Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum fogli allegati

precedente | 140 di 175 | successivo

Persone
Domenica Pradella di Semogo, detta Castelera
Procedimento giudiziario
Inchiesta su Domenica Pradella di Semogo, detta Castelera, per stregoneria (7 novembre 1630 - 16 maggio 1632; 3 - 21 febbraio 1632; ...; 28 febbraio - 6 maggio 1633; 12 maggio 1632; 25 giugno ...)

La vicenda giudiziaria che vide protagonista Domenica Pradella è tra quelle più travagliate per coloro che in quegli anni sedevano in tribunale come giudici. La donna infatti fu rilasciata in un primo momento in quanto gravida e, quando si riaprì il procedimento dopo il parto, bisognò fare i conti con la Curia episcopale di Como che, in quel difficile frangente storico, contribuì non poco ad arginare gli eccidi delle streghe, anche perché il contrasto giurisdizionale per la competenza del tribunale a giudicare coloro che avevano peccato soprattutto contro Dio creava un terreno favorevole all'insediamento, allora molto contrastato dai maggiorenti bormini, del tribunale della Santa Inquisizione.

Domenica riuscì a scampare al tragico epilogo, che invece toccò a molti altri sventurati, accusati dello stesso reato, e la sua salvezza dovette essere vissuta dai giudici come un grande scorno in quanto, come racconta un testimone «lei e[ra] tenuta da tutto il popolo per tale (ossia strega) et era più mormorata che niuno di quelli sono statti giusticiati». Maria di Colombano Guerrini di Isolaccia ribadisce nella sua deposizione: «Quando dissero la messa nova del reverendo prete Nicolò Quadrio, io fui accanto la finestra della prigione di detta Domenica, et parlandogli gli dissi: Comare, se voi non sete stria, hanno fatto torto alla metà. Lei era piccolina piccolina, et era in concetto di esser stria sino allhora, et gli dicevano la striattola di quelli di Pradella».

Sia interrogato Vasin Morzello se sua moglie habbi parturito figlioli dopo l'anno 1625, et se avanti detto anno si sia lamentata del principio di quella infirmità della qual è morta. Se lui, o sua moglie habbin tenuta cattiva cretta ad altre, quali (a) a detta Castelera per quella sua infirmità.

Faccio fede io presbitero Sebastiano Raisono, curato di Semogo, come nel libro de baptizati della mia chiesa, ritrovo la infrascritta notta per me fidelmente extratta.

1622, adi 31 ottobre. Ego presbiter Gio[annes] Andreas Sermondus, parocus ecclesie Sancti Abondii, loci Semogi, baptizavi Caterinam, filiam coniugum Vasini Morcelli et Christine, supradicti loci. Patrini fuerunt Antonius Stephani Morcelli et Maria de Gurin, omnes loci Semogi.

1625, adi 23 genaro. Ego presbiter Sebastianus Raisonus, rector, baptizavi Filippum, filium Vasini quondam Nicolini Morcelli et Christine iugalis. Compater fuit Stefanus quondam Christofori Morcelli; commater Caterina, filia quondam Antonii Trabuc(h), omnes de Semogo. Io presbiter Sebastiano, come sopra.

(a) Lettura incerta.