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Canonica di S. Ambrogio

Milano (MI)

Indirizzo: Piazza Sant'Ambrogio - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: canonica

Configurazione strutturale: Complesso organizzato a sinistra della basilica con proprio campanile romanico. Articolati intorno al portico bramantesco si trovano edifici, chiesa di S. Sigismondo e Oratorio della Passione.

Epoca di costruzione: prima metà sec. XII - fine sec. XV

Autori: Solari, Guiniforte, costruzione: Oratorio della Passione; Bramante, Donato, ampliamento; Muzio, Giovanni, costruzione: monumento ai caduti del '15-18

Descrizione

Oltre agli edifici a lato di S. Ambrogio e al campanile detto dei canonici,a sinistra della facciata, anche la basilica aveva zone sotto la protezione dei canonici o dei monaci.
Ad esempio, per quanto riguarda gli altari, i documenti ricordano, oltre all'altare maggiore e a quello esterno di San Pantaleone, altri tre altari, dedicati a sant'Andrea, santa Giustina (di Nicomedia) e santa Marcellina (nel XV secolo detto "in scurolo", cioè in cripta), ciascuno ricoperto dai canonici nella festività del santo titolare e tutti insieme il primo giorno delle litanie. Poco si sa anche della suppellettile ecclesiastica. Nel 1016 il marchese Manfredo donò alla basilica una certa quantità d'oro per realizzare una croce processionale (Arnolfo, Hist. Med.).
A causa dei bombardamenti del 1943 che lesionarono gravemente la canonica bramantesca, è emerso, sul lato nord, un piccolo edificio autonomo, databile tra tarda antichità e alto Medioevo, una cappella con pavimento a commesso di piastrelle bianche e nere non altrimenti menzionata dalle fonti.

Notizie storiche

Un momento decisivo per l'intero complesso, è segnato, tra X e XI secolo, dall'introduzione in Sant'Ambrogio della vita comune del clero. Nel 1029 è menzionata per la prima volta la "canonica" con i dodici canonici che la componevano. Essi avevano l'obbligo della comune amministrazione dei beni ecclesiastici, oltre all'impegno quotidiano nella cura d'anime e nelle funzioni liturgiche. Le abitazioni canonicali, situate nell'area a nord-est della basilica, disponevano di un solarium e di un chiostro nel quale era una campanella il cui suono regolava la vita comune. Tra canonica e basilica, almeno dalla metà del XII secolo, era un passaggio coperto di collegamento (lobia) che correva lungo il fianco sinistro, dove si trovavano un altare dedicato a san Pantaleone e i sepolcri degli arcivescovi. Su di questo si innestava un ulteriore porticato che conduceva alla chiesetta di Santa Maria Greca (o Fava Greca), danneggiata durante l'assedio del Barbarossa e restaurata subito dopo. Non distante da questa era un edificio, definito nei documenti palatium, di pertinenza imperiale, inutilmente richiesto da entrambe le comunità (agli inizi del XII secolo era però già in rovina), e di cui sfugge l'origine. Se per lungo tempo le due comunità mantennero rapporti di buon vicinato, la situazione mutò radicalmente alla fine dell'XI secolo, in un momento delicato di tensioni religiose e politiche. Motivo scatenante fu la ripartizione delle offerte dei fedeli all'altare della basilica, parte delle quali veniva ceduta per antica consuetudine ai monaci. Quando i canonici le rivendicarono per intero, la questione fu portata davanti all'arcivescovo sino a raggiungere il papa Urbano II, che decise a favore della canonica. Nel 1144 l'arcivescovo tentò una mediazione che, riconoscendo ai canonici la responsabilità esclusiva sulle offerte, ne concedeva ai monaci la metà. Le lotte della città contro l'imperatore assorbirono tutte le energie (dal 1157 l'area della basilica, già extramurana, attorno alla quale si era sviluppato un borgo, era stata difesa da un terrapieno e da un fossato nel timore di un assedio), ma la contesa si riaccese, estremamente violenta, negli anni finali del medesimo secolo. Alla base questa volta c'era il tentativo dei due collegi di imporre la propria autorità l'uno sull'altro, fondandosi su una presunta maggiore antichità. E l'emulazione toccò anche la cultura, con la creazione di una bibioteca.
Nel 1128, per dirimere la controversia tra canonici e monaci di S. Ambrogio circa l'uso del campanile, il vescovo Anselmo V Posterla, fa valere la sua prerogativa di detentore dell'uso delle campane in città, facendo dono di un nuovo campanile ai canonici (quello oggi visibile sulla sinistra della facciata). Queste controversie, in realtà ricorreranno spesso nell'arco del secolo XII, divenendo simbolici atti di forza tra poteri civici, vedendo schierate le autorità cittadine a favore dei monaci e quelle ecclesiastiche a favore dei canonici.
Nel luglio 1339, l'arcivescovo Aicardo d'Intimiano, rientrato in Milano, dopo lungo esilio, fissa qui la sua nuova residenza.
L'ampliamento fu voluto da Ludovico il Moro e dal fratello Ascanio (anche se quest'ultimo impiega più mezzi per il monastero) e ideato, anche se non del tutto realizzato tra il 1492-99 dal Bramante. Qui realizzò i più bei capitelli corinzi del Rinascimento lombardo, imitati per decenni nell'edificazione dei portici dei cortili dei più bei palazzi milanesi, oltre alle gigantesche paraste su piedistallo e alle originali colonne naturalistiche, a forma di tronchi con nodi e rami tagliati. Nello stesso portico, vengono poi aperte le cappelle realizzate negli stessi anni. Tale area viene terminata nel 1513.
Dal 1883 si discuteva dell'opportunità di isolare la basilica dal tessuto di casupole canonicali che si era affastellato sul lato nord, a ridosso del cortile bramantesco: solo nel 1892 hanno inizio i lavori, conclusi nel 1926 per fare largo al Monumento ai Caduti del '15-18.

Uso attuale: area a nord: monumento commemorativo; corpo principale: abitazione/ servizi; oratorio: spazio mostre; S. Sigismondo: chiesa

Uso storico: intero bene: canonica

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)

Descrizione e notizie storiche: Cassanelli, Roberto

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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