Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum sorte invernale 1630-31 26 novembre 3 5 14 18 dicembre 1630; 14 gennaio 18 luglio 20 settembre 14 ottobre 1631; 15 aprile 1632

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Persone
Mighina Trameri di Semogo
Procedimento giudiziario
Inchiesta su Mighina Trameri di Semogo, per stregoneria (26 novembre 1630 - 15 aprile 1632)

Denunciata come strega, Mighina si rese in un primo momento irreperibile dal Tribunale, per consegnarsi spontaneamente poco dopo. Come per Domenica Castelera, il procedimento fu ritardato dalla gravidanza in corso e a motivo delle ingiunzioni trasmesse dall vescovo di Como nel 1632, che resero i giudici molto più prudenti nel deliberare sentenze capitali.

Laudate pueri Dominum

laudate nomen Domini.

Sit nomen Domini benedictum

ex hoc nunc et usque in seculum. (a)

Laus Deo. (b)

Processus inquisitionis facte per admodum illustre concilium Burmii contra Mighinam, filiam quondam Ioannini olim Ioannolini del Tramerio de Semogo, uxor Iacobini del Sosio, dicti de Ruinaccia, (1) maleficam denunciatam per Iacobinam Mottisellam, Dominicam Chierigam [seniorem], filiam quondam Vasini del Tramerio de Semogo, uxor quondam Bartholomei Posclavine de Isolacia et per Dominicam Chierigam iuniorem, filiam dicte Dominice, assistente et interveniente admodum reverendo domino archipresbitero Murchio, vicario foraneo pro simplici interesse heresie et apostasie [et non aliter] etc. (c)

Sequitur tenor depositionum etc.

Die martis 26 mensis novembris 1630.

Coram magnifico concilio constituta Iacobina Mottisella de Semogo, filia quondam Vitalis Abundii de Pedrot, malefica convincta.

Et inter alia interrogata, chi habbi havuto in compagnia a fare il maleficio alla moglie di Gioanni Squarzet.

R. Non so se fosse Marta di Maria di Gioanni, o Mighina di Giacomin di Ruinaccia.

I. se dette donne andavano al ballo con lei.

R. Sono andata con loro 5, overo 6 volte in Platòr, et hora in Verva.

Et monita che dica in compagnia di chi habbi fatto tale maleficio.

R. In compagnia di quella Marta.

I. che altri mali habbi fatto in compagnia delle dette donne.

R. Alle volte quelle venevano a casa mia et alle volte andava io a casa loro et, quando si trovavamo insieme, facevamo alle volte piovere o tampestare o venire giù delle rovine.

I. in che modo facevano piovere.

R. Facevamo un pozetto, et in quello facevamo una croce et poi mettevamo dentro dell'acqua serena et un puoco di quell'unguento et turbidavamo detta acqua, et dicevamo: Possa piovere, o tampestare, o far bruina!

I. se con quella tempesta havevano daneggiato.

R. Signor, sì. Facessimo andare da male la ravizza, et facevam tampestare hora in una parte et hora nell'altra, sopra quelli che ne volevan male.

I. chi era presente.

R. Dette donne, Marta et Mighina, et le mie lamade, e Nicolina di Pradella.

I. se ancora facevano tempestare nelli suoi campi.

R. Quell'anno che andorno da male tutti li grani, andorno da male ancora li nostri.

I. Perché?

R. Acciò non sospettassero di noi.

I. chi cominciava.

R. Nicolina faceva il pozzo, et noi altre tutte facevamo la nostra parte. Et ciò seguiva in Platòr, hor di giorno et hor di notte.

I. se essa in guisa di volpe haveva fatto paura a una figliola di Christophoro di Giacomo Malenco, et chi haveva in compagnia, et come haveva fatto.

R. Eramo otto, cioè Maria di Gioanin [di Pedrot], Maria di Poz, le mie lamade, mia madre, quella Marta et Mighina sorelle, et Nicolina. Si voltavamo nella terra et diventavamo volp. Et gli facessimo un puoco di paura.

Quam depositionem ratificavit in tortura, prout in processu.

Die martis 3° mensis decembris.

Coram magnifico concilio fuit iterum interrogata Dominica Chieriga, uxor quondam Bartholomei Pusclavina de Isolacia, que deposuit: Ancora Mighina, sorella della sudetta Marta et moglie di Giacom del Sos, sono tutte streghe.

Die jovis 5 mensis decembris.

