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Introduzione

Il monastero benedettino femminile di S. Giovanni della Pipia fu fondato nel 1079 da Bernardo, conte di Sospiro, e dalla moglie Berta; nel 1236 Gregorio IX stabilì che le benedettine fossero sostituite dalle monache cisterciensi di Santa Maria del Boschetto, mentre nel 1497, per disposizione di Alessandro VI, il monastero fu unito a quello di S. Monica (già S. Salvatore) [1]

I documenti del monastero di S. Giovanni della Pipia furono uniti all'archivio del monastero di S. Monica e, dopo la soppressione di questo ente, avvenuta nel 1810, le scritture furono portate a Milano, nell'archivio generale del Fondo di Religione. Successivamente il materiale cartaceo fu separato dalle pergamene che furono trasferite nell'Archivio Diplomatico; i documenti pergamenacei di data più antica (fino al 1100) furono quindi riuniti nel Museo Diplomatico, mentre gli altri furono sistemati nelle cartelle della serie Pergamene per fondi. Nei primi anni del Novecento, nel periodo durante il quale Luigi Fumi (1907-1920) fu direttore dell'Archivio di Stato di Milano, fu operato un tentativo, presto interrotto, di ricostituire gli archivi originari ricollocando le pergamene di un determinato ente ecclesiastico nelle cartelle del Fondo di Religione contenenti il materiale cartaceo proveniente dall'archivio dello stesso ente e anche i documenti dell'antico archivio di S. Giovanni della Pipia subirono qualche spostamento.

I documenti anteriori alla fine del sec. XII dell'antico archivio del monastero di S. Giovanni della Pipia, per la maggior parte conservati nell'Archivio di Stato di Milano, sono 14: uno di essi, l'atto di fondazione del 1079, ci è pervenuto in duplice originale e in copia del sec. XIII, mentre la cartula offersionis datata 1093 aprile 5 presenta una tradizione molto articolata per la cui descrizione si veda la nota introduttiva all'edizione del documento. Per la suddivisione accennata undici pergamene, con atti anteriori alla fine del sec. XII, sono conservate nel Museo Diplomatico; due nella cartella 172 della serie Pergamene per fondi dell'Archivio Diplomatico ed una nella cartella 4638 del Fondo di Religione parte antica; mentre in Archivio Diplomatico, Bolle e Brevi si trovano due lettere di Alessandro IV, nelle quali sono inserte copie del documento prima citato datato 1093 aprile 5. Infine, nel fondo pergamenaceo conservato presso la Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, è stato reperito un inventario dei beni del monastero, la cui redazione è databile tra la fine del secolo XII e l'inizio del XIII; è probabile che il documento provenga dall'antico archivio del monastero, anche se non sappiamo in seguito a quale vicende esso sia ora conservato tra le pergamene dell'archivio capitolare bergamasco.

Non ci è pervenuto l'antico repertorio dell'archivio del monastero di S. Monica, che, nel Settecento, fu certamente riordinato: in quell'occasione i documenti furono inseriti in camicie cartacee, in parte ancora conservate; alcune carpette sono ancora unite alle pergamene, altre sono conservate separatamente nella cartella 4638 del Fondo di Religione p. a., forse perché furono ritenute, all'epoca in cui fu costituito l'Archivio Diplomatico, documenti cartacei.

Kehr menziona un privilegio di Urbano II per S. Giovanni della Pipia datato 16 ottobre 1096 [2], non più reperibile, che, tuttavia, secondo il Muratori era conservato nell'archivio capitolare cremonese [3]; copia dello stesso documento era contenuta anche, come segnala Kehr, nel Codex vetus privilegiorum monasteriorum etc. Lombardiae, olim Papiae in thesauro ducum Mediolanensium, che, trasferito in epoca imprecisata a Parigi, andò perduto; possediamo tuttavia le trascrizioni di molti documenti del codice, tra cui anche quella del privilegio del 1096, elaborate da Stephan Baluze e conservate presso la Biblioteca Nazionale di Parigi [4].

Note

[1] Kehr, Italia pontificia, VI, I, pp. 292-293; Menant, Repertoire, schede nn. 25, 43.

[2] Kehr, Italia pontificia, VI, I, p. 293, n. 2.

[3] Muratori, Antiquitates, V, col. 209.

[4] Kehr, Italia pontificia, VI, I, pp. 3, 293; regesto del documento anche in Jaffé, Regesta, n. 5673 (4247).

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