Villa Bagatti Valsecchi - complesso

Varedo (MB)

Indirizzo: Via Vittorio Emanuele II, 48 (Nel centro abitato, isolato) - Varedo (MB)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Configurazione strutturale: Aggregato edilizio con impianto a corte centrale con pertinenze, elevato su due piani con il corpo centrale di maggiore altezza, costituito da muratura continua in laterizio e colonne, solai su travatura di legno, copertura su capriate con tetto a padiglione e manto a coppo in laterizio.

Epoca di costruzione: sec. XVI - 1890

Autori: Bagatti Valsecchi, Fausto, progetto; Bagatti Valsecchi, Giuseppe, progetto

Comprende

Descrizione

Varedo, Villa Bagatti Valsecchi

L'attuale Villa Bagatti Valsecchi, è frutto della ristrutturazione in chiave ecclettica, che viene realizzata dai fratelli Giuseppe e Fausto Bagatti Valsecchi, che ne fanno la loro dimora di acampagna, facendo coesistere elementi di gusto neo-barocco e neo-rinascimentale. Si sviluppa secondo un corpo a blocco lineare con vasta corte d'onore antistante porticata e ingresso di carattere scenografico. La loggia posta sulla sommità della villa, in posizione centrale, è stata realizzata con i resti della torre campanaria del distrutto convento di S. Erasmo a Milano.
La villa conserva il vasto giardino originale suddiviso in due zone, all'inglese ai lati della villa, e all'italiana, nella parte retrostante, con lungo viale prospettico.
Nel parco si conservano i resti del Lazzaretto di Milano (XV secolo), qui trasportati e attentamente ricostruiti.

Varedo, Villa Bagatti Valsecchi

Il percorso di avvicinamento a Villa Bagatti Valsecchi dal centro di Varedo è mediato dalle cortine edilizie a due piani che si dispongono regolari lungo la via di attraversamento in direzione est-ovest. Così appare improvvisa oltre i pregevoli ferri battuti della cancellata che si apre tra i due fabbricati delle scuderie a perimetro della proprietà, attestati lungo l'antica Contrada della Madonnina, oggi via Vittorio Emanuele II.
L'architettura è notevole e lo spazio è organizzato tra la villa, gli edifici di servizio e le pertinenze, secondo un progetto unitario che emerge nel fitto tessuto edilizio della cittadina. Non di meno il senso della monumentalità investe lo spazio con effetto scenografico che si estende all'intorno, verso sud, dove si legge nell'alberata il segno distintivo dell'insediamento padronale. Il viale, progettato nel 1881 dall'ingegnere Domenico Laveni, è poderoso: un asse rettilineo che si allunga in direzione di Palazzolo per oltre un chilometro, largo 30 metri e cadenzato da duecento pioppi cipressini disposti a filare sui due lati, con cadenza regolare di 6 e 15 metri (eccettuando a ragione dei non pochissimi alberi mancanti).
L'organismo è impostato sull'asse nord-sud che, dal cancello d'ingresso tra le due scuderie e rimesse delle carrozze, attraversa la corte d'onore, quindi il giardino passando attraverso la villa e dalla cancellata rivolta al parco s'infila nel lungo viale alberato con due strade carrozzabili in terra battuta, supera il Canale Villoresi e traguarda il limite meridionale con coppie di cippi giganti.
Il vasto possedimento è organizzato in due zone distinte con le caratteristiche sistemazioni paesaggistiche all'inglese, nella porzione orientale della villa, e all'italiana, con il vasto parterre che si dispone al lungo viale prospettico verso sud.
Il corpo principale della villa è un blocco rettangolare affacciato verso nord alla corte d'onore. Nella platea, gruppi scultorei in ceppo del Settecento veneto emergono dall'aiuola circolare al cui centro è la statua di Giulio Cesare, forse di origine romana.
Sulla corte, il porticato a ovest con le colonne del Lazzaretto collega la foresteria, eretta sul luogo di rustici demoliti, attraverso una selva di colonne alla villa padronale. Sul lato opposto, a meridione, è la grande ellisse concava del giardino tenuto a prato e delimitato da una monumentale cancellata con statue; al centro, una vasca circolare, cui si accede mediante quattro scalee in acciottolato bicromo cadenzate da statue in ceppo su piedistalli.
Continue le emozioni che coinvolgono il viaggiatore in visita, lo sguardo catturato dall'insieme poi si posa sui singoli edifici, quindi sui dettagli compositivi, sui materiali, un ricco e armonioso succedersi di elementi decorativi, di cornici e modanature, di mostre con timpani, chiavi e mensole, poi conchiglie, scudi e cartigli a volute, ferri battuti, stucchi, nicchie con statue adornano le facciate, coinvolgendo anche i fabbricati di servizio e le pertinenze.
Dagli ambienti interni giungono oggi gli echi di lontani fasti; nel rimirare gli spazi abbandonati da decenni ci si lascia trasportare dall'immaginazione, a ritroso nel tempo, quando la villa fulgeva di vita, in ogni sala, a ogni angolo.
Così il tempo si è fermato, lasciando, talvolta intatti, soffitti lignei a passasotto dipinti a tempera con motivi floreali, volte in muratura affrescate, dipinti murali a fresco alle pareti delle sale di rappresentanza, cornici alle porte e alle pareti, pavimenti a parquet, lo scalone con i ferri battuti.
Ricordi e immaginazione nei percorsi di visita alla villa, dove tutto è imponente silenzio in attesa della rinascita.

