Biblioteca Comunale Laudense, Lodi (LO)
Tipologia: biblioteca
Indirizzo: Corso Umberto 69 - Lodi (LO)
Ente proprietario: Comune di Lodi
Sito web
La Biblioteca Comunale Laudense trae le sue origini dalla antica biblioteca della congregazione dei Padri dell’Oratorio o Filippini che, insediati a Lodi già dal 1622, avevano stabilito la loro sede nel convento di San Filippo adiacente all’omonima chiesa. Aperta al pubblico nel 1792 e dichiarata di proprietà della città di Lodi nel 1802, è stata il principale istituto di conservazione delle raccolte librarie, archivistiche e documentarie della città di Lodi. Oggi la biblioteca assolve al duplice compito di istituto di conservazione e di biblioteca di pubblica lettura.
[recentemente ristrutturata in parte-da completare]
Profilo storico
La Biblioteca comunale laudense ha sede nell’’ex convento di San Filippo che, sino alla Rivoluzione francese fu, con la chiesa attigua, sede della congregazione dei Preti dell’Oratorio o Filippini, fondata a Roma nel 1575 da San Filippo Neri, e stabilitasi in Lodi fin dal 1622. I primi oratoriani, acquistato nel 1639 lo stabile sull’area attuale lo adattarono per loro uso e terminarono i lavori con la costruzione della chiesa di San Filippo nel 1645. Nel 1740 gli architetti lodigiani Sartorio sono incaricati di demolire lo stabile e la chiesa che ospitavano i Padri da quasi un secolo e l’anno stesso s’inizia una nuova costruzione. La realizzazione del complesso, nelle sue singole parti, prosegue sino al 1758, anno in cui viene terminata la grande sala a volta che ancora oggi ospita la Biblioteca e che il Ferrari decora con la “Gloria di San Filippo”. Nel 1765 sono terminati anche i grandi armadi in noce della sala che si alzano per ben 8 metri e le cui parti di ornato sono dovuti al Cavanna, celebre intagliatore dell’epoca. L’edificio rimarrà poi incompiuto a causa di sopraggiunte difficoltà economiche e politiche.
Il ricco patrimonio conservato nella “libreria” con la sua dotazione di manoscritti, incunaboli, cinquecentine, carte geografiche atlanti e un fondo antico di circa diecimila volumi, dalla storia alla teologia, dalla medicina al diritto è eredità della colta congregazione dei Filippini che dedicò sempre particolare cura in paraticolare alle scienze letterarie ed alle scienze storiche e accolse e acquisì nel tempo numerose raccolte pubbliche e private della città e del territorio.
A seguito della dichiarazione di pubblica utilità datata 12 marzo 1791, nel 1792, dopo lunghe trattative con il governo austriaco, la biblioteca venne effettivamente aperta al pubblico; primo bibliotecario fu il padre filippino Giovanni Bricchi.
L’arrivo a Lodi delle truppe francesi nel maggio 1796 costrinse i frati filippini a cessare ogni attività e così la “libreria” rimase chiusa finché, nel settembre del 1798, la Municipalità di Lodi, con apposita “grida”, la riaprì al pubblico. Come effetto delle soppressioni francesi, vennero consegnati alla Laudense i volumi già dei conventi dei Cappuccini di Caravaggio, degli Olivetani di San Cristoforo e degli Agostiniani di Sant’Agnese di Lodi.
Nel 1802 la libreria degli ex Filippini veniva dichiarata proprietà della città di Lodi e a dirigerla venne chiamato il dottor Clodoaldo Fugazza, primario dell’Ospedale Maggiore di Lodi, che avviò un lavoro di riordino e incremento del patrimonio. Le ultime soppressioni napoleoniche del 1810 portarono tra l’altro alla Laudense buona parte del patrimonio dei minori osservanti di san Francesco, dei Somaschi e dei Barnabiti di San Giovanni alle Vigne. Tra i successivi bibliotecari spiccano i nomi di Agostino Bassi, scienziato pioniere della batteriologia, l’abate Luigi Anelli membro del Governo provvisorio della Lombardia nel 1848 per la provincia di Lodi e Crema, lo storico e dantista Giovanni Agnelli e Giovanni Baroni che, direttore dal 1926, diede notevole sviluppo alle raccolte della Biblioteca.
