Lombardia Beni Culturali

Biblioteca Civica - Fondo pergamene

284

Carta donationis

1098 giugno, Soncino (Cr).

Giselberto (IV) conte del comitato di Bergamo, figlio del conte Maginfredo (II), dona alla chiesa di S. Paolo d'Argon, sita in località Buzzone, una terra campiva in Ombriano, vocabolo Sablone (Sabbioni ?).

Originale (A), Ospedali riuniti. Biblioteca Medica, Archivio dell'Ospedale Maggiore, cartella a legacci 22. Copia semplice del secolo XVIII (B), Ivi, 2 carte non numerate. Altra copia semplice della stessa mano della precedente (B'), Ivi, 2 carte non numerate. Altra copia semplice del sec. XVIII (B"), Biblioteca Civica Angelo Mai, ?2/sopra 14 (MAB 36), 2 carte non numerate. Altra copia semplice della medesima mano della precedente (B"'), Ivi, 2 carte non numerate. A tergo di A, di mano del sec. XII: Car(ta) de Umbriano.

Edizione: LUPO, II, col. 807s (excerptum).
Regesto: SCHIAVINI TREZZI, Fonti per la storia di Crema, p. 47; SIGISMONDI, San Paolo d'Argon, p. 35s. Cit: FASOLI, La proprietà fondiaria, p. 140s.

Pergamena danneggiata dall'umidità soprattutto nella parte centrale, con erosione dello strato superficiale e di conseguenza della scrittura al rigo 10 (probabilmente lungo una antica piegatura), dove è inoltre presente un foro; mm. 154/148 x 163/156.
B e B' furono redatte da don Angelo Maffetti nel 1745 ed inviate all'abate Giovan Girolamo Secco Suardo Casinese.
Data la loro età, non si è tenuto generalmente conto delle copie, se non laddove fosse opportuno citarle o perché integrano una lacuna o perché danno sicurezza di letture dubbie.

Autore del documento è il conte Giselberto (IV) figlio di Maginfredo (II) della famiglia dei Giselbertini (per la genealogia cfr. MENANT, Lombardia feudale, p. 351), il quale tra l'altro aveva fondato ed offerto all'abbazia di Cluny il monastero di S. Paolo d'Argon nel 1079 (cfr. ivi, pp. 102 ss.). È da rilevare nell'escatocollo la presenza sia del signum manus attribuito a Giselberto, la cui sottoscrizione in quanto autore del documento precede quelle dei testimoni, sia del signum crucis, apposto dallo stesso Giselberto in chiusura del documento. Menant (Lombardia feudale, p. 57 nota 53), che sembra ignorare questo documento, rileva che il signum crucis compare solo alcune volte negli atti di Giselberto IV e generalmente in quelli solenni che attestano l'esercizio della funzione comitale, mentre nei documenti attestanti generiche azioni giuridiche il conte (così come anche i conti Enrico II e Arduino III) sottoscriveva raramente, considerando sufficiente il semplice signum manus; in realtà Giselberto appose il proprio signum crucis anche nei documenti 118, 160, 161 e 163, testimonianti semplici atti privati. Ciò che si deve considerare senz'altro eccezionale in questo caso è invece la presenza di entrambe le forme di sottoscrizione, che compaiono soltanto in un altro documento di Giselberto, un importante atto dell'agosto 1098 nel quale però il conte appare esercitare in pieno le sue funzioni pubbliche (cfr. doc. 183). C'è da dire ancora che, se il signum crucis di Giselberto può essere senza dubbio considerato autografo, in quanto compare sempre nella stessa forma, più difficile risulta invece esprimere un giudizio sulla autografia della sua sottoscrizione: la frase Gisilbertus comes unc singnum fecit con la quale si chiude questo documento appare in effetti di mano diversa da quella che ha redatto l'atto e tracciata anche in maniera piuttosto elementare, è strano tuttavia che in tutti gli altri documenti di Giselberto dove compare il suo signum crucis questo sia accompagnato da una frase simile scritta però dal notaio. Rientra infine nella norma l'uso del titolo solenne di comes de comitatu Bergomense da parte di Giselberto IV, unico dei Giselbertini a fame impiego costante anche negli atti notarili e non soltanto nei placiti e nelle altre occasioni ufficiali (cfr. MENANT, Lombardia feudale, p. 72).

