Lombardia Beni Culturali

I fondi di area lodigiana fino all’anno 1200: censimento delle pergamene e ricostruzione degli antichi archivi

di Ada Grossi

Premessa

Il principio di censimento che coordina l’intero progetto individua i fondi di provenienza come afferenti a una data area in base alla localizzazione sul territorio degli enti a cui i fondi appartengono, indipendentemente dalla data topica e dal rogatario dei documenti: in generale, sono considerati lodigiani gli archivi degli enti ecclesiastici, monastici e ospedalieri di Lodi e provincia, quello del comune ed eventuali di famiglia.

Le pergamene contenute nei fondi lodigiani, quindi, coincidono solo parzialmente con le pergamene lodigiane propriamente dette, poiché i primi contengono anche documenti relativi ad altre aree, così come le seconde sono presenti anche in altri fondi (milanesi, pavesi, cremonesi).

Riportiamo qui di seguito l’elenco degli istituti presso i quali sono oggi conservate le più antiche pergamene provenienti dagli archivi di area lodigiana (secoli IX-XII) con l’indicazione dei fondi (o raccolte di copie in codice) in cui si trovano:

  • Archivio della Mensa Vescovile di Lodi (AMVLo) [1]
    • Armario VIII, Pergamene (tabb. I, II, VII) (abbr. AMVLo, Pergamene)
  • Archivio Capitolare di Lodi (ACLo) [2]
  • Archivio di Stato di Milano (ASMi) [3]
    • Archivio Diplomatico-Pergamene (cartt. 182, 183, 186, 187, 191, 193, 195, 196, 312, 313) (abbr. ASMi, AD, pergg.)
    • Fondo di religione (cartt. 3305, 5028, 5155, 5165)
    • Bolle e brevi (cart. 4)
  • Biblioteca Comunale Laudense (BCLo) [4]
    • Liber Iurium de civitate Laude, ms. XXVIII A 6 (abbr. Liber iurium)
  • Archivio Storico Civico di Lodi (ASCLo) [5], costituisce sede distaccata della BCLo
    • Archivio diplomatico di Lodi (Ecclesiastici, Privati, Pubblici) (abbr. ASCLo, Ecclesiastici/Privati/Pubblici)
    • Archivio dell’Ospedale Maggiore di Lodi [depositato in ASCLo] (mazzi 1-Q, 1-S, 5-L) (abbr. ASCLo, Osp. Magg.)
  • Biblioteca Angelo Mai e Archivio Storico di Bergamo (BAMBg) [6]
    • Collezione di pergamene (fondo Ronchetti-Femi)

Distribuzione delle pergamene:

Lodi, archivifondin.
AMVLoPergamene237
ACLo6
BCLoms. XVIII A 6 (Liber iurium)70
ASCLoArchivio diplomatico, Pubblici1
Archivio diplomatico, Ecclesiastici1
Archivio diplomatico, Privati1
Archivio dell’Ospedale Maggiore di Lodi8
tot. Lodi324
Milano, archivifondin.
ASMiArchivio diplomatico, Pergamene42
Fondo di religione15
Bolle e brevi1
tot. Milano58
Bergamo, archivifondin.
BAMBgPergamene Ronchetti-Femi12
Torino, archivifondin.
ASToMilanese – Città e ducato1
TOTALE PERGAMENE CONSERVATE395

Ai 395 pezzi individuati corrispondono 359 documenti; a questo computo vanno aggiunti altri 47 pezzi, oggi perduti (di cui sono pervenute copie tarde o si ha notizia solo attraverso regesti). Il totale dei documenti lodigiani noti fino all’anno 1200 ammonta quindi a 406 documenti.

pergamene conservate395documenti conservati359
pergamene perdute56documenti perduti57
TOT. PERGAMENE NOTE451TOT. DOCUMENTI NOTI416

Il censimento ha permesso di individuare i seguenti archivi antichi:

  • Capitolo (archivio del capitolo della cattedrale)
  • Codecasa (archivio di famiglia, confluito in quello dell’Ospedale Maggiore di Lodi)
  • Comune (principalmente attraverso documenti contenuti nel Liber iurium del 1284)
  • Consorzio del Clero
  • Mensa Vescovile
  • Ospedale di S. Biagio e chiesa (confluito dapprima in quello del mon. di Villanova e poi in quello dell’Ospedale Maggiore di Lodi)
  • S. Agnese, chiesa (confluito in quello del Capitolo: chiesa trasferita nella cattedrale mediante soppressione del 1489)
  • S. Chiara Nuova, monastero
  • S. Chiara Vecchia, monastero
  • S. Damiano di Dovera, monastero (poi confluito in quello del monastero dei SS. Cosma e Damiano di Lodi)
  • S. Domenico, convento dei Predicatori
  • S. Fabiano di Farinate, monastero (un tempo unito al monastero di S. Damiano di Dovera e poi a quello di S. Pietro di Treviglio)
  • S. Pietro in Cerreto, monastero (soprattutto attraverso documenti contenuti nel Liber iurium del 1284, per il resto l’archivio è confluito in parte in quello del monastero di S. Ambrogio di Milano)
  • S. Pietro di Lodi Vecchio, monastero
  • S. Stefano al Corno
  • S. Vincenzo, monastero
  • S. Vito, monastero (poi confluito in quello di S. Pietro in Cerreto)

a cui dobbiamo aggiungere le pergamene di provenienza incerta, che denomineremo

  • Varie

È in fase di compilazione il repertorio dei notai lodigiani: un primo strumento di consultazione, l’indice alfabetico e cronologico, è già disponibile e tiene conto di tutte le attestazioni reperite, sia nei fondi lodigiani che altrove.

Osservazioni generali

Non tutti gli archivi di cui qui diamo la ricostruzione sono dotati di strumenti di corredo antichi; così come, all’opposto, alcuni di cui non si conserva nulla sono noti solo attraverso repertori dei secoli passati. Proponiamo un quadro d’insieme onde visualizzare sinteticamente la situazione dei fondi lodigiani, indicando repertoriazioni e riordinamenti (tra i quali è possibile individuare alcune operazioni unitarie), gli istituti archivistici presso i quali sono attualmente custoditi, infine il numero dei pezzi conservati e di quelli perduti ma altrimenti noti. Con il simbolo * rosso si intende che l’inventariazione di un archivio rientra in toto o in parte in quella di un fondo più ampio, come nel caso dell’archivio di S. Pietro in Cerreto, confluito parzialmente in quello di S. Ambrogio di Milano.

Legenda:

I = ASMi, Fondo di religione, cart. 5166, mazzo Z, n. 1269, Registro di tutte l’escriture et instrumenti et altre quale si ritrovano nel monasterio di Santa Clara Vechia di Lodi quali si ritrovano signati sotto di alfabeti et numeri come da basso si discrive et quale tutte scriture si ritrovano esere messe nelli carneri conforme alli boletini sopra essi posti come si contiene in esso registro (1583)

II = operazioni di riordino in AMVLo risalenti al XVI secolo e a cui non corrispondono repertori

III = AMVLo, G.C. Gavazzi, Regestum membranarum archivii episcopalis Laudensis a saeculo X e AMVLo, G.C. Gavazzi, Inventarium scripturarum archivii episcopali

IV = ASMi, Fondo di religione, cart. 5335, Repertorium scripturarum monasterii SS. Angeli et Nicolai de Villanova, a D. V(ict). B(oss). L(audensi) 1618 confectum V = operazioni di riordino risalenti al 1674 (corrispondenti a un elenco allegato ai repertori di cui al n. III) e ASMi, Fondo di religione, cart. 5166, Inventario delle scritture publiche e private, libri, privilegii, essentioni et ragioni che si ritrovano nel archivio del monastero delle monache minori conventuali di S. Chiara vecchia di Lodi descritto da Giacomo Antonio Porro rettore di S. Giacomo Maggiore della stessa città ad instanza del signor Antonio Vertuano protettore del monastero predetto l’anno 1682