In loco tormentorum fuit constituta dicta Dominica, et monita che pensi bene a dire la verità, se per sorte nelle sue nominationi havesse fatto torto a qualche persona, vogli raccomodare il suo constituto.

R. Io ho detto la verità, né ho scrupolo di haver fatto torto a persona alcuna.

Et pro maiori cautione fuerunt illi lecta nomina per eam denunciatorum. Et posita in tortura, confirmavit omnia predicta in forma.

Die iovis 5 mensis decembris.

Coram magnifico concilio fuit interrogata Dominica Chieriga iunior, filia antescripte, malefica convincta. Et super cognitione complicium fuit interrogata se ha cognosciuto le figliole di Maria di Gioannino, cioè Marta et Mighina, sorelle.

R. Signori, sì, che venevano al ballo dove andava ancora mi.

Et monita ut velit bene cogitare se ha fatto torto a alcuno delli nominati.

R. Io ho detto la verità, né io ho scrupolo di haver fatto torto ad alcuna persona nominata.

Et pro maiori cautione fuerunt illi lecta nomina denunciatorum per eam. Que constituta in tortura, ratificavit omnia per eam deposita, et in specie ut supra.

Quibus stantibus, fuit per partitum concilii die 6 mensis decembris quesita dicta Mighina, nec fuit inventa. Quocirca per magnificum concilium fuit ordinatum quod vocetur dicta Mighina ad eius domum ad Renogam. (2) Prout illico et eadem die fuit vocata per Petrum del Tramerio, famulum publicum Burmii, citando eam ad comparendum personaliter coram magnifico concilio in termino trium dierum proximorum. Que citatio fuit facta per tres vices sub pena librarum 25 imperialium, in forma [Statutorum].

Die sabathi 14 mensis decembris 1630.

Essendo li 9 del presente statti solennamente chiamati alla casa Balsar di Vidal di Pradella, Christina di Gioan del Sartor, Marta et Mighina sorelle, filie quondam Gioannin di Gioannolin del Tramerio, denontiati al magnifico conseglio per malefici, col termine di tre giorni datogli per comparere a fare obedientia et fare le sue diffese, pertanto essendosi la detta Mighina, moglie di Giacomin del Sosio, detta di Ruinazza, con li altri resa contumace, né havendo voluto obedire alli primi avvisi d'ordine del magnifico conseglio, è statta citata la sudetta Mighina per Nicolò Rampo, servitore publico, alla presenza del magnifico conseglio e del popolo ad alta voce, a suono di campana, a comparere in Bormio nel termine di otto giorni in Bormio avanti al magnifico conseglio a fare le sue diffese, se pure intende poter provare la sua innocenza, sotto pena di lire 25, altrimenti rendendosi contumace, s'haverà per confessa et si procedarà contro di lei più oltre di raggione.

Die mercurii 18 mensis decembris.

Dicta Mighina personaliter comparuit et se presentavit magnifico concilio in Palatio.

1631.Die martis 14 mensis ianuarii.

Coram magnifico concilio congregato in loco solito, fuit constituta dicta Mighina.

Et interrogata se è disposta a dire la verità.

R. Io la ho detta sin dal principio, che non ho mai atteso a tal professione.

I. Perché fuggire?

R. Mi fu detto che tormentavano le genti a dritto et a torto, et così fugii. Et la prima che mi parlò di questo fu la moglie di Balsarin di Pradella.

Et dettogli: Perché fugire, se era innocente?

R. Fu la paura, perché mi fu detto che volevan venire a tuormi, et mi fu consigliato che dovessi dare un puoco di luoco, sin che le altre morivano, che forsi bene (3) mi haverebbero revocata avanti morire. Et così feci, ma mi risolsi poi di presentarmi, ancorché Marta mi persuadesse di non farlo, ma di ritirarsi in terra todesca, dove havevamo qualche pratica, perché eramo state dentro a filare. Ma ritrovandomi innocente, ho voluto presentarmi, non credendo mai che Dio et la Beata Vergine Maria mi lascino far torto.

Et dettogli che averti, perché è statta cognosciuta dalle Chierige et altre.

R. Certo non mi ponno haver cognosciuta, perché non son cattiva, et forsi per la somiglianza potrebbero havermi tolta in cambio di mia sorella Marta.

I. se sa che detta Marta sia in tal scuola.

R. Signor, no, non so cosa alcuna. La ho ben pregata che vogli convertirsi a Dio, confessarsi et salvare l'anima, il corpo et l'honore. Lei sempre mi ha detto essere innocente.

