Chiesa di S. Antonio Abate

Milano (MI)

Indirizzo: Via S. Antonio - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: L'interno è a croce latina con profondo presbiterio. Si aprono tre cappelle per lato. La prima a destra con un breve corridoio porta alla cappella dell'Immacolata con pianta a croce greca

Epoca di costruzione: metà sec. XV

Autori: Campazzo, Dionigi, rifacimento; Tazzini, Giacomo, completamento facciata

Descrizione

L'edificio, semplice e severo, a navata unica voltata a botte con cappelle laterali poco profonde, un breve transetto e un ampio coro quadrangolare pure voltato a botte, rientra in una tipologia consueta nella seconda metà del XVI secolo fra le chiese di nuova costruzione o rimodellate per rispondere alle esigenze pastorali e liturgiche post-tridentine. In contrasto con l'evidenza documentaria, la tradizione, attestata a partire dalla guidistica sei-settecentesca, attribuisce la ricostruzione a Francesco Maria Richino, forse responsabile di interventi all'interno del complesso conventuale, oggi di problematica identificazione, dopo le trasformazioni e le conversioni d'uso succedutesi fra Otto e Novecento. Fra il 1584 e il 1632 vennero realizzati quasi interamente gli apparati pittorici e plastici dell'interno, che costituisce un complesso singolarmente omogeneo, e qualificatissimo, dell'arte a Milano nell'età dei Borromei: vi furono coinvolti i maggiori pittori lombardi dell'epoca, dal Malosso al Salmeggia, al Moncalvo, al Cerano, a Camillo e Giulio Cesare Procaccini, al Morazzone, a Tanzio da Varallo, a Francesco Cairo, oltre ad eminenti personalità forestiere come i genovesi Giovanni e Giovan Battista Carloni, i veneti Alessandro Maganza e Palma il giovane, gli emiliani Ludovico Carracci e Lorenzo Garbieri. Del 1654 è la consacrazione solenne, officiata dal teatino Alessandro Porro, vescovo di Bobbio dal 1650, molto legato alla casa di Sant'Antonio, da lui retta in veste di preposito negli anni 1630-32, 1641-42, e ancora dal 1648 al 1650. Fra il 1631 e il 1632 i fratelli Giovanni e Giovan Battista Carloni, ingaggiati probabilmente in virtù dei rapporti fra le case teatine di Milano e di Genova, mutuati forse anche attraverso gli intrecci parentali fra le famiglie aristocratiche tradizionalmente legate alla congregazione, affrescarono la controfacciata, le volte della navata, la tazza del transetto e l'arco trionfale con le Storie della Croce, entro imponenti incorniciature in stucco dorato, la cui paternità è stata ricondotta su basi documentarie all'intelvese Francesco Sala, poco più tardi all'opera nel santuario di Saronno.
Del compimento dei lavori nel 1632 dava notizia una lapide in controfacciata il cui testo, perduto, ci è noto attraverso la trascrizione nella guida settecentesca del Latuada e in altre fonti.
Il ciclo pittorico dei Carloni si svolge secondo un articolato programma iconografico, imperniato sul tema della Croce, intimamente connesso con la storia e la spiritualità teatina.
La frequente ricorrenza dell'iconografia della Croce nelle chiese teatine trova una spiegazione nella circostanza che la fondazione dei Teatini risale al 14 di settembre, festa della esaltazione della Croce.
Ardua riesce la distinzione stilistica all'interno del vasto ciclo pittorico delle competenze dei due fratelli, data la sostanziale omogeneità del complesso.
Per l'ambiente milanese gli affreschi dei Carloni, esponenti di primo piano della "grande decorazione" genovese, costituiscono un esempio precoce di una tipologia destinata a consistente fortuna nel Sei e nel Settecento, con l'affermazione della corrente barocca: l'interno della chiesa viene interamente coinvolto da un discorso per immagini che sviluppa organicamente, in una sinergica e dinamica interazione fra spazialità architettonica e figuratività pittorica.
Contemporanei agli affreschi dei Carloni, con cui condividono le incorniciature in stucco di Francesco Sala, quelli di Tanzio da Varallo nel transetto destro.
Del Moncalvo gli affreschi con Storie dei santi Antonio Abate e Paolo eremiti sulla volta del coro, a completamento di un ciclo di tele del medesimo soggetto opera di Domenico Pellegrini (pareti laterali) e Camillo Procaccini (l'Estasi di sant'Antonio Abate sulla parete di fondo).