VI = ASMi, AD, pergg., cart. 353bis, Elenchus chronologicus ex autographis et apographis publicarum ex membranis tabularum ab anno Christi DCCXXI ad MCCI quae in archivio monasterii Ambrosii Cisterciense adservantur, MDCCXXXII e ASMi, Fondo di religione, cart. 5236, Registro de’ documenti che si ritrovano nel archivio del’insigne monastero di Cerreto (XVIII secolo in.)

VII = ASMi, G. Vittani, Fondo di religione, Lodi, S. Chiara Vecchia (inventario CR7), che riporta l’inventario di Giovanni Spino del 1768-69, e BCLo, ms. XXI A 20, Storia della fondazione e delle successive emergenze dell’insigne monastero di S. Damiano della città di Lodi con un repertorio di tutte le scritture esistenti nel di lui archivio, MDCCLXXV, opera del sacerdote Giovanni Spino

VIII = ASCLo, Osp. Magg., Repertorio d’archivio del Consiglio degli Ospedali di Lodi

IX = AMVLo, E. Bonomi, Synopsis chronologica tabularum Laudensis episcopatus e AMVLo, E. Bonomi, Veterum ex membranis monumentorum quae in Tabulario Sanctae Laudensis Ecclesiae Episcopii adservantur exemplaria

X = ASMi, Catalogo delle pergamene, a cura di Cossa e Ferrario (metà XIX sec.)

Repertoriazioni-riordinamenti
ARCHIVIIIIIIIIVVVIVIIVIIIIXXoggi inPEZZI CONSERVATIPEZZI PERDUTI
CapitoloACLo
ASMi
1
1
Codecasa*ASCLo1
ComuneBCLo
ASCLo
ASTo
31
1
1
Consorzio del Clero*ASMi1
Mensa Vescovile****AMVLo2312
Ospedale di S. Biagio**ASCLo
ASMi
1
4
3
S. AgneseACLo51
S. Chiara Nuova***ASMi9
S. Chiara Vecchia****ASMi
AMVLo
3
4
1
S. Damiano**ASMi
ASCLo
AMVLo
7
1
1
1
S. Domenico*ASMi6
S. Fabiano*ASMi
BAMBg
3
12
S. Pietro di Lodi Vecchio*ASMi128
S. Pietro in Cerreto***BCLo
ASMi
39
12
13
S. Stefano al Corno*1
S. Vincenzo*ASMi7
S. Vito***ASMi22
Varie*ASCLo
ASMi
6
3
3
TOTALE39556

*****

L’archivio della Mensa Vescovile è senz’altro quello di cui meglio possiamo seguire le vicende: disponiamo infatti dei repertori del XVII secolo ad opera rispettivamente di Giulio Cesare Gavazzi e di Giacomo Antonio Porro, e di quello di Ermete Bonomi (a cavallo dei secoli XVIII e XIX) [7]. Esso è anche il più importante e cospicuo: vi è conservato circa il 75% delle pergamene lodigiane fino al 1200 (se si contano anche i documenti copiati nel Liber iurium alla fine del XIII secolo, il rapporto non scende comunque al di sotto del 60%). A parte una pergamena perduta in precedenza, rispetto al XVII secolo sono andati perduti soltanto due pezzi anteriori al 1200, mentre dopo l’ultimo riordinamento l’archivio è rimasto integro.

Dell’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Lodi, ove sono confluite diverse carte di varia provenienza, si è conservato l’inventario tardo settecentesco (Repertorio d’archivio del Consiglio degli Ospedali di Lodi): in questo caso registriamo la perdita di tre pezzi (pochi in assoluto ma moltissimi in percentuale: ne restano oggi otto rispetto agli undici repertoriati).

