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Cappella del Palazzo vescovile

Como (CO)

Indirizzo: Piazza Guido Grimoldi, 5 - Como (CO)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: oratorio

Configurazione strutturale: Rappresenta il cuore romanico del palazzo vescovile.

Epoca di costruzione: inizio sec. XI

Descrizione

Como, Cappella del palazzo vescovile

Nell'angolo nord-orientale del cortile, anche se inglobati in strutture edificate successivamente, sono ancora leggibili i resti di un'antica costruzione, rimesse in luce dal restauro iniziato nel 1924 da F. Frigerio. Vi si accede tramite una porticina che immette in uno spazio posto all'altezza dell'innesto delle volte sulla muratura di un locale a pianta quadriloba su struttura quadrangolare. Il piano di calpestio originale, saggiato al centro con il rinvenimento di un pozzetto, si trova a 2,20 m di profondità, in un'area spesso invasa dalle esondazioni del lago. Proprio per questo motivo Frigerio decise di riposizionare il materiale momentaneamente asportato, cosa che impedisce la ricognizione dei perimetrali. Al di sopra di questo spazio, in corrispondenza del primo piano del palazzo, è ubicata la cappella dedicata a S. Michele, sovrastata da un altro vano databile probabilmente al xii secolo. Frigerio interpretò il tamponamento di forma quadrata, ancora oggi visibile nelle volte, come la base di un tiburio.
Riguardo alla funzione che l'intera struttura assolveva, un recente studio (Beretta) propone un'interessante ipotesi, secondo cui va considerata come cappella palatina nella parte superiore e battistero in quella inferiore, per altro comunicanti attraverso l'apertura che abbiamo precedentemente ricordato. Se la cappella palatina, ad uso privato del vescovo, è un edificio molto diffuso all'interno del complesso episcopale, anche la funzione battesimale è importante, quale fondamentale accesso alla comunità cristiana e necessita di spazi adeguati. La particolare pianta suggerirebbe confronti con quella di battisteri come quello di Mariano Comense o di Galliano. Successivamente, con la costruzione della vicina S. Giacomo, S. Michele perdette a favore di quest'ultima la funzione battesimale che si officiava a piano terra, per cui l'apertura venne tamponata, mentre si continuò ad utilizzare la cappella vescovile al piano superiore.

Como, Cappella del Palazzo Vescovile

L'area occupata dall'episcopio è particolarmente estesa, esito di una serie di ampliamenti e ristrutturazioni avvenute nel corso dei secoli.
Nell'angolo nord-orientale del cortile, anche se inglobati in strutture edificate successivamente, sono ancora leggibili i resti di un'antica costruzione, rimesse in luce dal restauro iniziato nel 1924 da F. Frigerio. Vi si accede tramite una porticina che immette in uno spazio posto all'altezza dell'innesto delle volte sulla muratura di un locale a pianta quadriloba su struttura quadrangolare. Il piano di calpestio originale, saggiato al centro con il rinvenimento di un pozzetto, si trova a 2,20 m di profondità, in un'area spesso invasa dalle esondazioni del lago. Proprio per questo motivo Frigerio decise di riposizionare il materiale momentaneamente asportato, cosa che impedisce la ricognizione dei perimetrali. Al di sopra di questo spazio, in corrispondenza del primo piano del palazzo, è ubicata la cappella dedicata a S. Michele, sovrastata da un altro vano databile probabilmente al xii secolo. Frigerio interpretò il tamponamento di forma quadrata, ancora oggi visibile nelle volte, come la base di un tiburio.
Riguardo alla funzione che l'intera struttura assolveva, un recente studio (Beretta) propone un'interessante ipotesi, secondo cui va considerata come cappella palatina nella parte superiore e battistero in quella inferiore, per altro comunicanti attraverso l'apertura che abbiamo precedentemente ricordato. Se la cappella palatina, ad uso privato del vescovo, è un edificio molto diffuso all'interno del complesso episcopale, anche la funzione battesimale è importante, quale fondamentale accesso alla comunità cristiana e necessita di spazi adeguati. La particolare pianta suggerirebbe confronti con quella di battisteri come quello di Mariano Comense o di Galliano. Successivamente, con la costruzione della vicina S. Giacomo, S. Michele perdette a favore di quest'ultima la funzione battesimale che si officiava a piano terra, per cui l'apertura venne tamponata, mentre si continuò ad utilizzare la cappella vescovile al piano superiore.

