Museo Il Maglio Averoldi, Ome (BS)

Tipologia: museo
Indirizzo: Via Maglio, 51 - Ome (BS)
Ente proprietario: Comune di Ome

Immagine

Nel 1994 il Maglio Averoldi è stato riconosciuto unica e importante testimonianza dell'arte del "bruzafër", ossia la tecnica di lavorazione del ferro in attrezzi e elementi d'arredo un tempo assai diffusa in Franciacorta.
Sedimentata nel tempo attorno alla figura di Andrea Averoldi, uno degli ultimi "bruzafèr", artigiani fabbri della Franciacorta, e "maér", maestri forgiatori, la raccolta costituisce un vero e proprio "archivio di memorie".
Una peculiarità del luogo risiede soprattutto nel fatto che la lavorazione non è puramente evocata, ma rivive grazie a periodiche dimostrazioni svolte nella fucina da esperti artigiani capaci di far rivivere l'antica tecnica della fabbricazione di lame in "acciaio damasco". Estranea alla produzione degli Averoldi, questa attività dimostrativa, che caratterizza la fucina fin dalla sua musealizzazione, ha reso noto il Maglio all'estero in occasione di numerose mostre internazionali.


Profilo storico

Acquistato dal Comune nel 1997, il basso edificio in pietra è stato restaurato e le macchine rimesse in funzione in occasione dell'apertura al pubblico nel 1999. Oltre alla data 1430, un tempo visibile su una parete esterna dell'edificio, è un documento del 1556 ad attestare l'esistenza di un "mulino della Grotta", mentre sul maglio si soffermano alcuni documenti del Settecento, epoca nella quale si producono "ferri minuti" da identificare con piccoli attrezzi. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, proprietaria del Maglio diventa la famiglia Averoldi, che con tre lavoranti si dedica alla fabbricazione di attrezzi agricoli. Dagli anni Cinquanta la produzione di attrezzi agricoli è proseguita fino al 1984 con Andrea Averoldi, affiancato dalla moglie Aldina Barbi, tuttora ricordato con l'appellativo di "maèr", maestro nell'arte di forgiare il ferro al maglio.
Il numero di oggetti e macchinari è stato incrementato nel Novecento grazie a numerose acquisizioni, in particolare negli anni tra la cessazione dell'attività lavorativa, nel 1984, e la musealizzazione, intrapresa dopo che nel 1997 gli eredi di Andrea Averoldi donarono al Comune di Ome la fucina completa del corredo di attrezzi da lavoro, molti dei quali realizzati dallo stesso Averoldi.


Patrimonio

Il corredo di macchinari e attrezzi che costituisce la collezione del Museo Il Maglio Averoldi, è composto da diverse tipologie di oggetti ancora oggi funzionanti, tra cui il maglio idraulico, la tromba idroeolica lapidea, il sistema di pulegge con ruote a denti lignei, mole e trapani. Accanto a questi trovano posto zappe, cerchioni per le botti di vino, mannaie, componenti di aratro e numerosi strumenti di lavoro realizzati dal "maér" Andrea Averoldi. La raccolta si offre come un catalogo di oggetti preindustriali fortemente correlato all'economia contadina locale. Particolarmente degna di nota è la zappa a due punte, comunemente detta "zappa con le corna", unica testimonianza della produzione tradizionale della fucina, la cui specialità era proprio la produzione di zappe. La collezione permanente comprende inoltre alcuni straordinari pezzi di lame in acciaio damasco, realizzate con un'antica e raffinata tecnica per mezzo della quale il metallo incandescente viene ripetutamente ripiegato su se stesso. Questa lavorazione conferisce non solo robustezza alla lama, ma anche un aspetto particolare che ricorda i disegni e le sfumature dei tessuti damascati e che di ogni spada o coltello fa un pezzo unico.


Sede

Ad oggi la fucina mantiene la sua fisionomia originaria: accanto al maglio si trovano ancora l'incudine, la tromba idroeolica, la mola e una vasta serie di attrezzi che Andrea Averoldi, l'ultimo fabbro attivo in questa sede fino agli anni Ottanta del Novecento, ha usato per anni, e che, collocati in numero considerevole sulla parete maggiore del locale, costituiscono un tratto suggestivo dell'allestimento museale a piano terra. Qui l'organizzazione dei materiali, determinata dal posizionamento e dalla sequenza delle macchine, segue naturalmente il ciclo produttivo. Il percorso prosegue quindi al primo piano, allestito con pannelli informativi sulle operazioni della forgiatura che permettono di apprezzare appieno la testimonianza rappresentata da questo museo, che ancora risuona dei colpi del maglio e delle voci dei forgiatori.


Bibliografia

credits
Barbara d’Attoma, Scheda SIRBeC LDC 2011, 2014
Barbara d’Attoma, Scheda SIRBeC/COL 2014
Alessandra Vertechy - Cura redazionale e revisione testi per il web


Ultimo aggiornamento: 18 gennaio 2018 [cm]

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