Museo "Louis Braille" - Istituto dei Ciechi, Milano (MI)

Tipologia: archivio, biblioteca, museo
Indirizzo: Via Vivaio, 7 - Milano (MI)
Ente proprietario: Istituto dei Ciechi di Milano
Sito web

Immagine

La densa storia dell’Istituto dei Ciechi ha dato vita ad un interessante patrimonio storico-artistico che trova un’analogia, nel fitto mosaico degli istituti di assistenza e beneficenza della Milano tra Ottocento e Novecento.
Il Museo “Louis Braille”, come emerge dal Regolamento, si qualifica come un’istituzione culturale, educativa e scientifica permanente, finalizzata a conservare e promuovere la conoscenza delle proprie collezioni presso l’utenza specializzata e il più ampio pubblico, con particolare attenzione all’utenza diversamente abile.
Il Museo si propone, inoltre, come centro di ricerca e di stimolo sulle attività e sulle finalità dell’Istituto dei Ciechi di Milano, rappresentando e interpretando il suo patrimonio storico-artistico e la sua produzione tecnico-scientifica attraverso un moderno linguaggio museografico e attraverso programmi educativi e divulgativi (mostre, pubblicazioni, opuscoli, materiali didattici, sito).

[Autore scheda: Maria Canella]


Profilo storico

La storia dell’Istituto dei Ciechi di Milano, pur rientrando nel più ampio e complesso quadro delle vicende degli istituti di assistenza e beneficenza della realtà ambrosiana, possiede alcune caratteristiche peculiari che ne rendono necessario un attento studio fin dalle origini.
L’Istituto venne fondato nel luglio 1840 (secondo in Italia dopo quello di Padova) da Michele Barozzi, il quale già da qualche anno progettava di creare un’istituzione per i bambini non vedenti. Nel 1840 Barozzi, che dirigeva la Pia Casa d’Industria, in essa raccolse e ospitò i due primi bambini, dipinti nel noto quadro raffigurante la fondazione dell’Istituto. L’anno seguente i bambini, saliti a dodici, vennero spostati nella Casa d’Industria di S. Marco; nel 1855 gli ospiti erano divenuti una cinquantina e si era resa necessaria la ricerca di una nuova sede autonoma. Grazie alla generosità del conte Sebastiano Mondolfo venne allestito un moderno convitto, adeguatamente attrezzato, in corso di Porta Nuova.
Alla morte di Barozzi nel 1867, Mondolfo assunse la direzione dell’Istituto, con il programmatico intento di dare al recupero dei non vedenti un carattere sistematico e costruttivo, “così che fosse loro possibile di inserirsi, un giorno, con profitto e dignità, nel grande, complesso mondo dell’attività creatrice”. Sei anni dopo, alla morte del conte Mondolfo, la direzione venne assunta da Francesco Zirotti che condusse a termine la realizzazione dell’Asilo Mondolfo in corso di Porta Nuova e che lasciò nel testamento i fondi destinati alla costruzione di un laboratorio per l’istruzione e l’avvio al lavoro dei ciechi poveri di età adulta. Il Laboratorio Zirotti venne realizzato nel 1884 in via Cernaia con criteri di estrema modernità.
Le tre istituzioni (l’Istituto dei ciechi, l’Asilo Mondolfo e il Laboratorio Zirotti) cominciarono molto presto ad ottenere significativi risultati quali l’adozione del sistema Braille nel 1864 (primi in Italia), la partecipazione all’Esposizione del 1881 e le manifestazioni dell’orchestra dell’Istituto a Torino, Londra e Parigi. Nell’ottobre 1892 l’Istituto lasciava la sede di corso di Porta Nuova per trasferirsi nell’attuale di via Vivaio.
Nel 1910 monsignor Luigi Vitali, in qualità di direttore, inaugurava il nuovo asilo per i bambini dai quattro agli otto anni. Nel 1925 monsignor Pietro Stoppani, successore di monsignor Vitali, inaugurava la Casa Famiglia per donne adulte non vedenti. In questi anni l’Istituto assolse, tra l’altro, al grave compito del reinserimento di persone cieche vittime della prima guerra mondiale.
Nel 1926 l’Istituto dei Ciechi venne dichiarato istituto scolastico e posto alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1933 le scuole vennero parificate. Nel 1939 sorse la Scuola di avviamento professionale per ciechi che veniva ad assorbire i laboratori di vimini, falegnameria e maglificio. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale l’Istituto venne evacuato nel Varesotto, occupato dal comando alleato e finalmente restituito alle sue funzioni nel 1946. Nel 1958 vennero aperte due nuove scuole a carattere sperimentale dedicate alla lavorazione dei tappeti e al massaggio.
Nel secondo dopoguerra l’Istituto riprende la sua opera di educazione e insegnamento per i non vedenti, intrecciando stretti e proficui rapporti con altri enti nazionali e internazionali e mantenendosi all’avanguardia nella ideazione, produzione e diffusione di tecniche d’insegnamento, strumentazione, oggetti e libri.