(SN) In nomine domini Dei eterni. Anno ab incarnacione domini nostri Iesu Christi milesimo nonagesimo octavo, mense | iunii, indicione sesta. Ecchlesie Sancti Pauli sita in loco Bucione ego Gisilbertus comes fiius (a) |[quondam] Magifredi item comes de comitatu Pergomensis, qui professo sum ex nacione mea lege vivere Longobardorum, | amicus et bene cupiens atque donator (b) ecchlesie (c) p(resens) p(resentibus) dicxi (d). Quapropter dono a presenti die dilectioni eius et in suo iure | et potestate per anc car(ta)m donacionis proprietario nomine in te habendam confirmo, idest petia una de terra cam | pia iuris mei, que habere visus sum in loco et fundo Umbriano et iacet ad locus dicitur (e) in Sablone; coeret | ei: a mane Sancta Trinitate(f), a meridie come[...](g) Sancta [Tri]nitate (h), [a mon]tes via, sibique alie sunt coerenties; et est per ius | ta mensura pertices legitimes sex. Que autem suprascripta petia de terra iuris mei superius dicta, una cum acces |[si]one et ingressione seu cum superiore sua qualiter supra legitur in integrum a presenti die ego qui supra Gisilbertus dono, ce |[do, tra]do, confero et per presen[...]is (i) ibidem habendam confirmo, faciendum exinde pars ipsius ecchle |[sie] aut cui pars ipsius ecchlesie deder[it] quicquid volueritis, sine omni mea ac heredum meorum contradicione. | Equidem espondeo atque promitto me ego qui supra Gisilbertus una cum meis heredibus parti predicte ecchlesie aut cui | pars predicte ecchlesie dederit suprascripta petia de terra omni (j) tempore ab omni contradicente nomine de | fensare; que si defendere non potuerimus aut si contra (k) anc car(ta)m donacionis ire quandoque (l) tentaverimus, |[in] duplum eadem donacio ut supra legitur parti ecchlesie aut cui pars ecchlesie dederit restituamus sicut pro tem | pore fuerit (m) meliorata aut valuerit sub estimatione in consimili loco, quia in tali tenore accepi ego | qui supra Gisilbertus a parte predicte ecchlesie Sancti Pauli per misso suo dominus p(rior)(n) Petro monachus launechil man |[te]llo uno ut ec mea donacio sicut supra legitur firma permaneat atque persistat. Actum loco Suncine. Feliciter.
Signum # (o) manuum suprascripti Gisilberti qui anc car(ta)m donationis fieri rogavit et suprascriptum launechil acce | pit ut supra. Signum ### manuum Arleboldo, Magifredo seu Renerio(p) testibus.
(SN) Ego Iohannes notarius sacri palatii rogatus scripsi, post (q) tradita complevi et | dedi.
+ Gisilbertus comes unc singnum fecit.




(a) A fiu(s)
(b) -n- nell'interlineo.
(c) Così sembra di dover leggere in A la parola, assai guasta, inserita nell'interlinea; B", B"' ecclesie; B, B' omettono.
(d) Il notaio ha omesso la formula dell'arenga limitandosi soltanto ad introdurla con la consueta espressione presens presentibus dixi
(e) Così A: s'intenda ubi o qui dicitur
(f) Tratto abbreviativo superfluo su -n-
(g) Lettura incerta: forse sopra -me c'è un segno abbreviativo e quindi potrebbe anche intendersi a meridie com(un)e, [a sera]; B e B' comes seguito da 4 puntini di sospensione; B" e B'" Cortis con -tis corretto su -me; seguono 3 puntini di sospensione. Una nota al margine di B", della stessa mano, segnala: Idestfundus que in antiquo appellabant nomine Cortis de Curie.
(h) [Tri]nitate nell'interlineo.
(i) Lacuna per circa 14 lettere, integrabile, in base al formulario, con l'espressione per presen[tem cartam donacion]is. Si noti che il guasto doveva essersi già verificato al tempo in cui furono redatte le copie, le quali infatti presentano la stessa lacuna.
(j) Segue rasura di 1 lettera.
(k) -r- nell'interlinea.
(l) A quadoq(ue) per omissione del segno abbreviativo.
(m) A fierit
(n) Scioglimento dubbio di una p con tratto abbreviativo soprastante.
(o) I tratti verticali che compongono il graticcio sono 4 anziché 3.
(p) -i- soprascritta alla seconda -r-
(q) A posto.

Edizione a cura di Cristina Carbonetti Vendittelli
Codifica a cura di Gianmarco De Angelis

Informazioni sul sito | Contatti