Villa Cavazzi della Somaglia, Litta, Carini - complesso

Orio Litta (LO)

Indirizzo: Via Montemalo, 18 (Nel centro abitato, in posizione dominante) - Orio Litta (LO)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Configurazione strutturale: La villa presenta una pianta ad "U" aperta verso il centro edificato. Il corpo principale prospetta sulla corte d'onore e sul giardino assiale. Le due ali sono raccordate al corpo trasversale da una risega e terminano con due avancorpi, l'oratorio e la portineria, collegati da una cancellata monumentale. Due cortili di servizio dalla planimetria irregolare affiancano, ad est e ad ovest, la corte d'onore. Il giardino si estende a sud superando il dislivello del terrazzamento con gradoni raccordati da scalee

Epoca di costruzione: 1726 - 1749

Autori: Ruggeri, Giovanni, ampliamento; Maggi, Pietro, decorazione

Descrizione

La villa è sita a sud di Orio Litta, piccolo centro rurale della pianura lodigiana.
L'edificio è circondato dalla campagna e mantiene, pertanto, l'originario rapporto con il contesto agrario.
Il complesso architettonico, con impianto ad U, presenta un'articolazione unitaria e simmetrica. Al corpo centrale, più elevato, si collegano le ali laterali, più basse, adibite a rustico, le quali chiudono il cortile d'onore attraverso due testate, di cui quella di sinistra ospita la chiesa.
L'ingresso alla corte avviene tra colonne e pilastri, su alcuni dei quali si trovano ancora collocate delle statue in pietra. Alla facciata principale, si accede mediante un vialetto affiancato da bassi cespugli, all'inizio del quale sono collocate le sculture di due leoni accucciati.
Divisa orizzontalmente in tre parti, la facciata principale presenta, al centro, un portico ritmato da cinque arcate, attraverso le quali si giunge allo scalone d'onore a due rampe parallele e, indi, al salone da ballo posto al piano nobile. La sala da ballo è a tutta altezza, dal momento, cioè, che occupa in altezza il primo ed il secondo piano, e presenta, sulla volta, stucchi ed affreschi, di soggetto mitologico, del pittore Pietro Maggi.
La facciata è coronata da una statua, riportante la data 1749, rappresentante una figura alata con in mano una falce e una campana. Si tratta, probabilmente, di una ripresa cristiana del mito greco di Cronos, dio del tempo, identificato dai romani in Saturno e, dai cristiani, nell'Angelo della Morte. La falce è lo strumento utilizzato dal dio per recidere la vita dell'uomo, la quale è segnata, inesorabilmente, dal passare delle ore scandite dalla campana che l'Angelo tiene in mano e che, nell'edificio di Orio Litta, è collegata all'orologio situato sotto di essa.
Allo stato attuale, si riconosce ancora nell'andamento del terreno l'articolazione a terrazze dei grandiosi giardini descritti da Dal Re e realizzati nel XVIII secolo sfruttando i dislivelli naturali verso il Po.

Notizie storiche

L'esistenza di un primo nucleo della villa è segnalato in un elenco di beni lasciati in eredità da Antonio Cavazzi della Somaglia, morto il 2 settembre 1688.
L'ampliamento dell'edificio è, però, settecentesco: pur essendo presente nel catasto austriaco del 1723, in cui è raffigurata con l'impianto a forma di U che la caratterizza a tutt'oggi, la villa Cavazzi della Somaglia, Litta, Carini di Orio Litta è presente nella sua interezza solo nell'edizione del 1743 delle Ville di Delizia, opera a stampa di Marc'Antonio Dal Re.
L'incisore Dal Re pubblica, in due diverse edizioni (la prima nel 1726, la seconda nel 1743), il volume dal titolo Ville di Delizia o siano palagi camperecci nello Stato di Milano, in cui raccoglie le vedute di molte ville di campagna della nobiltà milanese dell'epoca, enfatizzandone le dimensioni e rappresentando come costruito, in alcuni casi, ciò che era ancora un'idea progettuale. Le incisioni sono, pertanto, esemplari nel mostrare le ambizioni della committenza nobiliare del XVIII secolo che, mediante la residenza di campagna, tenta di esibire il proprio status sociale, ponendosi come modello le sedi delle più sfarzose corti europee settecentesche.
L'edificio di Orio Litta, che è stato attribuito all'architetto Giovanni Ruggeri, nell'incisione a volo d'uccello di Marcantonio Dal Re è rappresentato con un corpo di fabbrica centrale a tre piani. La villa è aperta, mediante un portico, sul cortile, chiuso verso la strada da un elaborato muro di cinta con cancellate in ferro battuto. Sulla corte si affacciano anche i corpi di edificio adibiti a rustici. Sul retro della villa, la stampa mostra giardini a terrazzamenti, che digradano verso il Po, con aiuole ricamate da fiori e piante di vario tipo che richiamano i parterres à broderies del giardino alla francese.
La villa viene edificata, nel XVIII secolo, per i Cavazzi della Somaglia, che erano proprietari di numerosi possedimenti nella zona a partire dall'XI secolo. Alla fine del Settecento, l'edificio passa alla famiglia Litta, che dà il proprio nome al paese. Infine, nel XIX secolo, la villa viene trasformata in filanda e adibita a funzioni rurali.

Uso attuale: corpo principale: negozio; corpo principale: museo; corpo principale: spazio per eventi

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Accessibilità: Villa Litta Carini è aperta al pubblico anche come museo, è necessario prenotare le visite telefonando ad uno dei seguenti numeri:
Tel. 0377-94.45.91 Cell. 339-43.96.148
La visita, della durata di un ora, comprende il corpo centrale (piano terra e primo piano) ed il parco.

Come raggiungerci
Da Milano: autostrada A1 (Milano-Bologna) uscita Casalpusterlengo, a 2 km di distanza dal casello in direzione Pavia.

Da Pavia: statale 234 direzione Codogno - Cremona.

Da Lodi: strada "Lodigiana" seguire per S. Martino, Ossago, Livraga.

Da Piacenza: Via Emilia fino a Casalpusterlengo, a 8 km in direzione Pavia.

Da Cremona: statale 234 in direzione Codogno - Casalpusterlengo - Pavia.

Riferimenti bibliografici

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Credits

Compilazione: Ferrario, Elisabetta (2000)

Aggiornamento: Caspani, Pietro (2015)

Descrizione e notizie storiche: Montani, Anna Chiara

Fotografie: Bonelli, Daniele

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