Notizie storiche

Varedo, Villa Bagatti Valsecchi

Nel 1523 le monache del monastero di S. Maria Maddalena a Milano cedono i propri terreni di Varedo a "Paximus de Bagatis", membro della famiglia Bagatti, in seguito Bagatti Valsecchi, dopo l'unione con la famiglia dei Valsecchi, baroni di Belvignate. Egli fa costruire nel XVI secolo una monumentale villa.
Nel catasto teresiano, settecentesco, si trova in forma dissimile dall'attuale. Infatti, nel 1890 ca., si ha un totale rifacimento grazie all'apporto dei fratelli Giuseppe e Fausto Bagatti Valsecchi, che approfittando delle varie demolizioni milanesi , portano in villa parecchi materiali di recupero.

Varedo, Villa Bagatti Valsecchi

Sin dal 1523 è annoverata nei documenti la presenza a Varedo della casata Bagatti, qui giunta forse per sfuggire alle cicliche epidemie di peste che attraversarono il XVI secolo, sino alla più devastante del 1630 narrata dal Manzoni.
Fu a quel tempo che le monache del milanese monastero di Santa Maria Maddalena cedettero a Paximus de Bagatis la vasta possessione che si estendeva ai bordi del nucleo abitato di Varedo.
Alla prima dimora cinquecentesca, forse già caratterizzata da rilevante architettura, si aggiunse attraverso trasformazioni e adattamenti la dimora padronale del XIX secolo, quella monumentale Villa Bagatti Valsecchi giunta sino a noi.
Documento fondamentale, il catasto teresiano rileva l'entità dei possedimenti della famiglia Bagatti a Varedo nel Settecento, rappresentato nelle mappe Carlo VI con l'edificato disposto a cortina in un sistema aggregato di case d'abitazione, rustici e stalle, affacciati su corti interne, orti e giardini al bordo, verso la campagna.
La proprietà della nobile famiglia si trovava allora tra la via Longa, l'attuale via Vittorio Emanuele II, direttrice orientale per la località Valera, e la contrada Bagatti, di fronte all'attuale cancellata d'ingresso alla villa, dove avevano la casa di propria abitazione, la casa del massaro e una casa d'affitto. Il sito col tempo fu poi identificato come Curt dal spizié, per la presenza dello speziere, ossia il farmacista.
Sul luogo in cui fu poi eretta la villa i proprietari della prima metà del XVIII secolo erano i fratelli Corti eredi Cotta, i signori Boggiari e Mollo, ai quali succedettero i monzesi Fumagalli e i signori Carabelli di Rho.
La successiva trasformazione è rilevata nella cartografia del catasto Lombardo Veneto che mette in evidenza la presenza di un articolato sistema di edifici, gerarchicamente dimensionati e disposti con la dimora padronale, arretrata dal limite della proprietà lungo la contrada della Madonnina dove si allineano le cortine delle pertinenze rustiche.
Verso la fine dell'Ottocento, la casata divenuta Bagatti Valsecchi in seguito all'unione matrimoniale con la famiglia Valsecchi, baroni di Belvignate, si crearono le condizioni per l'erezione della monumentale villa ai margini del nucleo più antico del paese, meta, al pari di tanti altri dell'altopiano brianzolo, delle stagioni di villeggiatura della nobiltà milanese.
Acquistata l'intera proprietà, i fratelli Fausto e Giuseppe avviarono il programma di costruzione; la villa esistente fu modificata e ampliata secondo un programma di ricomposizione nelle forme neo-barocche e neo-rinascimentali della stagione eclettica lombarda, con citazioni classiche e una particolare e colta attenzione al riutilizzo di componenti architettoniche e strutturali provenienti da demolizioni. Ebbe così grande rilievo il recupero di porzioni del distrutto Lazzaretto di Milano, le cui colonne quattrocentesche furono acquistate e ricomposte nella proprietà di Varedo. Elementi riutilizzati anche nella loggetta centrale eretta alla sommità della copertura della villa padronale, derivati dalla distruzione del convento di Sant'Erasmo di Milano del quale sono stati recuperati i resti della torre campanaria.
In quegli anni i fratelli Bagatti Valsecchi completavano nel capoluogo la nuova facciata del palazzo di famiglia tra le vie Santo Spirito e Gesù, affermando il richiamo alle dimore signorili del Cinquecento lombardo non solo nell'architettura ma anche negli arredi e nelle decorazioni degli ambienti.
Alla morte di Giuseppe, avvenuta nel 1934 a vent'anni di distanza da quella del fratello Fausto, i beni di Varedo passarono al barone Pasino, figlio di Giuseppe e Carolina Borromeo.
Dopo anni di precario e discontinuo utilizzo per Villa Bagatti Valsecchi si prefigurano oggi nuovi scenari di valorizzazione con il passaggio di proprietà, concretizzatosi nel mese di luglio 2011, alla Fondazione La Versiera 1718, costituita alla fine del 2010 dal Comune di Varedo, socio unico fondatore.

