Battiburro

Battiburro

Descrizione

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: battiburro

Materia e tecnica: legno (taglio, scortecciatura, sgrossatura, levigatura)

Misure: 6 cm x 49 cm x 2,5 cm (intero)

Descrizione: Assicella a sezione rettangolare, munita di manico cilindrico.

Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1980, vol. I, p. 34) informa che il burro estratto dalla zangola veniva dapprima impastato per espurgare tutto il latticello e, quindi, modellato in panetti del peso di diversi chilogrammi, detti "balle del burro". Quest'operazione veniva soltamente compiuta mescolando e sbattendo il burro in un secchiello di legno, oppure battendolo con un'assicella rettangolare o con un pezzo di legno munito di manico, il battiburro. Esso poteva presentare dei rilievi con i quali si imprimevano sulla superficie dei motivi ornamentali. Questi ultimi potevano anche essere ottenuti per mezzo di appositi bastoncini
("recamadüre") o con un rullo di legno intagliato ("rigadùr dèle bàle").
G. Sebesta (1991, pp. 486-490) scrive che la pasta di burro veniva premuta, manipolata con forza e strizzata sollevandola e gettandola violentemente sul piano. La bontà del burro (botér) dipendeva dalla totale eliminazione del latticello. Fino agli anni Cinquanta del XX secolo, la pasta di burro veniva divisa in blocchi del peso di cinque o dieci chilogrammi. Questi venivano poi ridotti in pani (bàle dèl botér) che erano sistemati in apposite conche di legno atte a dare loro la forma. Si realizzavano invece a forma di parallelepipedo battendo la massa burrosa con due palette munite di manico ed opposte, atte a formare prima le facce laterali e, poi, quella superiore, colpendo dall'alto verso il basso. A questo punto, i pani venivano strisciati con apposite spatole di legno, solcate da fitte scanalature. Altre "segnaröle" erano formate da un piccolo cilindro ligneo dalla testa intagliata a punzone, munito nella parte opposta di un rullo folle decorato da incisioni. Muovendolo a pressione lungo i fianchi del panetto, ve ne restava impresso il motivo decorativo. La faccia superiore del panetto era infiorata a proprio gusto. I reggitori delle cascine vi imprimevano motivi floreali, zoomorfi, religiosi, cuoriformi, a cui aggiungevano le iniziali del proprio nome e cognome. Dopo il 1850, vennero in uso gli stampi del burro, costituiti da blocchi di legno a forma di parallelepipedo, muniti di un robusto manico, entro i quali venivano incisi fiori, mucche, iniziali e scritte, mentre le pareti laterali erano rifinite a scanalature. Alcuni erano scomponibili, ma tenuti insieme da morsetti fissi, pioli, cerniere metalliche. Immerso lo stampo nell'acqua fredda, il cascinaio vi collocava la pasta, premendola con le dita per eliminare i vuoti e lasciandola emergere per qualche millimetro. Con una spatola, rifiniva a piano perfetto la forma. Con un colpo deciso, rovesciava lo stampo e lo batteva sul tavolo per staccarne la pezza. Laddove la produzione di burro era elevata, una o più volte alla settimana i pani venivano trasferiti a valle. Venivano avvolti in foglie e riposti in un cesto a base quadrata che poggiava su un'asse orizzontale unita ad un'asse verticale, munita di bretelle per infilarvi le braccia. Altrove, il trasporto avveniva per mezzo di muli o mediante delle ceste appoggiate ai bilancieri.
Fonti di documentazione: 3

Collocazione

Mairano (BS), Museo della Civiltà Contadina "Dino Gregorio"

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2010)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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