Camera del Lavoro

Milano (MI)

Indirizzo: Corso di Porta Vittoria, 43 (Nel centro abitato, in posizione dominante) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: Edificio con pianta ad U a struttura mista di mattoni per le pareti perimetrali ed i divisori interni e cemento armato per le travi ed i solai, con copertura piana a terrazza.

Epoca di costruzione: 1930 - 1933

Autori: Bordoni, Angelo, progetto; Caneva, Luigi Maria, progetto; Carminati, Antonio, progetto / direzione lavori

Descrizione

Il Palazzo dei Sindacati, ora Camera del Lavoro, occupa un'area quadrangolare di circa 200 mq. lungo il corso di Porta Vittoria, vicino al Palazzo di Giustizia, e delimitata dalla via Dandolo e dalla via Savarè. L'edificio ha pianta ad U, aperta verso corso di Porta Vittoria sul quale si affaccia con due testate a quattro piani. Alla piazza centrale così determinata, in posizione elevata di circa un metro rispetto al corso, fa da fondale il corpo centrale dell'edificio, su cinque piani, nel quale si apre l'ingresso principale. Una duplice scalea in pietra costituisce uno degli elementi peculiari del prospetto sulla piazzetta.
L'edificio si presenta con un rivestimento unitario di mattoni su tutte le facciate, percorse al piede da una zoccolatura in granito verde della Val Camonica e arricchite centralmente da paramenti in pietra calcarea nei quali si leggono motivi novecenteschi di semicolonne, fasce, strombature e tondi.
Le testate sul corso conservano tracce degli originari fasci littori, mentre sono prive dei gruppi scultorei che ne caratterizzavano il coronamento superiore, raffiguranti la Marcia su Roma e la Carta del Lavoro.
Il palazzo possiede numerosi ingressi, oggi solo in parte utilizzati in seguito alla riorganizzazione degli spazi e delle funzioni mentre originariamente servivano la molteplicità di uffici e di organizzazioni presenti.
Due scaloni uguali e simmetricamente contrapposti lungo l'asse mediano del corpo centrale si dipartono dall'atrio centrale e servono i quattro piani dell'edificio. Attraverso corridoi che si allungano nelle due ali del palazzo sono disimpegnati gli uffici.
Il palazzo possiede un vasto salone al piano interrato, predisposto per accogliere sino a 1000 persone, corrispondente alla piazzetta centrale, destinato sin all'origine alle riunioni plenarie, oggi attrezzato con impianti e tecnologie d'avanguardia per ospitare il salone delle conferenze.
Non trascurabile il ruolo del salone sull'impianto complessivo dal punto di vista progettuale e costruttivo, sia per l'ampiezza dello spazio e la quantità dei carichi gravanti a soffitto, sia per la quota del piano, collocata circa due metri sotto il livello della falda freatica, con conseguente obbligo non solo di un accurato isolamento ma anche di una armatura in ferro commisurata a contrastare le spinte dell'acqua verso la superficie. Di rilievo in questo ambiente le strutture portanti alte sette metri, distribuite a perimetro in gruppi di quattro pilastri inclinati che si aprono a ventaglio verso l'alto, su cui appoggia la travatura a celle quadrangolari del solaio.
Nel salone, ristrutturato negli anni Ottanta, rimangono come testimonianza dell'originario impianto alcune porzioni della gradinata di accesso, a rampe curvilinee in mattoni pressati.

