Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum da 16 giugno 1589 a 15 giugno 1590 16 23 agosto 1589; 4 21 gennaio 1590

Persone
Domenica moglie di Gervasio Salvadori di Furva
Procedimento giudiziario
Caterina del Gimello contro Margherita Salvadori, per aggressione (16 agosto 1589 - 21 gennaio 1590; 21 gennaio 1590)

Caterina del Gimello querela Margherita Salvadori che, in Magliavacca, l'aggredì, picchiandola violentemente. Margherita e la madre Domenica asseriscono di essere state altrettanto picchiate e inoltre, aggiunge Domenica, di essere stata ingiuriata col dire che fosse putana e stria e che avesse fatto morire una mucca, lasciando intendere che si fosse servita per ottenere questo di arte malefica.

1589. Die dominico (a) 16 augusti.

Coram dominis offitialibus etc., comparuit Catharina filia quondam Johannini del Gimello et dedit securitatem manutenendi pacem et treguam secundum Statutum ac manutenendi infrascriptam accusam et solvendi si erraverit contra Margaritam filiam Gervasii Johannis Salvatoris et pro ea fideiussor fuit Nicolaus Suatt, (1) caniparius, obligando in totum etc.

Tenor cuius accuse talis est: Hoggi sendo in Magliavacha, (2) de là del pont in li Vedig[h], (3) a termine cum Gervasio Salvador, Caterina, sua figliola et sua madre me hanno asaltata cum pugni et me hanno sanguinata come le Signorie Vostre vedono et questo è bulò, (4) perché non vogliono che dicha che loro me habiano amazato una vacha, che per questa causa sono de peggio (5) cento lire.

Eo die et coram ut ante comparuit Margarita, uxor Nicolai Strozin et filia Gervasii Johannis Salvatoris, que dedit securitatem manutenendi pacem et treguam secundum Statutum etc. ac solvendi si erraverit contra Caterinam filiam quondam Johannis del Gimello.

Fideiussor pro ea fuit dictus Gervasius eius pater, obligando etc. et ad oppositionem dicte querelle date per dictam Caterinam dixit: Hieri, sendo il giorno di santo Rocho, sendo mi nelli monti a Magliavacha et andando mia matre et mi ala giesa de Sancta Caterina et, passando per strada, me saltò detta Catarna et mi fu adosso cum pugni et ivi venne et saltò anchor sua soror Catarna (b) et fu adosso a mia madre, vechia de anni 65, vel circa. Mi me riparai al meglio potei, ma la vechia tollse su le sue, (6) a tal che non può levar dal letto, come le Signorie vedranno. Più oltre me disse della putana et che dovea andar a farmi appichar et abrusar.

Testes: Gioan de Vas, Jacom del Gimel et Gioan de Toni del Gimello et Toniola moglier del detto Jacom del Gimello.

1589. Die sabbati 23 augusti.

Coram dominis pretore et offitialibus, accessis domum habitationis dicti Gervasii Salvatoris, iacentem ad Furbam in stupha predicti Gervasii, in qua jacebat dicta Dominica, eius uxor, in lecto infirma pro percussionibus ei datis, ut aserit etiam per Margaritam quondam Johannis del Gimello et requisita an vellet dictum suum dare, que respondit conquerendo videlicet: Le Signorie Vostre pono veder come sto qui et come son trattata a torto da detta Malgarita, ala qual gi ò mai fato mal alcuno, ma raggionando io ogi otto giorni a Magliavacha, nel Vedic[h], de là del pon, (7) con Gioan de Toni Catarnola, in lamentarmi de costei che me diceva della putana et stria, incolpandome che havesse amazato una sua vacha et che con ragione conveneria mantenirlo, così andando mi cum la corona in man et mia figliola Malgarita ala giesa, essa Malgarita del Gimello asaltò et sua sorella Catarna adosso a mia figliola, et io volendola reparare, detta Malgerta me fu adosso a mi et me ne ha datte tante con li puggni nela testa, nele spale, nel stomaco, a tal che non me potea movere, et ricordandome del Nostro Signor Iddio, lo ciamai et la Vergine Maria che me aiustasse (c) fori de sotto quella putana, etc. E così dispartiti fui levata, ma me venero dret (8) con restelli et badili. Per testimonii, detto Gioan de Catarnola, Toniola de Jacom del Gimello et altri che non me ne ricordo. Così me reguzai su (9) al meglio che potei et mia figliola me condusse qui et più oltre per voler venir dalle Signorie Vostre a portar la causa, ma non poté andar più oltra, sentendome fosse agravata dalle percussioni dattame, così le Signorie Vostre pono veder. Et ut visum fuit in visu prope oculum sinistrum. Et prego mi sii fatta ragione.

