Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum sorte primaverile 1608 18 24 aprile 7 maggio 1608

Persone
Maria Berbenni di Pedenosso, detta de Poz
Procedimento giudiziario
Bormo di Poz contro Cristina Rini, per aggressione e ingiuria (18 aprile - 7 maggio 1608)

Bormo di Poz denuncia Cristina Rini per essere venuta alle mani e per aver ingiuriato sua madre Maria Berbenni, dandole della "strega". Il fatto è avvenuto dentro la chiesa di San Martino di Pedenosso, come confermano tutti i testimoni ascoltati.

1608. Die lune 18 mensis aprilis.

Coram magnifico domino pretore et dominis offitialibus comparuit Burmus quondam Abondii de Poz (1) de Pedenosso, querelando et deponendo ut infra: che Chrispina quondam Balsar de Rin stamattina nella ghesa di Santo Martino de Pedenosso ha batuta sua madre che è Maria quondam Balsarin de Berben nella testa et l'ha scapigliata.

Super quibus petiit interrogari videlicet: il reverendo curato de Pedenosso, (2) Gioan Battista Mottino, Gioan Giacom de Dorig, (3) Giacomin di Joannino Mazucho detto Parnis, Christoforo de Tonio de Rin. Qui fideiussit de manutenendo pacem et treguam et querelam et solvendo judicato contra dictam Chrispinam.

Fideiussor fuit pro eo Stephanus quondam Christofori Morselli, obligando etc.

1608. Die dominico 24 mensis aprilis.

Coram dominis offitialibus comparuit citatus Jacobus quondam Joannis Joannini del Mazucho, testis datus per antedictum Burmum, et interrogatus super dicta querela.

Respondet: Essendo nella ghesa di Santo Martino de Pedenosso a messa, il prete dava il segnal, (4) sentii che Chrispina di Balsar de Rin dette fuori un bayton (5) dicendo: Stria! Et sentendo questo mi voltai indietro. Visti che Maria de Poz era scavigliata et pendeva in dietro quasi per cascare.

Et hoc juravit. Super generalibus interrogatus.

[R.] Son parente tanto d'una parte, quanto de l'altra da parte di mia (a) moglie.

Eo die.

Coram ut supra comparuit, citatus Christoforus, filius Tonii de Rin, testis datus ut supra et interrogatus, respondet: Essendo a messa come di sopra, nella lobia, nel fornire la messa, sentii, et cognoscei (b) alla voce, che Chrispina di Balser de Rin disse fortamente: Striana! Ma non potete veder a chi la dicesse questo.

Et juravit. Super generalibus interrogatus etc.: Chrispina è germana di mio padre.

Eo die.

Coram ut supra citatus reverendus curatus Pedenossi, testis ut supra et interrogatus.

Respondet: Havendo fornito l'Evangelio di santo Gioanni. (6) Mi voltaii al altar. Sentii cridar et viste che Maria de Poz era scavigliata, perché Chrispina di Balser de Rin gli dette della striana più volte.

Super pectus conscentie, more sacerdotali [juravit] etc. (7)

Eo die.

Coram ut supra comparuit, citatus Joannes Jacobus quondam Dorici de Pedenosso, testis etc. et interrogatus.

Respondet: Essendo anch'io a messa a Pedenosso su nella porta di detta ghesa, visty che Chrispina di Balser de Rin, celebrando la messa, scioflava (8) et, fornita la messa, partendomi dalla ghesa, sentii cridar et ritornando visti che Maria de Poz era scavigliata quasi per terra et guardava Chrispina suprascritta con una chera fusca (9) et brutta, la qual era un pocho di dietro di detta Maria. Et gli disse a Chrispina: Che mi vos far? Et allora detta Chrispina venne de fuor di detta ghesa, et Maria di Giacom di Gioan di Maiol disse a questa Chrispina: Perché fas così? Porta almanco rispetto alli suoi figliuoli, se non vos (10) portar a lei. Et Chrispina respose: L'ha fatto quel che ha fatto con mi, et poi ha fatto morire una mia germana. (11)

Et hoc juravit etc. Super generalibus recte respondit.