Uso attuale: intero bene: bene culturale

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Accessibilità: il bene, di proprietà pubblica dal mese di luglio 2011, è attualmente visitabile solo nelle occasioni di apertura al pubblico della villa. Ulteriori occasioni possono essere concordate con la Fondazione La Versiera 1718, di cui è socio fondatore unico il Comune di Varedo.

Varedo, principali collegamenti:

trasporto privato su strada:
S.S. 35 dei Giovi (Genova-Milano.Como-Chiasso);
superstrada Milano-Lentate sul Seveso, uscita Varedo;
S.S. 527 Monza-Saronno-Busto Arsizio;

trasporto pubblico su ferrovia e strada:
linea FNM Milano-Seveso-Asso Ferrovie Nord Milano (FNME), fermata Varedo;
linea tramviaria Milano - Limbiate;

autobus Brianza trasporti e Linea Air pullman:
linea z205 Varedo - Nova M. - Muggiò - Monza (FS);
linea z251 Desio (FS) - Bovisio Masciago - Varedo - Senago - Limbiate - Cesano Maderno (FNM);
linea z240 Desio (FS) - Cesano Maderno - Limbiate - Senago - Varedo - Bovisio Masciago - Desio (FS).

Riferimenti bibliografici

Moretti G., La villa Bagatti-Valsecchi in Varedo, Milano 1894

AA.VV., Lombardia, Touring Club Italiano, Milano 1985

Merico F., Varedo la sua storia la sua gente, Varedo 1986

Binaghi Olivari M.T./ Süss F./ Bagatti Valsecchi P.F., Le ville del territorio milanese/ Aspetti decorativi, parchi e giardini, riuso, Milano 1989, v. I p. 132; v. II p. 148

Merati M., Varedo dalle origini ai nostri giorni, Mazzotta, Milano 2001

Cassanelli R. (a cura di), Ville di delizia nella provincia di Milano, Jaca Book, Milano 2003

Pirovano C./ Bandera Bistoletti S., Museo Bagatti Valsecchi, Electa, Milano 2003

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Correggi, Monica (1995); Salerni, Patrizia (1995)

Aggiornamento: Magnani, Ada (2007); Marelli, Paolo (2007); Garnerone, Daniele (2011)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele; Magnani, Ada; Marelli, Paolo; Ribaudo, Robert

Fotografie: Garnerone, Daniele

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