Lombardia Beni Culturali

Introduzione

I documenti provenienti dall'antico archivio di S. Brigida sono, dal 1830, custoditi nell'Archivio Segreto Vaticano e appartengono al fondo Nunziatura Veneta (Fondo Veneto), ultima sede di conservazione di un nucleo documentario che subì numerose vicissitudini [1]. Nei primi decenni del secolo scorso fu effettuato, ad opera di Pio Cenci, un complessivo intervento di riordino della documentazione del fondo e furono compilati i relativi mezzi di corredo, tra di essi le schede, riunite in blocchetti, contenenti i regesti di tutti i documenti; in quell'occasione si cercò di ristabilire l'autonomia dei fondi archivistici delle singole istituzioni, confluiti nell'archivio della Nunziatura Veneta; l'operazione fu effettuata in modo non sempre preciso e spesso ai documenti furono attribuite provenienze errate. La ricostruzione dell'antico archivio di S. Brigida ha perciò comportato la disamina di tutta la documentazione del Fondo: provengono dall'antico deposito archivistico di questa istituzione 64 documenti (più uno inserto), dei quali 14 anteriori alla fine del secolo XII; ad essi si aggiungono un volumetto cartaceo, intitolato Liber novus posescionum ecclesie Sancte Brigide, redatto nella prima metà del secolo XV, mentre in un registro cartaceo, contenente le imbreviature dei documenti rogati dal notaio Giacomo de Dathis negli anni 1428-1429, vi è un documento, il primo, datato 1428 giugno 1, che riguarda la chiesa di S. Brigida [2].

La chiesa di S. Brigida, della quale oggi non rimane praticamente traccia, sorgeva nella città di Brescia, non lontano dall'attuale piazza del Foro, dalla zona che aveva costituito il centro della città romana e dal monastero di S. Salvatore- S. Giulia. La presenza della chiesa risale alla prima metà del secolo XII: il documento più antico proveniente dall'archivio di questa istituzione è datato 1133 gennaio 14 e in esso il prete Giovanni, ufficiale della chiesa, vende a Giovanni detto Greppus una casa, sita presso la chiesa stessa. Nei documenti successivi sono citate, oltre ad edifici siti presso la chiesa, altre proprietà che costituiranno il patrimonio immobiliare della chiesa fino al XV secolo, collocate nei pressi della città di Brescia, in particolare in località della zona tra Castel Mella e Verziano.

Presso la chiesa dimoravano più chierici. Già nel documento datato 1141 marzo 17 Giovanni prete ed ufficiale della chiesa di S. Brigida agisce a nome dei confratelli e dei vicini della stessa chiesa; nel 1157 al posto di Giovanni compare il prete Enrico, mentre nel 1161 accanto ad Enrico è menzionato con la qualifica di chierico Pedaxeso; nel 1183 agisce invece il prete Oberto, accompagnato dal chierico magister Mauro; nel 1187 lo stesso Mauro e il chierico Giacomo concedono un appezzamento in investitura anche a nome dei vicini della vicinia di Porta Matulfi; nel 1194 accanto a magister Mauro compare invece il prete della chiesa Ottobono. Nel corso del XIII secolo sono documentati solitamente un prete e due chierici. In particolare dal 1248 (ASVat, Fondo Veneto, I, nn. 3873, 3874) è attestato il prete Giacomo di Niardo (la provenienza è attestata dai documenti nn. 3880 e 3881, datati 1264 e 1267) che nel 1253 (n. 3877) aliena un appezzamento della chiesa sito in Niardo in Valcamonica. Costantemente citato negli anni successivi da solo o unitamente ad altri chierici della stessa chiesa, è, nel 1293, destinatario di una lettera di Berardo Maggi, vescovo di Brescia e "marchio, dux et comes", nella quale il vescovo ordina agli ufficiali e, più in generale, agli uomini del comune di Niardo di non impedire al prete Giacomo di godere del tranquillo possesso dei beni che costui aveva nel territorio di quella località (n. 2082 - il documento è conservato tra le pergamene di S. Pietro in Oliveto [3]); Giacomo compare per l'ultima volta nel 1301 (doc. n. 3536, conservato tra le pergamene di S. Pietro in Monte, n. 935). Nella prima metà del secolo XIV si succedono tre preti titolari del beneficio della chiesa: Lanfranco di Sabbio Inferiore, documentato nel 1303 (docc. nn. 3905, 3906), il prete Domenico, menzionato in un unico documento nel 1321 (doc. n. 3907) ed, infine, tra il 1344 e il 1347 (docc. nn. 3908-3913) il prete Giorgio di Padenghe.

