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Quartiere di case per impiegati
Milano (MI)

Indirizzo: Via Alcuino - Milano (MI) (vedi mappa)

Tipologia: architettura per la residenza, il terziario e i servizi; edificio per abitazioni

Caratteri costruttivi:

  • strutture: travi e pilastri in cemento armato
  • facciata: intonaco pietrificante colorato; pannelli/finestra prefabbricati in graniglia
  • coperture: piana non praticabile (via Alcuino 1 e 3); a quattro falde
  • serramenti: in legno verniciato di bianco, con avvolgibili

Cronologia:

  • progettazione: 1945 - 1952
  • esecuzione: 1945 - 1952
  • data di riferimento: 1945 - 1952

Committenza: Istituto per l'edilizia economica e popolare di Milano; Società Generale Immobiliare

Autori:

  • progetto: BBPR
  • progetto (collaborazione): Ordanini Franco
  • impresa: V. e R. Ranza ; A. Guffanti & C.
  • esecuzione (cementi armati): A. Guffanti & C. ; A. Cugini

Uso: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Descrizione

Le case per impiegati di via Alcuino costituiscono una delle prime realizzazioni a larga scala di alloggi economici per ceti medi dell'immediato dopoguerra. Lo studio BBPR, che aveva appena subìto la perdita di Gian Luigi Banfi - morto nel campo di sterminio di Gusen pochi mesi prima - riceve nel 1945 l'incarico dalla Società Generale Immobiliare di progettare un grande quartiere di diecimila metri quadri di superficie coperta per 2540 abitanti nei pressi della Fiera Campionaria di Milano. Il piano, secondo uno schema tipicamente razionalista, prevede una serie di edifici in linea di nove piani disposti parallelamente tra loro secondo l'asse nord-sud e due torri al centro, in un grande lotto di forma triangolare compreso tra le vie Alcuino, Colleoni e Gattamelata. I corpi di fabbrica sono formati da unità autonome definite da un blocco scala-ascensore che si aggregano e si ripetono dando luogo a edifici di lunghezza variabile. Ciascun blocco distribuisce tre appartamenti-tipo per piano, due con doppio affaccio e tutti con balcone. L'elemento che unifica gli edifici del quartiere è la presenza costante della griglia strutturale in cemento armato a vista che emerge dalla superficie delle facciate, con la particolare soluzione costruttiva degli elementi portanti verticali che vanno rastremandosi in sezione dal basso verso l'alto. Gli elementi di tamponamento sono in intonaco colorato tranne in corrispondenza delle aperture, dove viene utilizzato un pannello finestra prefabbricato in graniglia. Anche la sapiente differenziazione dei colori, con abbinamenti diversi per ogni blocco, contribuisce a rimarcare e a esibire la separazione tra le parti portanti e quelle di tamponamento. Le due torri quadrate al centro del quartiere sono organizzate attorno a un vano scala costruito tra due setti murari nella parte centrale del corpo di fabbrica e hanno quattro alloggi per piano, a due o tre locali, ciascuno con balcone e con affaccio su due lati. Anche in questo caso viene messo in evidenza il reticolo strutturale, con i pilastri in facciata che hanno sezione massima alla base e minima in sommità. Gli spazi liberi tra gli edifici sono sistemati a verde; in uno dei progetti planimetrici iniziali erano state ipotizzate numerose attrezzature collettive, chioschi e campi da gioco, nonchè un asilo nido e una piscina, poi non realizzati. Al piede dei fabbricati verso strada erano inoltre stati previsti dei volumi accessori di un solo piano con funzioni commerciali, disposti diagonalmente rispetto ai corpi di fabbrica principali; ne è stato realizzato soltanto uno, alla base dell'edificio 3, in corrispondenza della seconda testata su via Gattamelata.

Notizie storiche

Il quartiere sorge sul limite nord del vecchio recinto fieristico, di fronte al Padiglione dell'Agricoltura di Ignazio Gardella (1961-1963) e non lontano dal Velodromo Vigorelli, edificio del 1935 la cui pista - in seguito ai danneggiamenti subìti durante il secondo conflitto mondiale - veniva ricostruita nel 1946 contestualmente all'apertura del cantiere dei BBPR. Il complesso di via Alcuino, di cui sono presenti alcune varianti planimetriche nei disegni conservati presso l'Archivio Civico di Milano, ripropone già dalle prime ipotesi di progetto il tema razionalista del telaio strutturale a vista e lo rilancia nella cultura architettonica del dopoguerra milanese; la distinzione formale tra le parti portanti e le parti "portate" può consentire maggior libertà nella progettazione delle variabili funzionali pur rimanendo all'interno di uno schema unitario; questo modello progettuale sarà declinato in molte modalità da tanta parte dell'architettura successiva e diventerà matrice di alcuni importanti episodi residenziali del moderno milanese, come il cosiddetto grattacielo orizzontale di Luigi Figini e Gino Pollini o l'edificio G di Gianluigi Reggio e Mario Tevarotto, entrambi al quartiere Harar (1951-1955).

Documentazione allegata

Fonti archivistiche

Archivio BBPR, Milano - scheda fondo vedi »

Archivio Civico, Milano - scheda fondo vedi »

Bibliografia

L'architecture d'aujourd'hui, L'activité de l'institut des maisons populaires à Milan: Quartier Sempione à Milan, 1952, n. 41, giugno, p. 33.

Urbanistica, Quartiere Vigorelli, Milano 1956, n. 18-19, marzo, p. 117

Vercelloni V., Casabella Continuità, Alcuni quartieri di edilizia sovvenzionata a Milano, Milano 1961, n. 253, luglio, pp. 42-51

Bonfanti E./ Porta M., Città, museo e architettura: il gruppo BBPR nella cultura architettonica italiana. 1932-1970, Firenze 1973, p. A52

Bono C./ Vercelloni V., Casabella, Il contesto e le opere, Milano 1979, n. 451-452, ottobre-novembre, pp. 56-60.

Grandi M./ Pracchi A., Milano, guida all'architettura moderna, Bologna 1980, p. 304

Gramigna G./ Mazza S., Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano 2001, p. 231

Credits

Compilatore: Suriano, Stefano (2016)
Responsabile scientifico testi: Costa, Andrea