Notizie storiche

Como, Cappella del palazzo vescovile

Le vicende legate all'individuazione della prima sede episcopale comasca sono particolarmente complesse, e anche la ricostruzione della storia edilizia della residenza vescovile non si presenta agevole. L'area occupata dall'episcopio è particolarmente estesa, esito di una serie di ampliamenti e ristrutturazioni avvenute nel corso dei secoli. Ricollegandosi all'ipotesi erronea secondo cui il trasferimento della sede vescovile da S. Abondio a S. Eufemia avvenne nel 1013 ad opera del vescovo Alberico, la critica aveva datato le parti più antiche dell'edificio all'xi secolo. Si può anticipare invece la datazione alla seconda metà del x secolo, come testimonierebbero anche due capitelli dal modellato sommario, posti nel portico interno della primitiva domus episcopalis.
La critica ha proposto diverse interpretazioni sulla datazione e la funzione della cappella di S. Michele, via via considerato un martyrium del v secolo, poi battistero ariano e infine cristiano. Oggi appare più plausibile l'ipotesi di Sahler che considera il sacello e la cappella superiore contemporanei, e li colloca all'inizio dell'XI secolo.
Effettivamente gli elementi discriminanti per la datazione sono pochi. Nella struttura inferiore si può far riferimento al pozzetto che presenta caratteristiche simili a quello scoperto durante i restauri della chiesa di S. Eufemia a Incino d'Erba (v.) e datato tra x e xi secolo. L'ambiente superiore è stato molto rimaneggiato, conservando come originali solo le colonne, disposte in corrispondenza dell'apertura tamponata.
Può, però, venire in aiuto la muratura absidale esterna, visibile dal cortile settentrionale. Questa si presenta scandita in due parti da una serie di archetti ciechi sormontati da una cornice a dente di sega e da una fascia marcapiano. Al centro si apre, in un tessuto murario costituito da conci irregolari, una monofora dallo strombo accentuato, che già M. Magni datava alla metà dell'XI secolo. Al livello ancora superiore la muratura è molto più regolare, così come l'apertura incorniciata da una modanatura torica, con una cornice di conci ben squadrati, che si colloca nel xii secolo.

Como, Cappella del Palazzo Vescovile

Le vicende legate all'individuazione della prima sede episcopale comasca sono particolarmente complesse, e anche la ricostruzione della storia edilizia della residenza vescovile non si presenta agevole.
Ricollegandosi all'ipotesi erronea secondo cui il trasferimento della sede vescovile da S. Abondio a S. Eufemia avvenne nel 1013 ad opera del vescovo Alberico, la critica aveva datato le parti più antiche dell'edificio all'xi secolo. Si può anticipare invece la datazione alla seconda metà del x secolo, come testimonierebbero anche due capitelli dal modellato sommario, posti nel portico interno della primitiva domus episcopalis.
Per quanto riguarda la cappella, detta di S. Michele, La critica ha proposto diverse interpretazioni sulla datazione e la funzione dell'edificio, via via considerato un martyrium del v secolo, poi battistero ariano e infine cristiano. Oggi appare più plausibile l'ipotesi di Sahler che considera il sacello e la cappella superiore contemporanei, e li colloca all'inizio dell'XI secolo.
Effettivamente gli elementi discriminanti per la datazione sono pochi. Nella struttura inferiore si può far riferimento al pozzetto che presenta caratteristiche simili a quello scoperto durante i restauri della chiesa di S. Eufemia a Incino d'Erba e datato tra x e XI secolo. L'ambiente superiore è stato molto rimaneggiato, conservando come originali solo le colonne, disposte in corrispondenza dell'apertura tamponata.
Può, però, venire in aiuto la muratura absidale esterna, visibile dal cortile settentrionale. Questa si presenta scandita in due parti da una serie di archetti ciechi sormontati da una cornice a dente di sega e da una fascia marcapiano. Al centro si apre, in un tessuto murario costituito da conci irregolari, una monofora dallo strombo accentuato, che già M. Magni datava alla metà dell'xi secolo. Al livello ancora superiore la muratura è molto più regolare, così come l'apertura incorniciata da una modanatura torica, con una cornice di conci ben squadrati, che si colloca nel XII secolo.

Uso attuale: intero bene: oratorio

Uso storico: intero bene: cappella

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)

Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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