Nel 1347, solo due giorni dopo che il prete Giorgio di Padenghe aveva compiuto un'investitura a nome della chiesa di S. Brigida, il 15 novembre il vescovo di Brescia Lambertino, in presenza dei canonici del Capitolo della Cattedrale, accolse le richieste presentate da Giacomo, abate del monastero di S. Pietro in Monte Ursino, ed unì la chiesa di S. Brigida con tutti i suoi diritti e possessi al monastero; i monaci avrebbero così avuto la possibilità di risiedere in città presso la chiesa stessa e gli edifici ad essa annessi, con l'obbligo per l'abate del monastero di presentare, a tempo debito, al vescovo il sacerdote candidato a divenire rettore della chiesa con il compito di governarla, di percepire i proventi derivanti dai beni di questa e di utilizzarli a vantaggio della chiesa stessa, assolvendo agli stessi obblighi verso il vescovo ai quali erano sottoposti i rettori delle altre chiese e cappelle di Brescia [4]. Come affermato dai curatori nell'introduzione all'edizione dei documenti di S. Pietro in Monte Ursino di Serle [5], non sappiamo con sicurezza se i monaci si trasferirono subito presso la chiesa con tutti i loro beni e, soprattutto, con il loro archivio o se, come è più probabile, questo passaggio sia avvenuto solo nel 1381. In quell'anno, infatti, in data 24 dicembre, il vicario del vescovo di Brescia Nicola accolse la richiesta presentata dall'abate del monastero di S. Pietro, Bono. Per la precaria situazione economica della chiesa, bisognosa tra l'altro di urgenti restauri, non era stato possibile trovare alla morte dell'ultimo rettore nessun sacerdote disposto a divenire titolare del beneficio della chiesa e ad assumersi la prevista cura delle anime, l'abate chiedeva perciò che la chiesa di S. Brigida fosse incorporata al monastero, dichiarando la sua disponibilità ad assumersi la cura delle anime e a restaurare l'edificio [6]. Sappiamo, comunque, che fino ai primi anni del secolo XV i monaci alternarono la permanenza nelle due sedi, come è possibile dedurre dalle date topiche dei documenti rogati in questo periodo per i monaci di S. Pietro in Monte.

Con l'unione definitiva avvenuta nel 1381, quindi, anche i depositi archivistici delle due istituzioni furono conservati nella stessa sede e condivisero da questo momento la stessa sorte. Per la ricostruzione complessiva della vicenda si rimanda a quanto scritto da Ettore Cau e Ezio Barbieri nella già citata introduzione all'edizione delle carte di S. Pietro in Monte Orsino [7], basterà qui ricordare che nel 1435 papa Eugenio IV indirizzò all'abate di Leno una lettera con la quale affidava a costui l'incarico di verificare quanto affermato da Nestore, abate del monastero di S. Pietro in Monte, che, in una supplica, aveva chiesto al pontefice la conferma papale dell'incorporazione della chiesa di S. Brigida; nel documento si affermava che S. Brigida "...actu ecclesia sine cura existit..." [8]. Pochi anni dopo il monastero di S. Pietro in Monte fu unito alla canonica di S. Pietro in Oliveto [9] che a sua volta da poco tempo apparteneva alla congregazione veneziana di S. Giorgio in Alga [10].