Quanto ai fondi dell’Archivio di Stato di Milano, procedendo a ritroso, per tutti (tranne che per S. Damiano di Dovera) abbiamo il Catalogo delle pergamene di Cossa e Ferrario, risalente alla metà del XIX, che censisce i pezzi degli attuali Archivio Diplomatico – Pergamene e Fondo di religione.

Per gli archivi di alcuni enti, inoltre, disponiamo dei repertori compilati dal sacerdote Giovanni Spino nella seconda metà del XVIII secolo (S. Chiara Vecchia e S. Damiano di Dovera, confluito in SS. Cosma e Damiano di Lodi), mentre per altri si sono conservati strumenti più antichi: nel caso di S. Chiara uno del XVI secolo e quello di Giacomo Antonio Porro del XVII, e nel caso del monastero di Villanova uno del XVII.

Quanto al Catalogo ottocentesco, tutte le pergamene in esso registrate sono ancora oggi conservate (in qualche caso in un fondo diverso da quello ivi indicato, a seguito di alcuni spostamenti – talora secondo criteri di cui si può ricostruire la ratio, talora no –) [8]. Fa eccezione un unico pezzo non datato, che non si trova [9]: va comunque precisato che le indicazioni proposte dal Catalogo sono assai vaghe, e riesce quindi difficile stabilire se l’ammanco sia effettivo [10].

Al contrario, diverse pergamene presenti in ASMi non sono state censite da Cossa e Ferrario: il caso più evidente è quello di SS. Cosma e Damiano di Lodi, che include S. Damiano di Dovera, il cui archivio, come abbiamo detto, manca del tutto nel Catalogo. Nel caso di altri archivi, essi risultano in realtà più cospicui di quanto non sembri dall’opera degli archivisti ottocenteschi, e non sempre si riesce a stabilire per quale motivo certi documenti non siano stati repertoriati [11].

Per quanto riguarda i fondi di area lodigiana conservati in ASMi, quindi, la “fotografia” di metà Ottocento non può considerarsi del tutto attendibile: possiamo tuttavia concludere che, da allora, i singoli archivi non hanno subito perdite.

Pergamene estranee presenti nei fondi lodigiani

L’unico fondo lodigiano in cui siano presenti documenti del tutto estranei si trova in ASMi, nel fondo Varie dell’Archivio Diplomatico – Pergamene.

Esso contiene due pergamene del monastero comasco di S. Abbondio [12], senza alcuna relazione con Lodi: si tratta di due pezzi non datati della fine del secolo XII relativi ad una controversia del 1195 di cui sono sopravvissute altre testimonianze, quelle invece correttamente collocate nel fondo originario [13]. La responsabilità della confusione va ascritta a tempi recenti, se nel Catalogo Cossa-Ferrario esse sono repertoriate nel fondo del monastero comasco insieme alle altre relative al medesimo oggetto [14].

Nello stesso fondo sono presenti altri pezzi estranei agli archivi lodigiani, due di provenienza pavese e uno di provenienza bresciana.

Una pergamena del 1191 proviene dall’archivio di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia [15]: rogata a Lodi da un notaio lodigiano, essa è stata collocata tra le Varie lodigiane probabilmente perché si tratta di un giudizio pronunciato dal vescovo di Lodi e dall’abate di S. Pietro a Lodi Vecchio in merito ad una controversia tra l’abate di S. Pietro in Ciel d’Oro e l’arciprete di Sorbole in merito alla chiesa di S. Siro in Pavia. Anche in questo caso la ricollocazione è recente: il Catalogo Cossa-Ferrario la attribuisce al cenobio pavese [16].

Un altro pezzo pavese non datato, privo di elementi cronologici e di sottoscrizione, può collocarsi tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo [17].

Un altro ancora, sempre senza data e attribuibile alla fine del XII secolo, contiene alcune deposizioni testimoniali relative a Nuvolento, e va probabilmente ricondotto all’archivio bresciano di S. Giulia [18].