Notizie storiche

L'edificio attuale sorge sull'area di una preesistente chiesa quattrocentesca, di cui rimangono oggi unicamente la torre campanaria in cotto e alcune parti dell'altar maggiore marmoreo a mensa, rimesso in luce negli anni Trenta del Novecento per volontà del cardinale Schuster con lo smantellamento dell'altare barocco. La data di erezione della costruzione più antica - il 1438 - si ricava da un'iscrizione, perduta, il cui testo è tramandato negli atti della visita pastorale di Carlo Borromeo del 1567. Sorto per iniziativa di Filippo Provani, precettore dell'ordine monastico ospedaliero degli Antoniani, la cui presenza è attestata a Milano per la prima volta nel 1272, l'edificio inceptum fuit a fundamentis anno domini MCCCC XXX VIII die VI madij. La precettoria di Sant'Antonio fu abolita nel 1452 e trasformata in commenda; nei successivi decenni si avvicendarono nella titolarità della commenda nobili prelati delle famiglie dei Landriani e dei Trivulzio, fra cui il cardinale Antonio Trivulzio vescovo di Como al quale un'iscrizione del 1510 attribuiva la definizione di huius sacrae aedis conditori munificentissimo; alla sua iniziativa si devono quindi con molta probabilità i due armoniosi chiostri di impronta bramantesca con decorazioni in cotto. Ultimo commendatario fu Marsilio Landriani vescovo di Vigevano, che il 15 maggio del 1576 rinunciava alla chiesa e agli edifici conventuali a favore dei Chierici regolari Teatini che, nel medesimo giorno, ne ricevettero l'investitura con una bolla pontificia di Gregorio XIII. Chiamati a Milano da Carlo Borromeo nel 1570 per coadiuvarlo nell'opera di riforma del clero e del popolo diocesano, i Teatini si trasferirono dalla prima sede provvisoria di Santa Maria presso San Calimero nella casa di Sant'Antonio Abate il 28 di agosto del 1577, e qui rimasero fino alla soppressione nel 1798. Alla guida della comunità milanese fu all'inizio designato Andrea Avellino, una delle maggiori personalità della congregazione, amico personale di san Carlo; l'Avellino seppe intrecciare una rete di rapporti con famiglie della nobiltà locale (i Borromeo, i Trivulzio, i Visconti, i Cusani), nel quadro di un'azione pastorale indirizzata in prevalenza al ceto aristocratico, che contraddistinse l'apostolato teatino a Milano anche nei secoli successivi, con conseguenze importanti per il volto artistico del complesso. La ricostruzione della chiesa fu affidata all'architetto milanese Dionigi Campazzo, e portata a termine nel 1584, come emerge da una perizia stesa il 4 di settembre di quell'anno che attesta altresì la messa in opera degli stalli corali, raffigurati in un celebre dipinto giovanile di Giovanni Segantini.
Impossibile in questa sede dare un resoconto analitico delle molte opere di pittura e scultura delle cappelle, la cui ricchezza e qualità giustificano in pieno l'elogio di Carlo Torre che nel Ritratto di Milano dato alle stampe nel 1674 definiva la chiesa "una Galleria di squisite pitture, facendo pompa di possedere delle prime opere de' più plausibili pittori, che colorirono in Europa ".
L''oratorio dell'Immacolata attiguo alla chiesa, fu costruito su progetto di Andrea Biffi fra il 1683 e il 1686 per la confraternita eponima, fondata dal teatino Gerolamo Meazza; il piccolo edificio, pur mortificato dalla perdita dell'altare originario con le relative balaustre scolpite, secondo le fonti eretto su progetto di Cesare Fiori, autore nel 1701 di una stampa che lo raffigura, si presenta tuttora caratterizzato dalla limpida e razionale scansione dello spazio, permeata di classicismo, che impronta tanta parte dell'architettura milanese del Seicento.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)

Descrizione e notizie storiche: Coppa, Simonetta

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

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