In seguito a queste vicende la canonica di S. Pietro in Oliveto entrò in possesso dei beni e degli archivi delle due istituzioni di S. Brigida e S. Pietro in Monte. Intorno agli anni 50 del XVI secolo si decise di procedere ad un riordino complessivo della documentazione che fu riorganizzata secondo le località cui i documenti si riferivano senza rispetto per l'autonomia dei fondi delle tre istituzioni [11]. Sul verso delle pergamene furono apposte notazioni, costituite in genere da un numero arabo e dalla data, scritta da altra mano coeva. Furono quindi compilati alcuni registri dedicati ai regesti dei documenti con la relativa numerazione; ciascun registro era intestato ad una delle località alle quali i documenti si riferivano e nelle quali S. Pietro in Oliveto aveva beni e diritti; fu inoltre redatto un registro, ora conservato presso la Biblioteca Universitaria di Pavia [12], con copia dei privilegi emanati da autorità laiche, ma è probabile che un altro registro, non pervenuto, fosse riservato ai documenti emessi dalle autorità ecclesiastiche; possediamo i registri relativi ai beni posti in Serle che contiene i regesti di un gran numero di documenti provenienti dal monastero di S. Pietro in Monte Orsino di Serle [13]; il registro dedicato a beni e diritti in Poncarale e Flero in cui sono repertoriate molte scritture provenienti dall'archivio proprio della canonica di S. Pietro in Oliveto [14].

Sul verso di molte delle pergamene provenienti dall'antico archivio di S. Brigida compaiono l'annotazione cronologica e la numerazione cinquecentesche sopra citate, ma in nessuno dei registri conservati sono menzionati documenti provenienti dall'antico archivio di questa istituzione. Dobbiamo quindi ipotizzare che i regesti fossero redatti in un volume che non ci è pervenuto e che, data la collocazione dei beni nominati nei documenti che recano le note cinquecentesche, doveva essere dedicato ai possedimenti siti in Brescia e nelle chiusure della città. Se nel caso di S. Brigida le notazioni cinquecentesche testimoniano l'intervento che si potrebbe definire archivistico attuato con maggiore sistematicità, non sono del tutto da trascurare altre operazioni effettuate sulle carte della chiesa intorno all'inizio del Quattrocento, probabilmente in seguito all'unione con il monastero di S. Pietro in Monte Ursino.

In anni vicini al 1421 fu redatto il Liber novus posescionum Sancte Brigide (il termine novus induce a pensare che ne esistesse un altro più antico) [15]; il contenuto principale è costituito dall'elenco descrittivo dei possedimenti della chiesa nel territorio di Verziano, redatto da quella che denomineremo "mano A"; da altra mano fu aggiunta successivamente (si fa riferimento ad un documento del 1457) la descrizione di appezzamenti siti in Sarezzo; mentre nelle pagine finali, scritte in senso opposto rispetto alle iniziali, la mano A aggiunse alcune note riguardanti redditi non meglio specificati, che forse, data la menzione in esse delle località di Nuvolera e Nuvolento, non riguardavano possessi della chiesa di S. Brigida, ma con maggiore probabilità beni di S. Pietro in Monte Ursino. Allegato al volumetto vi è un foglietto sciolto: su un lato vi sono prove di penna e appunti diversi scritti da mano diversa dalla mano A, alla quale si deve, invece, sull'altro lato, l'elencazione di alcuni possedimenti e redditi della chiesa di S. Brigida. La descrizione dei beni in Verziano è costituita da undici regesti in cui, in genere, sono segnalati la località in cui l'appezzamento è situato, le coerenze, l'estensione e il documento relativo all'appezzamento stesso, che, secondo il repertorio, dovrebbe recare una segnatura alfabetica; non è invece mai indicata la data del documento.

