Armadietto portavivande

Armadietto portavivande

Descrizione

Categoria: economia e ritualità domestiche

Tipologia: armadietto portavivande

Materia e tecnica: legno (taglio, scortecciatura, riduzione in assi, taglio, piallatura); legno (levigatura, intaglio, inchiodatura); vetro (fusione, riduzione in lastre, sabbiatura, raffreddamento, taglio, ); vetro (commettitura); ferro (stampo, trafilatura, taglio, piegatura, inchiodatura)

Misure: 50 cm. x 31 cm. x 70,4 cm.

Descrizione: Armadietto a forma di parallelepipedo rettangolo suddiviso al centro da un ripiano e dotato di anta apribile a vetro sabbiato con decorazioni floreali, incernierata sul lato destro e munita di pomello tondeggiante; la chiusura è a molla. In una delle due spalle laterali è inserito un telaietto al quale in origine era inchiodata la rete, ora mancante. L'altra sponda è mancante sia di rete sia di telaio. Due ganci autofilettanti sono avvitati al mobile e consentono la sua sospensione.

Notizie storico-critiche: G. B. Muzzi (2001, p. 25) riferisce che, in presenza di animali da allevamento, durante l'estate le mosche erano tante e invadevano tutti gli ambienti della casa, compresa la cucina.
A. Aondio e F. Bassani (1990, pp. 28, 35) affermano che nella müschiröla venivano riposti alimenti (soprattutto formaggi) pronti per essere consumati. Ricordano che ci si difendeva dalle numerose mosche attraverso due tipi di prendimosche (ciàpamósch): l'uno consisteva in un nastro viscoso, appeso al soffitto, sul quale rimanevano appiccicate; l'altro, più geniale, era formato da una semisfera di vetro con acqua e aceto in cui le mosche, che vi si infilavano, rimanevano prigioniere: per invogliarle a entrare si metteva alla base un po' di zucchero, da cui il proverbio "se ciapa pussê mosch cunt un cügiâ de zücher che cunt un segiun de asê".
Fonte di documentazione: 3

Collocazione

Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB

Credits

Compilazione: Sala, Annalisa (2010)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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