Arpie, Draghi, Drago coronato con coda a serpente

Ferrucci, Sandro (decoratore)

Arpie, Draghi, Drago coronato con coda a serpente

Descrizione

Autore: Ferrucci, Sandro (decoratore) (notizie sec. XX seconda metà)

Ambito culturale: ambito Italia Settentrionale, bottega falegname; Italia, Emilia-Romagna

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: carro agricolo

Materia e tecnica: legno (scolpito, intagliato e dipinto); ferro (battuto)

Misure: 160 cm x 360 cm x 115 cm (intero); Ø 70 cm (ruote anteriori); Ø 85 cm (ruote posteriori)

Descrizione: Carro agricolo reggiano-modenese con profilo caratteristico per le ruote anteriori sensibilmente più piccole delle posteriori così da dare al piano di carico una vistosa inclinazione in avanti verso il lungo timone al quale venivano aggiogati una coppia di buoi. Il peso a vuoto oscilla tra i cinque quintali e mezzo e i sei e mezzo con una capacità massima di carico, fissata dalla legge, di 24 o 25 quintali.
Carro di legno intagliato e dipinto a vivi colori. Sul frontale draghi e volute tengono al centro il cartiglio con la data 1913. Particolari interessanti sono la presenza di un grande drago nella freccia con corona metallica sulla testa e con coda che si trasforma in un altro serpente. Sullo scannello vaso di fiori con due figure fitomorfe alate affrontate (arpie con zampe di leone, testa di drago e lunghe lingue rosse profuse). Le ruote sono anch'esse dipinte con motivi di rombi.

Notizie storico-critiche: Il carro, costruito nel 1913 venne ridipinto da Sandro Ferrucci di Reggio Emilia detto "Bignè" nel 1970. Il carro fa parte della tachèda, la ricostruzione dell'apparato per ritirare la dote della sposa.
Secondo la mitologia i primi carri furono quelli degli dei: il carro di Cerere (colei che diede agli uomini il frumento) è trainato da due draghi alati (figura predominante del carro agricolo reggiano modenese); il carro di Nettuno da due cavalli marini (anche questa figurazione è frequente nei carri reggiani); il carro di Cibele da due leoni; il carro di Giunone da due pavoni; etc.
Assolutamente originario dell'Italia (Etruria) è il pesante carro agricolo da trasporto, il plaustrum, che presenta ruote massicce (tympana) con corte traverse al posto dei raggi. Il plaustrum, come il carro padano, porta sull'avantreno un terzo del carico e nel retrotreno due terzi del carico. Presenta notevole resistenza e stabilità, buona conservazione, facilità per il carico-scarico, agevole traino. Nel plaustrum come nel carro agricolo padano notiamo: un avantreno anteriore, un corpo di sala con due ruote ed un timone, una freccia che collega per tutta la lunghezza del carro le due sale, le sale: asse in legno e ferro sulle quali poggia il carro e nei due capi delle quali entrano e girano le ruote, il piano del letto che riceve e sopporta il carico, infine lo sterzo nella parte anteriore e girevole del carro.
Il carro del contadino era essenzialmente uno strumento di lavoro come la falce fienaia e l'aratro il cui uso però non conosceva limitazioni stagionali e momenti privilegiati d'utilizzo. L'uso vario e continuo ne faceva un oggetto particolarmente importante che richiedeva il rispetto di due fondamentali esigenze: da un lato doveva essere robusto e maneggevole, dall'altro doveva essere elegante e capace di soddisfare esigenze da parata.
Per il contadino esisteva un rapporto fra ostentazione del lusso decorativo e vita sociale: erano i carri agricoli ad assumere la funzione di strumenti di qualificazione sociale, poiché un carro riccamente decorato, per il suo alto costo, era segno di indubbia disponibilità di denaro ed era per il suo possessore segno tangibile di una raggiunta posizione economico-sociale che lo staccava dalla categoria dei braccianti, dei lavoratori a giornata privi di altri mezzi di sostentamento al di fuori delle proprie braccia. Il contadino possessore di un carro aveva anche la forza animale per trainarlo (buoi in genere) e dunque possedeva un capitale da investire nella lavorazione della terra: poteva allora aspirare ad entrare nella schiera dei mezzadri o degli affittuari o, più raramente, dei piccoli proprietari. Oltre alla funzione di capitale economico il carro veniva contemporaneamente ad assumere all'interno della società contadina il medesimo valore acquistato oggi dall'automobile o dalla motocicletta di grossa cilindrata.
I carri agricoli Padani sono ornati con elementi decorativi legati al sostrato culturale folklorico (maledizioni) o con figure di Santi protettori dell'attività del contadino. Queste figure rivestono una duplice funzione: da un lato sono utilizzate con funzione estetica, vale a dire per abbellire il carro secondo canoni di gusto variabili e legati all'ambiente di riferiemnto; dall'altro hanno un valore apotropaico, rivestono cioè una funzione magico-religiosa e protettiva. Tra gli elementi ricorrenti si trovano draghi, serpenti, cani, galli, Santi e Madonne.

Collocazione

San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano

Credits

Compilazione: Massari, Francesca (2013); Rebecchi, Matteo (2013)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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