Note quattrocentesche apposte dalla mano A compaiono sul verso di molte pergamene dell'archivio di S. Brigida, contenenti scritture che, per la maggior parte, riguardano i beni della chiesa in Verziano o comunque siti nelle chiusure cittadine; non tutte queste pergamene tuttavia furono prese in considerazione nella redazione dei regesti, perchè probabilmente i documenti si riferivano a possedimenti o diritti che, all'inizio del XV secolo, non rivestivano più alcun interesse. È stato possibile individuare quali sono le pergamene che contengono i documenti considerati dal redattore per descrivere gli appezzamenti; talvolta è possibile pensare che la descrizione si riferisca complessivamente anche a più documenti relativi a transazioni attinenti gli stessi beni. La segnatura antica tuttavia, menzionata da ciascun regesto del Liber posescionum, compare solo su alcune delle pergamene. All'inizio del XV secolo fu quindi condotto un esame complessivo della documentazione della chiesa di S. Brigida, probabilmente allo scopo di individuare le carte relative al patrimonio dell'ente, da poco aggregato al monastero di S. Pietro in Monte Ursino; durante queste operazioni furono apposte sul verso delle pergamene alcune annotazioni. Nella stessa occasione si selezionarono i documenti giudicati di particolare interesse e, facendo ad essi riferimento, fu compilato il Liber posescionum. Ci sfugge il motivo per cui la lettera che costituisce la segnatura quattrocentesca non sia presente su tutte le pergamene che con ogni probabilità furono utilizzate per redigere i regesti; è tuttavia possibile che talvolta essa non sia più leggibile per sbiadimento della scrittura o per la sovrascrittura di annotazioni e segnature successive.

Note

[1] Per la storia archivistica del fondo si veda P. CENCI, L'Archivio della Cancelleria della Nunziatura Veneta, in Scritti di Storia e Paleografia pubblicati sotto gli auspici di S. S. Pio XI in occasione dell'Ottantesimo Natalizio dell'E.mo cardinale Francesco Ehrle, V, Biblioteca ed Archivio Vaticano, Biblioteche diverse, Roma 1924 (Studi e Testi, 41), pp. 273-330, e l'introduzione a CAU - BARBIERI, San Pietro in Monte, in particolare alle pp. XIX-XLVI.

[2] ASVat, Fondo Veneto II, B. 908, n. 57, registro cartaceo con legatura in pergamena floscia; in prima di copertina di mano del sec. XVI: "Pro S. Brigida"; annotazioni con date di mano moderna ad inchiostro; a c. 1r: Breviaturarum mei Iacobi de Dathis notarii, rogatarum de anno MCCCCXXVIII et MCCCCVIIII; annotazione di mano pressochè coeva: Pro ecclesia Sancte Brigide; varie prove di penna a c. 1rv. In realtà il registro contiene un solo documento, il primo, rogato per la chiesa di S. Brigida.

[3] Il documento è citato da Gabriele Archetti (G. ARCHETTI, Berardo Maggi vescovo e signore di Brescia. Studi sulle istituzioni ecclesiastiche e sociali della Lombardia orientale tra XIII e XIV secolo, Brescia 1994 (Fondazione Civiltà Bresciana. Fondamenta. Fonti e studi per la storia bresciana, 2), pp. 187-188, nota 175), che corregge la lettura del documento data in G. G. GRADENIGO, Brixia Sacra. Pontificum Brixianorum series commentario historico, Brixiae 1755, pp. 281-283.

