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Introduzione

Nel 1066 Cremosiano detto Traseverti e la moglie Roza fondarono una chiesa canonicale nella città di Cremona, dedicandola ai santi Tommaso, Nicola, Dalmazio, Fruttuoso e alle sante Agata e Margherita e stabilendo di poterla in seguito trasformare, come di fatto si verificò, in un monastero benedettino. Nel 1078 avvenne la consacrazione della chiesa ad opera del legato aposotolico Bonizo de Sutri. Il monastero era sottoposto direttamente alla Sede romana, alla quale doveva corrispondere il censo annuale. È infatti elencato nel Liber censuum della Chiesa romana, mentre il privilegio di esenzione, che tuttavia non è stato possibile reperire, è citato in un documento databile 1140 o 1153 maggio 27. Nel 1514 i monaci benedettini furono sostituiti dagli olivetani che tra il 1546 e il 1549 si trasferirono presso il monastero di S. Lorenzo; nel monastero di S. Tommaso furono invece ospitate le monache cisterciensi e dal 1603 le suore dell'ordine francescano delle Clarisse Cappuccine. Il monastero fu soppresso nel 1782 [1].

Le vicende istituzionali brevemente ripercorse influirono con ogni probabilità sulla conservazione delle carte del monastero. I documenti anteriori al XII secolo riconducibili all'antico archivio di S. Tommaso sono ora conservati nell'Archivio di Stato di Milano (Museo Diplomatico, Pergamene per fondi), ad eccezione di un documento, databile 1140 o 1153, tradito in copia della fine del secolo XIII in un manoscritto, ora nella Biblioteca Braidense di Milano, che contiene documenti, datati 1275 e 1283-1284, oltre a testimonianze senza data ma degli stessi anni, relativi ad una controversia, giudicata dal delegato apostolico Bernardo vescovo di Porto, tra il vescovo di Cremona ed il monastero di S. Tommaso che sosteneva di essere sottoposto direttamente alla Sede apostolica.

I documenti originariamente appartenenti all'archivio di San Tommaso conservati nell'Archivio di Stato di Milano recano sul verso la segnatura settecentesca che caratterizza i documenti all'epoca presenti nell'archivio del monastero di S. Lorenzo. E' quindi probabile che gli Olivetani, spostandosi da S. Tommaso a S. Lorenzo, abbiano trasferito anche le scritture: alcuni documenti relativi a San Tommaso sono menzionati in un memoriale della prima metà del XVII secolo, nel quale sono citati documenti in favorem monasterii Sancti Thome, nunc Sancti Laurentii, mentre l'erudito settecentesco Aurelio Negri, ripercorrendo le vicende storiche del monastero di S. Tommaso allora sede delle Cappuccine, afferma di aver consultato il documento di fondazione del 1066, conservato nell'archivio di S. Lorenzo [2].

Quattro dei documenti riconducibili all'archivio di San Tommaso conservati nel Museo Diplomatico dell'Archivio di Stato di Milano sono descritti nell'ottocentesco Registro II degli atti antichi dall'anno 1001 all'anno 1100 del Museo Diplomatico come provenienti da S. Francesco; oltre alla testimonianza di Negri, la presenza della segnatura settecentesca conferma tuttavia che anch'essi si trovavano nell'archivio del monastero di S. Lorenzo; l'attribuzione di tale provenienza è probabilmente da ricondursi alla presenza dell'ordine francescano delle Clarisse Cappuccine nel monastero di S. Tommaso, all'epoca della soppressione, avvenuta nel 1782.

Note

[1] Kehr, Italia pontificia, VI, I, pp. 284-285; Menant, Repertoire, scheda n. 49; si veda anche Mosconi, p. 114.

[2] ASMI, FR, p. a., cart. 4375; Negri, c. 22r-v.

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