Lombardia Beni Culturali
16

Villani Brixiensis episcopi confirmatio privilegiorum

<1116-1132>.

Villano, vescovo di Brescia, conferma ai canonici della chiesa di S. Pietro in Oliveto il privilegio già conferito dal suo predecessore Arimanno, in particolare riconosce loro il possesso della chiesa di S. Eusebio con le sue pertinenze, e regola i rapporti dei canonici con il vescovo di Brescia e la chiesa cattedrale.

Menzione in BQBs, ms. E.I.11, FAINO, Collectanea de episcopis Brixiae, c. 437r-v.

Villano è vescovo di Brescia dal 1116 al 1132. Il SAVIO (Brescia, pp. 224-6) specifica che fu deposto da Innocenzo II durante il suo soggiorno a Brescia, il quale si svolse nel 1132, dal 26 luglio al 1° settembre: tale data risulta dunque il termine ante quem per la redazione del documento. Cf. anche SCWARTZ, Die besetzung, p. 109; GAMS, p. 780.
Villano è immediato successore del vescovo Arimanno, per l'intervento del quale la canonica di S. Pietro in Oliveto aveva ottenuto non solo il conferimento di concessioni vescovili, ma anche l'elargizione di privilegi papali (cf. docc. 1 e 2). Le fonti storiche sono oscure sulla fine del mandato episcopale di Arimanno: dalle parole di Landolfo di San Paolo sembrerebbe essere stato deposto, poiché essendo egli ancora in vita, veniva consacrato sul soglio episcopale il suo successore Villano: 'Vivo et deposito quondam episcopo Armano, (l'arcivescovo di Milano, Giordano) ordinavit Brisiensem ellectum in episcopum nomine Villanum' (Landulfo DE SANCTO PAULO, Historia Mediolanensis, c. 42, p. 39). Nulla sappiamo intorno alle circostanze che determinarono l'allontanamento di Arimanno - se davvero di questo si tratta e non di un volontario ritiro, come propone il Foggi (Arimanno da Brescia, pp. 106-107) -: è possibile che proprio l'eccessiva rigidità del vescovo riformatore - nel momento delicato della nascita del comune e quindi dell'evoluzione e organizzazione dei poteri laici nella città - abbia scatenato un movimento d'opinione a lui contrario, al punto da determinarne l'allontanamento, così come stava accadendo a Milano per l'arcivescovo Grossolano, insediato proprio da Arimanno sulla cattedra milanese, e fautore come lui di una rigorosa politica di riforma ecclesiastica (Cf. VIOLANTE, La Chiesa, pp. 1046-1047). Se così fosse dobbiamo supporre che subito i canonici di S. Pietro in Oliveto abbiano chiesto a Villano - che inaugurava una politica di maggiore apertura e anzi di alleanza con le forze laiche della città - una conferma dei privilegi precedentemente ottenuti, allo scopo di legare la canonica alla politica del nuovo vescovo, tutelando così il cenobio dai medesimi attacchi subiti dal predecessore - del quale avevano condiviso le linee riformatrici - e dunque dal rischio di isolamento nella città.

Edizione a cura di Mirella Baretta
Codifica a cura di Mirella Baretta

Informazioni sul sito | Contatti