Villa Il Beldosso - complesso

Carate Brianza (MB)

Indirizzo: Via Beldosso, 1, 3, 5 (Fuori dal centro abitato, isolato) - Carate Brianza (MB)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Configurazione strutturale: edificio costituito da muratura continua, con ambienti voltati e ambienti con solaio a travatura lignea

Epoca di costruzione: inizio sec. XVI - fine sec. XIX

Autori: Cantoni, Simone, progetto: oratorio

Descrizione

Lungo il percorso che risale la valle del Lambro da Agliate verso Briosco, il primo tratto è un susseguirsi di episodi rimarchevoli di spazi e architetture, di ambiente naturale a bosco e paesaggio agrario a campi aperti. Poco prima di guadagnare il pianalto, si diparte sulla destra in sensibile salita un viale alberato lungo circa 300 metri, cadenzato al passo di un doppio filare con 58 esemplari di Sophora (a prima vista scambiate per robinie...), molti di ragguardevoli dimensioni.
Il culmine si guadagna in fretta, pur volgendo continuamente lo sguardo all'intorno sull'ordinata campagna. In sommità e arretrata nel parco è la splendida dimora: Villa Beldosso evoca già nel nome una felicissima posizione, coniugazione perfetta tra la morfologia naturale del luogo e l'architettura che ad essa fa esplicito riferimento.
Due massicci pilastri quadrangolari in pietra sorreggono l'elaborato cancello in ferro, forgiato a motivi mistilinei con coronamento floreale, lungo il cannocchiale prospettico che collega il viale e la villa, arretrata sul punto più elevato della vasta proprietà. La monumentale facciata rivolta a sud emerge dalla linea in sensibile declivio del prato antistante, bordato ai lati da alberature addensate a macchia boschiva. La villa ha un impianto articolato da più edifici a formare un organismo complesso ma da questo punto la vista coglie solo la dimora padronale, un proporzionato volume a pianta rettangolare - invero irregolare, dimezzandosi ad est la larghezza, da corpo doppio a singolo - e prospetti elevati su tre piani.
La facciata, tripartita mediante due serie verticali di conci bugnati, è regolata sull'asse di simmetria al quale sfugge la sola copertura per la minore profondità dell'edificio sul lato nord-est. Dalla doppia scalea centrale con balaustre e statue si sale al parterre dal quale si accede all'edificio, elevato su tre piani, con due balconcini al piano nobile e un'ordinata serie di finestre e porte finestre incorniciate da mostre mistilinee, distinte sull'ordine dei piani nelle forme coronate a conchiglia.
Non manca la regola compositiva nei due prospetti ad ovest - con talune finestre tamponate - e ad est, dove il ruolo accentratore è svolto dall'avancorpo della cappella gentilizia che, col contiguo fabbricato allungato verso nord, delimita un cortiletto.
Al piccolo oratorio neoclassico, progettato da Simone Cantoni, si accede tramite una gradinata che sale al protiro colonnato sormontato da un timpano triangolare, con l'aula circolare a nicchie decorate comunicante direttamente con la villa attraverso la sacrestia.
La facciata rivolta a nord, pur mantenendo l'ordine architettonico, appare condizionata dalle modifiche ottocentesche: da un lato per la presenza dell'edificio di servizio che ne diminuisce la dimensione, dall'altro per la chiusura del triportico, evidenziato dalla traccia leggermente ribassata.
All'interno la villa conserva ambienti di grande suggestione per l'organizzazione e le dimensioni delle sale, affrescate e decorate con stucchi e cornici e per gli arredi originari in parte mantenuti, ai quali sono aggiunti i mobili d'epoca dell'esposizione d'antiquariato.