Et superinde dedit securitatem manutenendi pacem etc. ac datam (d) querimoniam et solvendi si erraverit contra dictas Margaritam et Caterinam del Gimello. Fideiussor fuit Gervasius eius vir, obligando etc. Fideiussor pro dicta Margarita Gimelli fuit Nicolaus, caniparius, obligando etc.

1589. Die veneris 19 decembris.

Primus testis in dicta causa facta inter dictas sorores del Gimello ex una et uxorem et filiam Gervasii Salvatoris ex altera fuit Johannes Vasii Gimelli de Furba, qui coram dominis offitialibus presentibus Burmii conparuit et juravit et interrogatus de premissis omnibus dixit nil scire et che al tempo d'essa rixa lui era a Forno. (10)

Eo die.

Secundus (e) testis in dictamet (11) causa citatus per Vincentium Cripam servitorem fuit Johannes, filius Tonii Gimelli, qui juravit et dixit: Mi non sho altro della soprascritta rixa fatta, salvo che sendo mi nel prato de quelle sorelle del Gimello, mie germane, (12) che gli havea segato, sorvenero dette moglier et figliola de Gervasio Salvador. Che cosa se dicessero o che facessero, mi non sho, salvo che detta vechia mi chiamò che dovesse esser testimonio, che quelle mie germane dicevano che lei gli havea amazato una vacha, ma mi non lhe ho sentute (13) dire niente. Viste ben che quella Catarna mia germana era scurentata et tutta sanguinolente.

1590. Die dominico 4 januarii.

Coram magnifico domino pretore et offitialibus, citata per Vincentium servitorem, fuit Antoniola, uxor Jacobi Dominici del Gimello et filia quondam Johannis olim Petri del Pizenez, (14) cui dato juramento veritatis dicende in interrogationibus de rixa facta inter dictas del Gimello et illas Gervasii Salvador, dixit: Il giorno de sancto Rocho viste la moglier de Gervas Salvador che dette dreto dun sasso a una vacha delle figliole de Gioan del Gimello. Che la tochasse non lo so. È vero che [salvo] honore (15) la vacha andò de male. (16) Che fusse stata causa sua nol so. È vero che queste tosan (17) hanno sempre sospetato su in lor et che sia vero fecero parole tra lor il giorno soprascritto de sancto Rocho da là del ponte de Magliavacha, dicendosi parole iniuriose. Che parole fossero non me ne ricordo, et passando via da loro et andai dentro della porta. È vero che nel entrare in casa vidde che se abraciorno tra loro. Che se facessero male io nol sho.

Super generalibus interrogatus, recte respondit.

1590. Die mercurii 21 januarii.

Per consilium ordinatum fuit quod Margarita Strozina, Caterina et Margarita sorores, filie quondam Johannis del Gimello sint condemnate in libris 5 pro singula earum causa rixe inter eas facte die 16 augusti proxime preteriti (f) … videlicet, quia se percusserunt et hoc ultra processus et andata facta visum uxorem Gervasii Salvatoris ad Furbam, ut in processu legitur et Nicolaus, caniparius fatiat accipere etc.

(a) Cancellato dominico e, nello spazio superiore, sabbati. Il 16 agosto 1589 era domenica secondo l'antico calendario ancora in uso a Bormio.

(b) Vi è forse un errore del cancelliere che doveva invece scrivere Margherita, come si chiamava la sorella di Caterina implicata nella rissa. Interessante la testimonianza del sorór anche a Valfurva, ora surèla come altrove. Soltanto a Livigno continua a resistere sarór. La voce si deve collocare nella lista delle concordanze tra le due aree estreme del territorio.

(c) Lettura incerta.

(d) Lettura incerta.

(e) Nell'originale: 2.

(f) Segue una m con segno di abbreviazione.

(1) Soprannome scomparso, forse di origine professionale. Anno 1551: ge robò un suato conzo (Rini 65), borm. ant. sogàt, dimin. di sóga "corda che serve per stringere la soma sulla schiena dei giumenti" (Longa 241). Una variante è forse Sciàt ( SB051).