E’ degli anni Cinquanta la prima ristrutturazione complessiva dell’intero edificio, la definizione degli spazi museali e la risistemazione delle raccolte librarie in un nuovo magazzino che ha ospitato fino ad oggi tutto il patrimonio moderno e soprattutto le nuove acquisizioni notevolmente implementate soprattutto a partire dagli anni Settanta e Ottanta. A partire da questi anni la biblioteca muta sostanzialmente la sua fisionomia ampliando i servizi al pubblico propri di una biblioteca di pubblica lettura e iniziando un processo di diversificazione degli spazi destinati ai diversi fondi e raccolte.
Nel 1987 sono stati trasferiti nella sede di Via Fissiraga i fondi archivistici comunali ospitati dal 1955 ed è stata istituita la Sezione separata dell’archivio storico oggi Archivio storico comunale.
Attualmente sono in corso nuovi lavori di risistemazione degli spazi che, in attuazione del progetto di trasferimento delle raccolte museali nella nuova sede della ex Cavallerizza già Chiesa di San DOmenico, verranno interamente resi disponibili per il patrimonio librario e i servizi al pubblico.
Patrimonio
Il nucleo originario della biblioteca storica risale all’antica biblioteca dei Filippini il cui patrimonio bibliografico era costituito soprattutto inizialmente da manoscritti di autori lodigiani per lo più filippini, tra cui Defendente Lodi canonico della metà del Seicento cui si deveno a le opere più rilevanti dell’erudizione lodigiana.
La biblioteca incamerò fin dalla sua fondazione alcune piccole biblioteche di ordini minori e acquisì, in tempi e modi diversi, parti sia dell’antica Biblioteca capitolare che della Biblioteca del tempio dell’Incoronata, fondata nel 1511; con lo smembramento di quest’ultima alla fine del seicento, la biblioteca dei filippini venne in possesso di importanti opere, fra cui alcuni codici e un notevole numero di incunaboli e cinquecentine appartenuti al teorico musicale e compositore Franchino Gaffurio (Lodi 1451-Milano 1522) con annotazioni autografe.
Gli interventi ottocenteschi e quelli successivi distrussero l’unità originaria dei vari fondi, dissolvendoli prima nel fondo antico poi integrandoli con le acquisizioni moderne con collocazione a magazzino o in serie separate con diversi criteri.
In questo modo sono confluite nel catalogo generale le seguenti raccolte costituite in seguito a donazioni che conservano gli inventari manoscritti redatti al momento dell’ingresso in biblioteca:
- Fondo Barni
- Libreria Giovanni Baroni
- Libreria Guido Chiverny
- Fondo Gemello Villa
- Fondo latte-latticini
Il patrimonio della Biblioteca è attualmente composto complessivamente da circa 85.000 volumi facenti parte del fondo moderno, circa 11.000 volumi appartenenti al fondo antico, di cui 600 manoscritti, 132 incunaboli, 1.800 cinquecentine e 8.500 edizioni dal XVII al XVIII secolo, 150 periodici correnti e circa 200 periodici cessati tra cui 60 testate di periodici lodigiano dell’Ottocento.
Tra i fondi più significativi:
- Fondo antico. Con questa denominazione si fa riferimento al nucleo originario della biblioteca dei filippini che, accresciuto nel tempo da ulteriori donazioni e acquisizioni, è stato il patrimonio costitutivo della Biblioteca comunale laudense. I volumi a stampa dei secoli XVI e XVIII sono conservati nella antica libreria che si è mantenuta nel tempo nelle forme e nello stato originale così come lo stato di conservazione generale è sostanzialmente buono. Ne esiste un catalogo manoscritto in quattro volumi compilato agliinizi del Novecento e successivamente aggiornato con le nuove collocazioni. Manoscritti e incunaboli sono conservati separatamente e di essi esistono rispettivamente un catalogo manoscritto a volume e un catalogo schede mobili manoscritte compilati dagli anni Cinquanta e successivamente aggiornati. I volumi del XIX secolo sono confluiti nel deposito del fondo moderno e nel catalogo generale. In realtà la ricostruzione della biblioteca dei Filippini nel corso della sua storia non è ancora stata scritta mentre ne emergono saltuariamente delle tracce da note manoscritte, antichi cataloghi, ex libris, citazioni di studiosi etc.