[4] ASVat, Fondo Veneto, I, n. 3913: "Qui dominus episcopus et capitulum Brixie...ecclesiam Sancte Brigide, in civitate Brixia posita(m), cum omnibus suis iuribus spiritualibus et temporalibus que habet vel habere posset eidem domino abbati et abbacie predicte univit, in perpetuum annexit ita quod abbas qui nunc est et abbates qui per tempora erunt in dicta ecclesia et domibus ipsius ecclesie Sancte Brigide imperpetuum habeant liberam habitationem et, quandocumque ipsa ecclesia rectorem vacabit, dictus dominus abbas teneatur et debeat presentare unum bonum et sufficientem sacerdotem, clericum secularem domino episcopo Brixie per ipsum dominum episcopum in perpetuum rectorem ipsius ecclesie instituendum, qui gubernet dictam ecclesiam et populli ipsius ecclesie curam habeat et omnes fructus, redditus, obventiones, proventus ipsius ecclesie percipiat et ad voluntatem suam in usus sui convertat et de ipsis ipsi domino episcopo rationem, prout alii ecclesiarum suarum rectores facere tenentur, faciat, cui ad arbitrium domini episcopi Brixie pro habitatione sua pars congrua de domibus ipsius ecclesie per abbatem expedita et libera dimittatur. Qui presbiter in visitatione, catedratico et in omnibus et per omnia subsit domino episcopo Brixie, secundum quod alii sui rectores capellarum et ecclesiarum Brixie subsunt, ita tamen quod per presentem unionem et anexionem presbitero qui nunc est in ipsa ecclesia nullum preiudicium continetur".

[5] Per quanto segue nel presente paragrafo si veda l'introduzione a CAU - BARBIERI, San Pietro in Monte, pp. XXXI-XXXII.

[6] ASVat, Fondo Veneto I, n. 3919: "venerabilis et religiosus vir dominus Bonus de Cl[a]netio Pergamensis diocesis, Dey gratia abas monasterii Sancti Petri in Monte Brixiensis diocesis ordinis sancti Benedicti... prefato domino vicario devote et humiliter supplicavit quatenus, cum patronalis ecclesia Sancte Brigide civitatis Brixie cui cura iminet animarum vacet ad presens per mortem condam domini pre' Iacobi de Prandalio olim dicte ecclesie ultimi et inmediate rectoris et beneficialis vel alio quovis modo vacet, ... que quidem ecclesia Sancte Brigide propter eius paupertatem inmensam iam diu rectore vacavit et divinis extitit fraudata officiis, prout etiam extat de presenti, passaque sit in suis edificiis ruinam enormem, cum nullus sacerdos iam diu potuerit (-o- e -ri- corrette da altre lettere, come pare) nec ad presens valeat reperiri quod ipsam ecclesiam velint nec velit in titullum acceptare nec de ea institutionem habere canonicam eo quia fructus, redditus et proventus ipsius ecclesie sunt adeo tenues et exiles, quod nullus sacerdos de eis vivere posset ac ipsa ecclesia reaptatione magna indigeat, de presenti troyna ipsius ecclesie tota existent(e) diruta, ad cuius reaptationem facultates ipsius ecclesie q(ua)n(do)libet supplire non possent dictumque monasterium Sancti Petri in redditibus sit solito enormiter diminutum propter mortalitates et alios varios casus qui diu super teritorio Brixiensi viguerint et maxime in partibus in quibus dictum monasterium Sancti Petri in Monte eiusque posesiones et bona sunt situata, in quibus partibus prefatus dominus abbas iam diu non fuit ausus habitare, prout nec eciam audet de presenti, metu banitorum et aliorum hominum prave nationis qui in illis partibus diu viguerint...prefatusque dominus abbas cupiat et affectet in civitate Brixie aliquod habere oratorium et domicilium sibi contiguum ubi habitare valeat et divina officia celebrare, ... dignetur et velit prefatam ecclesiam Sancte Brigide ... cum omnibus iuribus et pertinentiis suis prefato monasterio unire et incorporare, offerens se paratum prefatus dominus abbas dicte ecclesie Sancte Brigide in divinis perpetuo diservire seu facere diserviri ac ipsam ecclesiam congrue et decenter facere reaptari. Et si quo tempore casus contingeret ipsum dominum abbatem ire ad habitandum ad dictum eius monasterium vel ad partes in quibus ipsum monasterium est situatum, ipse dominus abbas tenebit asidue ad dictam ecclesiam Sancte Brigide unum capellanum qui ipsi ecclesie iugiter diserviet in divinis populloque perochie ecclesie suprascripte ecclesiastica sacramenta ministrabit et eius curam habebit animarum. Quo circha prefatus dominus vicarius, autoritate prefati domini episcopi Brixiensis qua fungitur ...., predictam ecclesiam Sancte Brigide sicut premititur vel alio quovis modo vacante cum omnibus iuribus et pertinentiis suis prefato monasterio Sancti Petri in Monte, presente, petente et requirente ac humiliter postulante prefato domino abbate, univit et incorporavit stabili et firma institutione, declarans quod prefatus dominus abbas teneatur dictam ecclesiam facere reaptari ipsamque in statum et formam consuetam redduci hinc ad sex menses proximos futuros. Et ibi perpetuo teneatur dicte ecclesie Sancte Brigide in divinis diservire seu facere diserviri...".