(2) Ora Santa Caterina Valfurva. Fino ancora a metà del secolo scorso era conosciuta la formazione sincopata Magliaga (Longa 300). Si tratta di un originario nome imperativale Magliavava "ingoia vacca", per designare la piana paludosa dove scaturiscono le sorgenti ferruginose, pascolo considerato pericoloso per il bestiame che si fosse avventurato.

(3) I Védich baite e prati presso Santa Caterina (Longa 302; IT 11, 106; Bracchi, BSSV 41, 77-8), borm. védesc "salice selvatico", posch. védas, dal lat. vitex, -ice "agnocasto" (REW 9389), valt. vidisción "sarmenti secchi o verdi recisi di vite" (Monti 360).

(4) Piatt. ant. bulù "davvero, proprio", desemantizzato in semplice asseverativo, liv. bolù, forb. blu "bene", serve come rafforzativo di affermazione, l'éi bulù mi capìda la sonàda "l'ho ben capita io la sonata" (Longa 42), borm. boló "no" usato per negare dubitando o parlando con ironia (Monti 24), anno 1612: o, l'é ben lu morto, il signor capitano, cossì da carogn [per] non haver ordinato niente di fatti suoi (BSAV 1, 95), composto da bén lu "veramente egli, ciò", sem. anche bumì con mi "io", liv. bonù con "noi". Posch. bulù "che sì, che sì", ga l cavarì bulù mi l vìzi "glielo torrò io il vizio", valt. bulù "certamente" (Monti 35), tart. belùu "molto" sia in riferimento al tempo sia alla difficoltà.

(5) La locuzione dial. èser de pégio che sembra qui sottesa non è più in uso. Dovrebbe valere "essere in perdita di".

(6) "Prese la sua parte di botte".

(7) Per pont. È probabile che la grafia rispecchi una reale pronuncia nel particolare nesso consonantico creato dal contesto fraseologico. Nella pronuncia veloce si può sentire ancora al presente al pón de Cómp "il ponte di Combo".

(8) Formula intermedia tra quella di partenza dreto, dal lat. deretro e quella d'arrivo dré "dietro" (Longa 55-6).

(9) Borm. reguzàr cèi "radunare, condurre con sé, appropriarsi con astuzia qualche cosa", t'éi bulù reguzà cèi! "ti ho ben scovato e pigliato!" (Longa 210), reguzàr su "raccogliere da terra", reguzàs su "rimettersi in piedi", borm. regozzar "radunare, raccogliere, ammonticchiare" (Monti 214; Mambretti, BSAV 4, 247), liv. reguzér, forb. reguzèr. Resta probabile un un accostamento col tipo lad. regocè, mil. ragolzà, dal lat. *recalceare "rincalzare" la terra intorno alle piantine (DEG 696).

(10) Valle a est di Santa Caterina Valfurva lungo il torrente Frodolfo, laghét da Fórn, al plàn dal Fórn (IT 11, 53 e 66; Longa 298), nell'Inventario del 1553: alpis de Furnu.

(11) La particella -met è aggiunta encliticamente sull'analogia di ipsamet, come in eoquomet (cf. SB038).

(12) Borm. germàn "cugino di primo grado", valli sgermàn, dal lat. germanus "fratello" (Longa 80; REW 3742).

(13) Ora sentìda "sentite". Il part. pass. in -ùto per la coniugazione in -ire appare sporadicamente anche altrove (Rohlfs 2, 369-71).

(14) In Valfurva sopravvive il toponimo Picianécia sulla sinistra dello Zebrù (Longa 300), borm. pìcen, forb. pìcian "piccolo, piccino, bambino" (Longa 196).

(15) L'abbreviazione eufemistica s. h. (o la formula salvo honore) viene premessa a parole o a locuzioni che si ritengono sconvenienti, per attenuare l'impressione su chi legge o su chi ascolta. In alcuni dialetti grigioni si è cristallizzana in salvanòri, salvanùr, tic. salvanöri "maiale" (REW 4171 e REWS 4171; HR 2, 691). Com. salvaonór "salvo il rispetto, con reverenza", formula escusatoria che si premette ogni volta che si sta per nominare cosa schifosa (Monti 232).

(16) Borm. ir de mal "marcire, guastarsi" (Longa 94), ma qui probabilmente nel senso di guasc'tàr "abortire, non condurre a termine la gravidanza" (Longa 85).

(17) Plurale di tosa "ragazza" di tipo milanese (Rohlfs 41-3).