Compagnia della carità di San Vincenzo (1575 - 1786)

Sede: Cremona

Progetto: Archidata

La compagnia della Carità, costituitasi secondo quanto appare dai suoi statuti nel 1570, ebbe la sua costituzione formale ad opera del vescovo di Cremona Nicolò Sfondrati, l'8 marzo 1575.

In tale data un gruppo di diciannove laici chiede licenza al vescovo di istituire una confraternita "sub titulo Charitatis" che si sarebbe riunita nella chiesa dei SS. Giacomo e Vincenzo di Cremona, appartenente ai chierici regolari di S. Paolo, che erano in realtà i veri promotori della compagnia.

L'estrazione sociale dei membri era popolare e mercantile: infatti, non occorrevano particolari requisiti di censo per essere ammessi a far parte della compagnia, in cui sono presenti anche religiosi secolari e regolari, fra cui numerosi barnabiti, nonché un numero limitato di donne. La compagnia continua a riunirsi nel collegio dei SS. Giacomo e Vincenzo, per cui viene denominata Carità di S. Vincenzo, finchè, a seguito del lascito dei coniugi Giacomo Maria Lupi e Margherita Cauzzi, viene costruito nel 1675 - 1678 un oratorio, contiguo al collegio stesso. L'edificio consta di un locale più ampio per le congregazioni generali e di uno più piccolo per quelle dei reggenti ed è ornato con affreschi e sculture del Masserotti e del Bertesi.

La compagnia viene inglobata nell'Istituto generale elemosiniere cremonese il 16 giugno 1786. Negli ultimi anni si trova in condizioni di particolare disordine amministrativo, anche se detiene un patrimonio di 2.663 pertiche, per il quale risulta essere il terzo dei luoghi pii elemosinieri di Cremona. Possiede, infatti, due terreni chiamati entrambi la Carità, l'uno a Ossolaro, di 1.023 pertiche, con diversi diritti d'acqua sulle rogge Conta Somasca e Malcorrente, l'altro a Cansero e Isolello, di 640 pertiche; un altro terreno di 1.000 pertiche, denominato la Morta, a Pieve d'Olmi; vari appezzamenti per 200 pertiche circa in località Boschetto, Apostoli e fuori porta S. Luca; possiede inoltre i locali dell'oratorio e, infine, vari capitoli, livelli e legati attivi.

Lo statuto della compagnia ci mostra una struttura del luogo pio molto articolata.

Al vertice troviamo il vescovo o il suo vicario, in funzione di protettore, e un esponente dei barnabiti, designato dall'ordine, come rettore. Il governo effettivo è affidato a quattro ufficiali laici, i reggenti, e precisamente un presidente, un luogotenente e due consiglieri. A questi si affiancano due sindaci con funzioni di controllo amministrativo e di vigilanza sui membri della confraternita. Tutti questi insieme al segretario costituiscono il corpo degli ufficiali maggiori, che si riunisce almeno una volta alla settimana. Gli ufficiali laici vengono eletti dalla congregazione generale dei confratelli riuniti il 24 dicembre di ogni anno nel convento di S. Giacomo. I quattro reggenti nominano gli ufficiali minori, cioè i visitatori delle parrocchie, il tesoriere e il provveditore.

I visitatori hanno compiti molto ampi di vigilanza e assistenza sociale, individuando le persone bisognose di sostegno (infermi, poveri, orfani, fanciulle da marito prive di dote, persone senza fissa dimora), che vengono aiutate con i mezzi forniti dalle istituzioni di carità o dai privati e, in mancanza di altre risorse, con i mezzi stessi della compagnia. I visitatori segnalano inoltre alla compagnia l'esistenza di liti, soprattutto tra i poveri, che la stessa si preoccuperà di comporre. Tra gli altri compiti vi è quello di condurre nell'ospedale dei mendicanti quei poveri che siano inabili al lavoro, evitando che vadano per le strade a mendicare e, infine, quello di assicurare che nelle parrocchie non si svolgano giochi d'azzardo e non siano presenti prostitute o malviventi.

Malgrado la compagnia goda di mezzi limitati, si propone un programma caritativo molto ampio facendosi promotrice della fondazione di istituti di assistenza.

Nel 1575 il vescovo Sfondrati costituisce il luogo pio del soccorso o conservatorio di S. Raffaele, affidandone l'organizzazione alla compagnia. Nell'istituto dovrebbero trovare ricovero le peccatrici che intendano convertirsi, le malmaritate, i catecumeni, e le fanciulle pericolanti.

Poichè la casa acquistata dalla compagnia non è sufficientemente ampia da consentire la coabitazione separata di queste categorie di persone, lo Sfondrati la riserva alla custodia delle vergini e dei catecumeni. Nel 1595 la compagnia erige il conservatorio delle maddalene o delle malmaritate. Tutte queste notizie sono tratte dall'inventario di G. Politi, "Antichi...", vol. II, pp. LXXXIII - XCII.