Patrimonio

Come emerge dai numerosi saggi e dal ricco apparato iconografico del volume "Luce su luce" edito nel 2003, che ne ricostruisce le vicende dalla sua fondazione ad oggi, da molti anni l’Istituto dei Ciechi di Milano si è impegnato nella valorizzazione della propria storia e del proprio patrimonio storico, documentale e artistico. L’Istituto, fondato nel 1840, possiede infatti, grazie agli eventi e ai personaggi che ne hanno caratterizzato la storia, un eccezionale patrimonio artistico, archivistico, librario e museale, che lo rendono uno dei più interessanti sistemi culturali complessi presenti a Milano e in Lombardia.
Tuttavia, proprio la complessità e la ricchezza di tale patrimonio necessitano un intervento diversificato e condotto con molteplici competenze al fine di conservarlo, inventariarlo e renderlo fruibile per la vasta utenza milanese e lombarda.
Il patrimonio storico-artistico del Museo è ospitato nella sede di via Vivaio, arricchita da apparati decorativi ed eleganti mobili d’epoca. Gli stucchi e le decorazioni delle sale di rappresentanza sono opera infatti di maestranze di alto livello scelte dallo stesso Giuseppe Pirovano.
In particolare il salone dei concerti e la chiesa, vennero decorati dai pittori Celso Stocchetti e Ferdinando Brambilla, entrambi insegnanti all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Il patrimonio storico-artistico del Museo è costituito da diverse collezioni:

  • opere d’arte
  • raccolta di strumenti tiflologici
  • raccolta di strumenti musicali
  • archivio storico
  • archivio fotografico
  • biblioteca

Sede

Istituto dei Ciechi

Nel 1892 l’Istituto lasciava la sede di Porta Nuova per trasferirsi in quella attuale di via Vivaio. La costruzione dell’edificio, fortemente sostenuto da monsignor Luigi Vitali, venne affidata all’architetto Giuseppe Pirovano, che lo progettò su modello dell’istituto dei ciechi di Parigi, dandole una veste architettonicamente adeguata al nuovo volto e stile della città.
Il nuovo edificio prevedeva un corpo centrale, occupato interamente dal salone dei concerti e dalla chiesa, e due corpi laterali simmetrici, che si affacciano su due cortili porticati suddivisi a loro volta in due da un’elegante loggia. Un modello tipologico-architettonico, ancora oggi rintracciabile, che teneva conto delle necessità didattiche e sociali della comunità, tra le quali la possibilità di ospitare comodamente i laboratori e le aule per lo studio della musica, e al tempo stesso garantire la netta separazione tra settore maschile e femminile.
La centralità attribuita alla musica, sia come didattica che come intrattenimento concertistico, determinò le forme architettoniche della nuova costruzione, che aveva il suo fulcro nel salone dei concerti. Riccamente decorato e dotato di un grande organo, il salone era infatti abitualmente destinato ad ospitare concerti tenuti dagli allievi dell’Istituto e aperti ad un pubblico esterno, del quale facevano parte anche i numerosi benefattori dell’ente.
Nel 1910 veniva inaugurato nella stessa area di via Vivaio l’asilo infantile Vitali, destinato ad ospitare i bambini dai quattro agli otto anni. Presso l’asilo i bambini, sottratti spesso a condizioni familiari disagiate, ricevevano vitto, alloggio e un’istruzione che seguiva il metodo di educazione sensoriale ideato da Maria Montessori.
Nel 1925 la sede dell’istituto si ampliò ulteriormente con la costruzione di un edificio atto ad accogliere la Casa Famiglia per donne adulte non vedenti, generalmente penalizzate rispetto agli uomini nell’inserimento nel mondo del lavoro.
Oggi l’Istituto, non più destinato ad assolvere alla funzione di accoglienza e all’istruzione dei giovani non vedenti, ormai integrati nel sistema scolastico nazionale, si presenta come un’istituzione aperta, volta a potenziare e rinnovare le professionalità esistenti in campo tiflologico, e a trasferire risorse, strumenti e competenze sul territorio.
Per la sede di via Vivaio si è aperta dunque una nuova stagione ricca di eventi che invitano la città alla scoperta e all’incontro con la realtà del non vedente.


Bibliografia

  • Luce su luce. L'impegno della solidarietà dalla carità alla scienza, a cura di Marco G. Bascapè, Maria Canella, Sergio Rebora, Milano, Silvana Editoriale, 2003

Collegamenti


Ultimo aggiornamento: 5 febbraio 2020 [Claudia Corvi]

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