Notizie storiche

Attraversa almeno cinque secoli la storia di Villa Beldosso, la cui fondazione si fa risalire ai primi anni del Cinquecento. Non sorprenda l'amplissimo arco temporale, giacché la sua vicenda trae origine dalla relativa prosperità economica dell'epoca tardo sforzesca che ha visto affermarsi anche al nord Italia - citando Emilio Sereni - il "bel paesaggio" della villa all'italiana.
Privilegio delle classi dominanti, la villa italiana del Rinascimento è innanzitutto espressione delle forme sapientemente elaborate del paesaggio agrario storico, insediata nelle zone meglio favorite dal punto paesaggistico.
La dimora fu interessata da un primo intervento di restauro nel 1589, per opera di Pietro Toso e del figlio Marco Antonio. Nel 1635 la villa fu acquistata da Giovanni Carlo Pirovano, probabilmente nell'ambito di un rapporto di parentela con la famiglia Toso. Ai Pirovano succedettero i Busca per via matrimoniale, quando nel 1658 Margherita Pirovano si unì al marchese Ludovico Busca.
L'originaria dimora è giunta sino a noi alquanto modificata nelle forme e nell'impianto, condizionato da successivi interventi di adeguamento alle esigenze dei diversi proprietari. Radicale fu forse quello intrapreso alla fine dell'Ottocento dal conte Andrea Sola, coniugato con la marchesa Antonietta Busca Arconati Visconti. A quel tempo risale l'impronta neobarocca derivata dall'apporto decorativo sulla facciata rivolta a sud, di fatto predominante, anche se l'accesso principale è sul lato opposto, così come le cornici delle finestre con timpani e conchiglie e la composizione modulata su tre partizioni con conci bugnati. L'intervento culminò con la costruzione del monumentale scalone esterno a due rampe mistilinee, salite a collegare una panoramica terrazza delimitata da balaustre in pietra traforata.
Nel 1821 fu costruito al vertice nord-est della villa l'oratorio neoclassico ad aula circolare, preceduto da protiro colonnato e timpano superiore, progettato da Simone Cantoni.
Più tardi, verso la seconda metà dell'Ottocento, le modifiche coinvolsero la corte d'onore a nord, già rilevata nel 1838 nella Carta del Brenna. Il fabbricato rustico destinato a supporto delle attività di conduzione del fondo agricolo che la delimitava fu demolito e congiuntamente venne eretto un edificio di servizio attestato ad est, ampliando la vista sul parco, così esteso ai tre lati della dimora padronale. Probabilmente coeva fu anche la chiusura del triportico che affacciava sulla corte d'onore.
Negli ultimi decenni la villa è stata acquistata da Luigi Galli, antiquario di fama europea, che ne ha curato il restauro e l'organizzazione degli spazi espositivi di mobili d'epoca nei sontuosi saloni. Oggi di proprietà della famiglia Lamperti, la dimora è sede della Luigi Galli Sas Di Guido Lamperti E C. Antiquario Sas.

Uso attuale: corpo principale: esposizione di arredo d'antiquariato; intero bene: abitazione/ servizi; intero bene: abitazione

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Accessibilità: In treno: La stazione ferroviaria di Carate è la Carate-Calò della ferrovia Monza - Molteno. Lo scalo è situato in via della stazione, a pochi minuti sia dal centro di Carate Brianza che da quello di Calò, frazione di Besana Brianza.

In autobus: linea Brianza Trasporti: Z221 Sesto S.G. (M1-FS)-Monza-Carate B.-Giussano-Mariano C. (FNM)
Z231 Carate B.-Giussano-Seregno-Desio
Z232 Desio-Seregno-Carate B.-Renate/Besana B (FS)
Z233 Triuggio-Albiate-Seregno FS

Per orari e mappe dei percorsi consultare il sito www.brianzatrasporti.it

Riferimenti bibliografici

Bagatti Valsecchi P.F./ Cito Filomarino A.M./ Süss F., Ville della Brianza. Lombardia 6, Milano 1978

Beni architettonici ed ambientali della provincia di Milano, Milano 1985

Mauri M./ Ronzoni D.F., Ville della Brianza, Missaglia 2003, v. I

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Bonini, Michele (1995)

Aggiornamento: Mozzi, Attilio (1998); Bresil, Roberto (2009); Garnerone, Daniele (2009)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele

Fotografie: Bresil, Roberto; Garnerone, Daniele

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