- Fondo corali Pallavicino. Si tratta di sei codici liturgici miniati della seconda metà del XV secolo donati dal vescovo di Lodi, marchese Carlo Pallavicino nel 1495 al capitolo della Cattedrale. I volumi facevano parte del cosiddetto “Tesoro di San Bassiano”, costituito da preziosi arredi di chiesa. Nel 1796 i Francesi incamerarono e portarono in Francia la raccolta che fu poi restituita in parte alla città nel 1869. I corali erano in tutto undici, più un breviario miniato. Nel 1872 la Fabbriceria della cattedrale ne alienò sei, ora appartenente alla PIerpont Morgan Library di New York. La Biblioteca comunale laudense, cui il fondo pervenne nel 1869 in seguito a permuta tra Comune Capitolo ne conserva la parte più notevole sia per lo stato di conservazine che per il valore artistico. Si tratta di cinque antifonari e del breviario del vescovo; le miniature del testo e di quest’ultimo e una pagina a figuraizone intera con “La gloria dei santi” sono di Francesco di Castello; altre sei pagine interamente miniate sono di artisti appartenenti alla scuola lombarda di Cristoforo de Predis
- Fondo clichés. La raccolta dei clichès conserva circa 1600 lastre metalliche utilizzate per la riproduzione fotografica di disegni e fotografie. Essi riguardano temi diversi, nella maggior parte inerenti Lodi e il territorio limitrofo. Sui clichès sono impressi cedute, carte topografiche, ritratti di personaggi illustri lodigiani, il Museo civico e mostre tenutesi a Lodi, monumenti e ceramiche lodigiane, fiere del latte e altor ancora. Il fondo è stato inventariato; esiste un elenco manoscritto compilato nel 1960, ordinato alfabeticamente per soggetti, ordinato alfabeticamente; inoltre ci sono raccoglitori ad album con stampe e ritalgi di giornale tratti dai clichés
- Fondo musicale – Il fondo è stato composto in tre sezioni: musiche anteriori al 1800 a stampa raccolte in una miscellanea di 15 unità, 115 manoscritti musicali e 313 spartiti musicali posteriori al 1800 a stampa.
- Fondo Maria Cosway. Il fondo, probabilmente proveniente dal Collegio delle dame inglesi fondato dalla nobildonna consta di una raccolta di stampe, miniature e disegni di Maria e Richard Cosway celebre miniaturista, e della sua corrispondenza privata.
- Fondo manoscritti. Il fondo comprende circa 500 codici e 18 buste contenenti i carteggi e copre un arco temporale che va dal XIII all’inizio del XIX secolo. Vi sono confluiti in seguito le raccolte degli ordini soppressi, acquisti e donazioni fatte nell’ottocento e novecento. Ne fanno parte 18 buste di carteggi alcune delle quali a loro volta raccolte in una busta di “autografi”.
- Fondo Ada Negri. Il fondo, che va dal XIX al XX secolo, si è costituito a partire dalla metà degli anni 60 grazie a donazioni diverse in tempi successivi; comprende lettere autografe, documenti personali, scritti autografi della poetessa e ritagli di giornali. In particolare la corrispondenza con Ettore e Ada Patrizi, Nino Podenzani, Federico Binaghi, Elvira Rosa, Giuseppe Fè e Angelina Basoni Fè.
- Biblioteca storica dell’Ospedale Maggiore. La libreria storica dell’Ospedale maggiore è stata depositata presso la Laudense nel 1993; il fondo è costituito da 2.008 volumi dal XVI al XIX secolo per lo più di argomento medico. Il fondo è in attesa di catalogazione e non è accessiible al pubblico.
- Fondi Pio Istituto per sordomuti san Gualtiero. Si tratta di circa trecento volumi dei seocli XIX e XX tra monografie e periodici specializzati nella didattica per sordomuti.
- Libretti d’opera. Il fondo comprende una collezione di libretti d’opera, dei quali una parte donata da Giovanni Baroni, relativa agli spettacoli tenuti in diverse stagioni teatrali a Lodi. Si tratta di 397 libretti che vanno dal XVIII al XX secolo. La raccolta include drammi giocosi in musica, farse in musica e cantate.
La storia locale è testimoniata in tutte le sezioni e fondi di cui è costituito il patrimonio librario dai manoscritti, ai fondi antichi a stampa, agli opuscoli lodigiani, ai libretti d’opera, ai periodici dell’Ottocento, alle raccolte moderne fino alla letteratura grigia contemporanea. Sono presenti autori, editori, temi ed eventi legati alla storia politica e culturale della città dalle origini a oggi.