Et monita ut velit bene recordare et se disponere ad dicendam veritatem, fuit interrogata se sa di essere gravida.

R. Non lo so. L'é un pezzo che non me ne son potuta accorgere.

Et sic fuit iterum ducta ad locum suum, animo [prosequendi] etc.

Hic ponatur nominatio Trisae. (d)

Die veneris 18 mensis iulii.

Congregato magnifico concilio ordinario in loco solito, fuit ordinatum quod, ad facilitandum partum, permittatur dicta Mighina deambulare per Palatium cum presentia custodum.

Die sabathi 20 mensis septembris 1631.

Congregato magnifico concilio in loco solito, fuit lectus processus pro expeditione cause. Et sic fuit ordinatum quod constituatur personaliter coram magnifico concilio.

Et educta e carcere solito, fuit interrogata se ancora si è disposta a dire la verità delle cose delle quali altre volte fu interrogata.

R. Io son da ben, et se non fossi tale, non mi sarrei presentata volontariamente all'Offitio. Il signor arciprete mi disse che, se ero dabene, dovessi presentarmi. Et così ho fatto.

Et monita ut bene advertat dicere veritatem, quia fuit cognita personaliter et visa a pluribus in choreis nocturnis diabolicis.

R. Niuno mi puole haver cognosciuta a quelli balli, perché io son innocente.

Die martis 14 mensis octobris 1631.

Coram magnifico concilio congregato in loco solito, comparuit admodum reverendus dominus archipresbiter Murchius et Iacobinus, maritus dicte Mighine, petentes ut permittatur dicte Mighine redire domum, quousque pristinam valetudinem recuperare possit, cum valde egrota reperiatur. Quopropter de ordine magnifici concilii fuit dicta Mighina recognita ab excellente phisico domino Ioachimo Imeldo, qui retulit eam esse valde egrotam indigentemque optima curatione, prout in scriptis se consultum daturum promisit. Quibus stantibus, magnificum concilium consensit excarcerationi dicte Mighine, data prius idonea cautione de eam representando ad omne beneplacitum magnifici concilii sub pena scutorum centum, et de expensis iudicandis per magnificum concilium in forma [obligationis]. Et sic precibus dicti Iacobini ac dicte Mighine, necnon reverendi domini Sebastiani Raisoni, curati Semoghi, fideiussori pro dicta Mighina se constituit excellentissimus phisicus dominus Ioachimus Imeldus de Burmio, de eam representando ad omne beneplacitum concilii sub pena scutorum centum, et pro expensis iudicandis ab eodem concilio in forma obligationis, presente domino Gervasio Grosino, regente et acceptante, quem etc. promiserunt relevare indemnem in forma dictus Iacobinus et dictus admodum reverendus dominus curatus in solidum obligantes, et dictus Iacobinus promisit relevare indemnem eundem dominum curatum, obligando in forma.

Actum in atrio Palatii p[resentibus] admodum reverendo domino archipresbitero, domino pretore Foliano et pluribus conciliariis.

Die iovis 15 aprilis 1632.

Congregato magnifico concilio in loco solito, fuit ordinatum che per procedere con ogni sicurezza su nella presente causa, si deba mandare a monsignor [vescovo di Como] illustrissimo la copia del presente processo, et ricercarne il suo parere et conseglio.

(a) I versetti del salmo (112,1-2) sono posti in copertina.

(b) In capo alla prima pagina, in matita rossa.

(c) Segue forse: Incipit.

(d) Segue una pagina bianca.

(1) Località, a Bormio Ruinècia uno degli attuali quartieri (Longa 297), un tempo pascolo sassoso, peggiorat. di borm. röina "rovina, rupe scoscesa", cep. ruìna (Longa 213), lat. rŭīna "rovina, smottamento, frana", con ritrazione d'accento in iato dalla seconda alla prima vocale (REW 7431).

(2) Ora Arnòga, Ernòga adiacenze sul crinale sinistro della Val Viola, lungo l'attuale strada per Livigno, negli Statuti boschivi nemus, prata de Renoga (Longa 310), data la forma antica, probabilmente in relazione con rin "torrente", dal gallico *reinos "corso d'acqua" (REW 7327). Cf. SB138, nota 49.

(3) Borm. fòrsi, sem. fòrzi, liv. fòsc, anche fosg'bén come in questo processo, fòsc ènch "forse anche", ora fosgè, fòsc e lù "forse anch'egli" (Longa 73).