutto bianco. Anche il restauro messo in opera da Luigi Zuccoli nel dopoguerra ha contribuito a rimuovere l'originaria immagine dell'edificio, intensamente colorato in una continua sottolinatura dei vuoti e dei pieni, delle ombre e della luce, dei diversi materiali e delle diverse partiture dell'edificio, in un continuo alternarsi tra i toni noisette, giallo ed arancione.
Una tavolozza cromatica ripresa poi nel più recente restauro delle facciate.
Notizie storiche
Fin dal primo momento, il Novocomun assurse a simbolo della moderna abitazione e dell'architettura razionale.
L'edificio fu commissionato nel 1927 a Giuseppe Terragni da Elio Peduzzi, amministratore delegato della società immobiliare Novocomun di Olgiate Comasco.
Il progetto fu attuato tenendo in gran considerazione la situazione urbana, con particolare riferimento al rapporto con il lago. Infatti, l'edificio costituiva una parte di una operazione immobiliare più ampia, volta a sistemare e valorizzare la zona del delta del fiume Cosia, storicamente inedificata per lo stato paludoso dovuto ai frequenti straripamenti del corso d'acqua e alle esondazioni del lago.
Questo settore della città vide progressivamente aumentare gli interventi, con una serie di opere finalizzate a dotare la città di attrezzature diversificate: tecnologiche e industriali, come lo scalo ferroviario e i cantieri della Società lariana di navigazione, e legate allo svago e alla cultura, come i giardini pubblici, i bagni, il tempio voltiano (di Federico Frigerio, 1927), o il Monumento ai caduti dello stesso Terragni, 1931-33.
Una città che si manifestava con l'immagine nuova del fronte a lago, anche attraverso la chiusura dell'antico porto e l'apertura della nuova piazza Cavour.
A partire dal 1925, dunque, la zona attorno al delta del Cosia si trasforma sulla base di uno schema preciso che prevede una serie di strutture legate alle attività nautiche e sportive in diretto rapporto con il lago e una fascia retrostante destinata alla residenza, con palazzi distribuiti in ordinata serie prospiciente il bacino lacustre.
Il Novocomun ha un posto di assoluta rilevanza nel piano complessivo. Non è vicinissimo al lago ma ad esso si pone in diretto rapporto. La sua architettura lo richiama: gli angoli dell'edificio, sfondati a cilindro su più piani, sono un esplicito riferimento alla vista e alla contemplazione dell'intorno, sino allo spazio dilatato dell'acqua.
Confrontandosi con luoghi e spazi "unici", dotati di grande autonomia, il Novocomun non si sottrae alla necessità di essere modellato con forme riconoscibili e fortemente unitarie.
Nella storia raccontata dell'edificio prevalgono l'immagine della casa moderna, della "macchina per abitare". Il palazzo è considerato come il primo importante esempio di architettura razionalista in Italia, dal quale deriverà un nuovo modo di considerare la casa ed il modo di viverla, di vivere la città. Sarà la casa di domani.
Uso attuale: intero bene: abitazione
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà privata
Riferimenti bibliografici
Zevi B., Giuseppe Terragni, Bologna 1980, pp. 7, 10,11, 13, 16, 24-35, 199, 203
Cavadini L., Il Razionalismo Lariano. Como, 1926-1944, Milano 1989, pp. 5, 8, 11, 15, 24-29, 120,121
Ciucci G., Giuseppe Terragni 1904-1943, Milano 1996, pp. 315-321
Zevi B., Storia e controstoria dell'architettura in Italia, Roma 1997, pp. 534-537
Roda M., Il restauro delle facciate del Novocomum, 2002
Damia G., Giuseppe Terragni. Oltre il razionalismo, Como 2003
Cavadini L., Architettura razionalista nel territorio comasco, Como 2004, pp. 6, 11, 14, 42-49, 114, 116
Fonti e Documenti
Archivio Giuseppe Terragni, Novocomun, Disegni originali, n. 6
Archivio Giuseppe Terragni, Novocomum, modello originale
Archivio Giuseppe Terragni, Novocomun, Corrispondenza
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Catalano, Michela (2005); Garnerone, Daniele (2005)
Aggiornamento: Galli, Maria (2010); Margutti, Stefano (2014)
Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele
Fotografie: Garnerone, Daniele; Margutti, Stefano; Mussi, Lorenzo
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/3m080-00038/
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