[7] Per quanto segue nel presente paragrafo si veda l'introduzione a CAU - BARBIERI, San Pietro in Monte, pp. XXXII-XXXIII.

[8] ASVat, Fondo Veneto, I, n. 2246.

[9] Cf. il documento datato 1446 ottobre 6 (ASVat, Fondo Veneto, I, n. 2261) con il quale il cardinale camerario esonera i canonici di S. Pietro in Oliveto dal pagamento della prima annata pertinente al monastero di S. Pietro in Monte unito a S. Pietro in Oliveto.

[10] Cf. documento 1437 novembre 9 (ASVat, Fondo Veneto, I, n. 2250), lettera ducale con la quale il doge Francesco Foscari ordina a Cristoforo Donato podestà di Brescia e a Francesco Barbaro capitano di Brescia di immettere i canonici regolari del monastero di S. Giorgio in Alga dell'ordine di S. Agostino in possesso della chiesa di S. Pietro in Oliveto. Per la politica di accentramento di istituzioni ecclesiastiche bresciane in più ampie congregazioni legate alla signoria veneziana si veda C. VIOLANTE, La chiesa Bresciana nel Medioevo, in Storia di Brescia, I, Brescia 1963, pp. 1121-1123; sulla nascita e lo sviluppo della congregazione di S. Giorgio in Alga si veda G. DE SANDRE GASPARINI, Ordini religiosi e cura d'anime nella società veneta del Quattrocento, in Ordini religiosi e società politica in Italia e Germania nei secoli XIV e XV, a cura di G. CHITTOLINI e K. ELM, Bologna 2001 (Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento. Quaderni, 56), pp. 205-255, in particolare pp. 209-212.

[11] Per quanto segue nel presente paragrafo si veda l'introduzione a CAU - BARBIERI, San Pietro in Monte, pp. XXXIII-XXXVIII.

[12] Biblioteca Universitaria di Pavia, Ms. Aldini, 554 citato nella menzionata introduzione all'edizione delle carte di S. Pietro in Monte.

[13] ASVat, Fondo Veneto II, reg. 95.

[14] Ibidem, reg. 96.

[15] ASVat, Fondo Veneto, I, n. 3920, Liber novus posescionum eclesie Sancte Br[i]gide Brixie MCCCC[....] die XXVII mensis novembris; la data di anno non è completamente leggibile, ma alcune annotazioni che compaiono al termine del Liber, scritte dalla stessa mano che ha scritto il titolo e ha compilato la parte principale del volumetto, sono introdotte dalle parole: In Nivolaria MCCCCXXI. Si tratta di un volumetto cartaceo, con legatura in pergamena costituita da due fogli sovrappposti e cuciti tratti da un codice letterario, probabilmente del sec. XIV.

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