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Introduzione

Il monastero benedettino femminile di S. Benedetto di Cremona fu fondato nel 1089 da Damiano, abate del monastero di S. Silvestro di Nonantola, dal quale rimase dipendente fino al 1211 [1].

Secondo il “Repertorio delle scritture dell’insigne monastero di S. Benedetto di Cremona”, redatto nella seconda metà del Settecento (ASMi, Fondo di religione, p. a., n. 4514), l’antico archivio del monastero di S. Benedetto era costituito, fino alla fine del sec. XII, da un solo documento del 1190, ora conservato nella cartella 155 della serie Pergamene per fondi dell’Archivio di Stato di Milano, al quale si può aggiungere un documento della chiesa dei Sette Fratelli e Ospedale dei Crociati, datato 1197, custodito nella stessa cartella, che probabilmente divenne parte dell’archivio di S. Benedetto già nel XIII secolo, in seguito all’acquisizione di beni.

Al monastero di S. Benedetto fu aggregato nel 1471 il monastero di S. Maurizio, al quale erano già stati uniti nel 1319 il monastero di S. Leonardo de Capite Mose e, in data non precisata, ma collocabile con ogni probabilità nella seconda metà del XIV secolo, il monastero di S. Martino. Gli archivi seguirono le sorti dei relativi enti e, quando nella seconda metà del sec. XVIII, fu compilato il “Repertorio” sopra citato, nell’archivio di S. Benedetto erano custoditi anche i documenti degli altri tre enti ecclesiastici, registrati sotto le rubriche “Posto primo, casa C, cartella terza, Istromenti concernenti i beni del monastero di S. Maurizio, poscia unito a quello di S. Benedetto”, “Posto primo, casa C, cartella terza, Istromenti concernenti i beni del monastero di S. Leonardo, che era fuori di Porta Mosa, poscia unito a quello di S. Maurizio”, “Posto primo, casa C, cartella seconda, Istromenti concernenti li beni del monastero di S. Martino di Robecco”.

Le due pergamene recano sul verso annotazioni, databili al secolo XVI, scritte con ogni probabilità dalla stessa mano che ha redatto le annotazioni sul verso delle pergamene del monastero di S. Martino di Robecco e il cartulario contenente i documenti dello stesso monastero; annotazioni riconducibili alla stessa mano compaiono anche sulle pergamene provenienti dagli archivi di S. Maurizio e S. Leonardo de Capite Mose.

Sul verso delle pergamene che, alla fine del sec. XVIII, appartenevano all’archivio del monastero di S. Benedetto compare una segnatura, di mano di Ermete Bonomi, risalente ai primi anni dell’Ottocento; il monaco cisterciense, noto per i lavori di riordino e di trascrizione condotti sui documenti di Chiaravalle, di S. Ambrogio e dell’archivio vescovile di Lodi, fu incaricato nel 1801 dal prefetto generale Bossi della ricognizione degli archivi che costituivano il Fondo di Religione e sembra che abbia ordinato anche le scritture di S. Agostino e S. Benedetto di Cremona, producendo un volume di trascrizioni che però non ci è pervenuto [2].

Il documento, citato dal Merula (p. 87) che scrive nella prima metà del XVII secolo, con il quale il vescovo Oberto “concesse la chiesa e monastero a donna Giuliana abbadessa, acciò ivi celebrasse i divini officii, secondo la sua regola, con obligatione annuale in perpetuo al vescovo della città per tempo di una libra di cera e oncie due d’incenso; e volle che fossero governate dal monachismo benedettino” è in realtà una concessione vescovile a favore della chiesa e monastero dei Santi Simone e Giuda, a noi nota attraverso copie manoscritte del poligrafo cremonese Giuseppe Bresciani, scritte probabilmente nei primi decenni del XVII secolo.

Note

[1] L’atto di fondazione fu conservato nell’archivio del monastero di Nonantola e fu pubblicato da Tiraboschi ne la Storia dell’augusta badia di Nonantola, Modena 1784-1785, II, p. 210; cf. KEHR, p. 291; MENANT, Repertoire, scheda n. 17.

[2] M. A. CONTE, Ermete Bonomi archivista cistercense. Studi su Medioevo e diplomatica in Sant’Ambrogio di Milano nel Settecento, “Archivio Storico Lombardo”, a. CIV (1988), pp. 174 e segg.

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