Sede
Ex Convento di San Filippo
La Biblioteca Laudense è collocata nell’ex convento dei Filippini, testimonianza e uno dei migliori esempi del barocchetto lombardo, opera degli architetti lodigiani Michele e Piergiacomo Sartorio discepoli del Veneroni; dal 1876 aal 2010 ha ospitato anche il Museo Civico di Lodi.
L’edificio, che fa parte di un complesso vasto e articolato comprendente l’adiacente chiesa di San Filippo, venne costruito tra il 1740 e il 1767 con larghezza di mezzi, combinando le esigenze dell’ordine dei chierici regolari dell’oratorio con l’impianto di un palazzo nobiliare. Pur essendo cambiata la destinazione degli ambienti a seguito della soppressione dell’ordine avvenuta nel 1796, le strutture fondamentali e, in particolare all’interno, notevoli elementi della decorazione settecentesca, si conservano sostanzialmente inalterati.
La facciata attuale è l’unico eseguito dei due avancorpi che nel progetto originario avrebbero dovuto racchiudere la facciata vera e propria mai completata.
Il palazzo è un corpo di fabbrica a due piani su tre lati, che ingloba un giardino. Al piano terreno due corridoi perpendicolari formano gallerie e un portico su colonne binate; uno scalone a doppia rampa con ringhiera in ferro battuto, raffinato lavoro di battiferro locali del sec. XVIII porta al piano nobile. Nell’ala settentrionale, sopraelevata di un piano con torretta belvedere, si trovano due locali fastosi: la cappella dell’Oratorio, chiamato in seguito salone dei Notai poichè dal 1805 vi fu accolto l’archivio notarile della Provincia di Lodi, con volta affrescata da Carlo I. Carloni, e la Biblioteca con volta affrescata da Federico Ferrari (1764); entrambi gli affreschi rappresentano “La Gloria di San Filippo Neri”.
Il salone della biblioteca conserva le scaffalature e le eleganti porte in noce intagliate dall’ebanista Girolamo Cavanna terminate nel 1765 e custodisce il fondo librario antico della Biblioteca laudense. Sempre sul piano nobile si trova l’ala su cui si aprivano le undici celle del convento e che dall’ultima ristrutturazione del 1958 ha ospitato la Pinacoteca.
L’attuale progetto di ristrutturazione del complesso che al termine dei lavori sarà sede solo della biblioteca, tende a ripristinare in parte percorsi, scorci, aperture, elementi architettonici e decorativi dell’impianto originario.
Al piano terreno contiguo e, prospiciente Via Fanfulla, l’Oratorio di San Paolo della Confraternita di San Paolo soppressa nel 1775, presenta decorazione a stucchi ed affreschi di ignoto del 1764.
Bibliografia
- Beltrami A., La Congregazione dell'Oratorio a Lodi : il complesso di San Filippo Neri tra Sei e Settecento, tesi di laurea, Milano, 1993, relatore M. L. Gatti Perer
- I fondi speciali delle biblioteche lombarde, II: Province di Bergamo - Brescia - Como - Cremona - Lecco - Lodi - Mantova - Pavia - Sondrio - Varese. Censimento descrittivo, a cura dell'Istituto lombardo per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, introduzione di M. Soresina, Milano, Editrice Bibliografica, 1998
- Grapelli C., La biblioteca civica di Lodi negli anni della direzione di Giovanni Agnelli e Giovanni Baroni (1894-1949), tesi di laurea, Milano, 2001, relatore G. Montecchi
- Grassi L., Province del Barocco e del rococo. Proposta di un lessico biobibliografico di architetti in Lombardia, Milano, Ceschina, 1966
- Lodi. La storia. Dalle origini al 1945, Lodi, Banca Popolare di Lodi, 1989
- Oldrini G., La Biblioteca laudense, in "Archivio storico lodigiano", a. XXXIX (1920), 1920
- Vignati L., Codici della Biblioteca comunale Laudense: contributo ad un catalogo (secoli XIII – XV); , tesi di laurea, Milano, 1993, relatore M. Ferrari
- Albesano S., A carte scoperte. Repertorio dei fondi letterari lombardi del Novecento. Archivi di persona, a cura di Silvia Albesano, Milano, Officina Libraria, 2009
- Cremascoli L., Lettere di Ada Negri nella Biblioteca Laudense, in "Archivio Storico Lodigiano", 1954/1, pp. 19-40, Lodi, 1954
Ultimo aggiornamento: 19 dicembre 2017 [Claudia Corvi]