Notizie storiche

La progressiva importanza acquisita dal movimento sindacale nei primi decenni del secolo scorso aveva posto il problema di trovare una sede rappresentativa per i lavoratori milanesi dell'industria, nella quale organizzare un complesso diversificato di servizi in spazi adeguati per riunioni, assemblee, segreterie, uffici legali e di collocamento, casse mutue.
Scorporato il Sindacato dei Trasporti e dell'Agricoltura, divenuto autonomo, l'Unione di Milano dei Sindacati Fascisti dell'Industria bandisce nel 1928 un concorso (nello stesso anno si tiene il concorso per il nuovo Palazzo di Giustizia, su un'area vicina) per la nuova sede che doveva esprimere, anche attraverso l'architettura, "la forza e la potenza che rinserrava in sé".
Al concorso partecipa, fra gli altri, il gruppo formato da Angelo Bordoni, Luigi Maria Caneva e Antonio Carminati che elabora un progetto pienamente allineato al programma esposto nel bando di concorso, con un'architettura solenne e semplice ad un tempo, austera ed ordinata, al quale è riconosciuto il primo premio.
Avuta l'approvazione del Capo del Governo e dell'organizzazione sindacale interessata, i progettisti lavorano alla soluzione definitiva, apportando alcune modifiche alla versione premiata, per far fronte a nuove impreviste contingenze che conducono ad una nuova sistemazione planimetrica ed organizzativa del palazzo. La nuova soluzione planimetrica ad U, con la fronte principale arretrata e due ali avanzate verso il corso di Porta Vittoria, restituisce una immagine di grande monumentalità e consona alla funzione rappresentativa del palazzo, ma è giudicata da Ferdinando Reggiori di minore interesse architettonico rispetto a quella corrispondente alla prima soluzione, presentata ufficialmente al concorso e risultata vincente, "più sincera, più ambientata, né sonora, né eroica".
Il progetto è presentato all'approvazione del podestà nell'aprile 1930 per il nulla osta alla costruzione, avviata entro la fine dell'anno dall'Impresa Carlo Rusconi e portata a compimento nel 1933.
All'indomani della seconda guerra mondiale l'edificio è stato interessato da un significativo intervento edilizio, attraverso il quale sono state rimosse le consistenti testimonianze celebrative del periodo fascista; sono stati allo scopo asportati i gruppi scultorei al vertice delle due testate sul corso, così come i fasci littori. Ma l'intervento più evidente ha riguardato il corpo centrale dove, accanto alla sopraelavazione di un piano, si è proceduto alla radicale modifica della torre che ha perso l'articolato sviluppo di arcate e quinte architettoniche sul terrazzo per un meno appariscente volume.
A partire dagli anni Ottanta, acquisita legalmente la proprietà del palazzo, l'organizzazione sindacale CGIL avvia un ampio programma di adeguamento tecnologico e funzionale che coinvolge la quasi totalità degli spazi interni.

Uso attuale: intero bene: uffici

Uso storico: intero bene: uffici

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico non territoriale

Riferimenti bibliografici

Rassegna di Architettura. Rivista mensile di architettura e decorazione, Milano 1930, n. 8 pp. 309-310

Reggiori F., Architettura e Arti Decorative. Rivista d'arte e di storia. Organo del sindacato nazionale architetti, Concorso per la casa dei sindacati dell'industria, Milano 1930, pp. 22-31

Rassegna di Architettura. Rivista mensile di architettura e decorazione, Il Concorso per la Casa dei Sindacati Fascisti dell'Industria, Milano 1930, n. 5 pp. 96-104

Milano, La nuova sede dei sindacati fascisti dell'industria, 1932, pp. 463 ss

Paniconi M., Architettura. Rivista del Sindacato nazionale fascista architetti, Il nuovo palazzo dei Sindacati dell'Industria a Milano, Milano 1933, fasc. I pp. 36-42

Rassegna di Architettura. Rivista mensile di architettura e decorazione, La casa dei sindacati fascisti dell'industria in Milano, Milano 1933, n. 1 pp. 6-13

Pica A., Architettura moderna in Italia, Milano 1941, p. 24

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Grandi M./ Pracchi A., Milano. Guida all'architettura moderna, Architettura, città e regime, Bologna 1980, pp. 207, 224 fig. 276

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Mioni A./ Negri A./ Zaninelli S., Il sogno del moderno. Architettura e produzione a Milano tra le due guerre, Casa dei Sindacati, Firenze 1994, pp. 129-131

Gramigna G./ Mazza S., Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano 2001, pp. 130-131

Fonti e Documenti

Archivio Civico Milano, Edilizia privata, atti n° 181927/1933

Percorsi tematici:

Collegamenti

Credits

Compilazione: Garnerone, Daniele (2006)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele

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