1608. Die sabbati 7 mensis maii.

Coram magnifico concilio Burmii comparuit Joannes Baptista Mottinus testis.

Et interrogatus, sic deposuit pro suo juramento eius offitii conciliarii: (12) Essendo nella suprascritta ghesa che serviva alla messa et, fornita la messa, Chrispina di Balser de Rin levò su et andò et discapigliò Maria de Poz et l'à tiratta fuori per ghesa per le trize. (13) Andorno poi da mezo certe donne che riparorno. (14)

Super generalibus, [recte respondit]. (15)

(a) Segue cancellato: madre.

(b) Nell'originale sembra di leggere: cognosces.

(1) Località sulla costa di Pedenosso.

(2) Il parroco era Martino Fogaroli di Bormio, cf. R. STERLOCCHI, La chiesa dei santi Martino e Urbano di Pedenosso Valdidentro, dove si dice che morì nel 1609, in: ACB,Quaterni inquisitionum 1601, febbraio 15 lo si dice parroco di Pedenosso.

(3) In Valfurva il nome sopravvive nel toponimo Pradurìsc "prato di Dorico" (cf. SB011). Per la testimonianza del magister Joannes Dorici Rainaldi cf. SB051, in data 10 agosto 1610, nel processo contro Caterina, moglie di Nicola Trameri di Pedenosso, detta la Petrogna.

(4) Dal contesto seguente si deduce che siamo al termine della messa.

(5) Dial. baitàr "gridare, sbraitare; sgridare" (Longa 25; Monti 12; Mambretti, BSAV 4, 177-8; Siller, BSAV 5, 218; DEG 190), da una formazione frequentativa in -it dal verbo lat. *baiare "abbaiare, gridare" (REW 883). Il derivato baitón vale "urlo, grido".

(6) Dial. fornìr, furnìr "terminare, concludere, portare alla fine" (Longa 73), com. fornì "finire, cessare" (Monti 83). Dal lat. finire "finire" con sovrapposizione del francone *frumjan "promuovere; eseguire, compiere" (REW 3314 e REWS 3314 e 3541; DEI 3, 1693). Il prologo del Vangelo di san Giovanni si leggeva al termine della messa. Era usato anche negli esorcismi per il suo altissimo contenuto teologico.

(7) I sacerdoti giuravano mettendosi la mano sul petto.

(8) Dial. scioflàr "soffiare", dal lat. tardo *exsufflare "soffiare" (REW 8430), posch. scioflà "fischiare, zufolare" (Monti 251).

(9) "Con cera tetra". Borm. védri fósc'ch "vetri appannati", un témp fósc'ch "un tempo nuvoloso" (Longa 73). L'aggettivo fósc'ch si è forse cristallizzato anche nel toponimo Fosc'chègn (Longa 310), negli Statuti boschivi rinus, rezas de Foschagnio, a motivo dell'addensarsi delle nubi sul suo giogo.

(10) La desinenza -s di seconda persona singolare è spesso segnalata dai notai nelle risposte di gente del popolo. Qui: mi vos "mi vuoi", fas così "fai così", se ne vos "se non vuoi" (Rini 20; Rohlfs 2, 247).

(11) Dial. germàna "cugina prima" (Longa 80), lat. germanus "fratello" (REW 3742).

(12) Era uno dei sedici componenti il consiglio ordinario o seduto; uno dei due consiglieri spettanti alla Valdidentro.

(13) Dal gr.-lat. *trichea "treccia" (REW 8893). In dialetto nella forma diminutiva treciòla, triciòla "treccia" (Longa 263).

(14) Nel senso del borm. paràr "parare, riparare, impedire, difendere", paràr la móglia "voltare sul proprio le bestie che pascolano su proprietà altrui", paràr ìa li mósc'ca "scacciare le mosche", pàrom sóta al sc'cusàl "nascondimi sotto il grembiule" (Longa 188), com. parà "fermare" (Monti 172; cf. anche SB055 e SB062).

(15) Non è stata ritrovata alcuna sentenza.