Edizioni precedenti

Elenchiamo in ordine cronologico le opere principali:

  • Italia sacra [19]. Alcuni documenti pubblici tra i più antichi, in parte oggi perduti o pervenuti soltanto attraverso copie moderne, sono editi dall’Ughelli.
  • Laudensium episcoporum series [20]. Numerosi documenti vescovili, conservati presso l’archivio della Mensa Vescovile, sono stati raccolti dallo Zaccaria, in continuità con il lavoro dell’Ughelli.
  • Le chiese d’Italia [21]. Sui documenti vescovili si basa anche il Cappelletti, nel tomo XII della sua opera: si tratta spesso degli stessi già pubblicati dallo Zaccaria.
  • Codex Diplomaticus Langobardiae [22]. In esso il Porro Lambertenghi ha pubblicato le pergamene fino al X secolo (sei pezzi conservati presso la Mensa Vescovile), insieme alle altre pergamene lombarde dello stesso periodo.
  • Codice diplomatico laudense [23]. Gran parte delle pergamene lodigiane fino al XII secolo sono state edite tra il 1879 e il 1885 da Cesare Vignati, che ha raccolto molti documenti in ordine cronologico. Le fonti di quest’opera sono soprattutto l’archivio della Mensa vescovile (che venne in quell’occasione pubblicato quasi integralmente per il periodo che ci compete), il Liber iurium de civitate Laude (anch’esso integralmente, anche se destrutturato per rispettare l’ordine cronologico), alcuni pezzi oggi in Archivio di Stato a Cremona (non consultati direttamente bensì attraverso copie trasmessegli da Ippolito Cereda), alcuni altri oggi in quello di Milano, ma non è possibile ravvisare criteri di scelta precisi. L’edizione prosegue con documenti del XIII, XIV e XV secolo in modo sempre più discontinuo e asistematico.
  • Il cartario dell’abbazia di Precipiano [24]. Alcuni dei pezzi più antichi dell’archivio della Mensa sono relativi alla giurisdizione di questa abbazia.
  • Italia pontificia [25]. Tutti i documenti pontifici presenti nei fondi lodigiani sono stati regestati dal Kehr.
  • Gli atti del comune di Milano [26]. Alcune pergamene conservate nell’archivio della Mensa vescovile, in particolare sentenze pronunciate dei consoli di Milano, sono stati editi da Cesare Manaresi.

I documenti lodigiani nell’erudizione

L’opera più rilevante dell’erudizione lodigiana è senz’altro quella che si deve a Defendente Lodi, canonico di metà Seicento. Egli scrisse due tomi che illustrano la storia di tutti gli enti ecclesiastici lodigiani fino ai suoi giorni: visionò personalmente molti documenti, mentre per altri si avvalse della collaborazione di sacerdoti e abati, testimoniata almeno in parte da ciò che resta di alcuni scambi epistolari con costoro. La raccolta del Lodi è di fondamentale aiuto per chiarire le vicende dei singoli enti (e quindi dei rispettivi archivi), e in più di un caso le sue trascrizioni (o quelle a lui trasmesse dai collaboratori) costituiscono l’unica copia di documenti che andarono in seguito perduti [27]. Ancora di Defendente Lodi vanno citati i Discorsi historici, ove si ripercorre la storia della città dalle origini: l’interesse è concentrato soprattutto sull’antichità, mentre al Medioevo è dedicato in particolare il discorso settimo, che tratta della distruzione e ricostruzione della città [28].

L’altro caposaldo dell’erudizione locale della metà del Seicento si deve a Giovan Battista Villanova, che ricostruisce le vicende della città fino al 1546. Trascrive alcuni documenti (due del XII secolo, la rifondazione di Lodi del 1158 sotto l’egida del Barbarossa e la conferma di Alessandro III del 1177), e annovera tra le proprie fonti lo stesso Defendente Lodi [29].

Alla fine del secolo XVII Giacomo Antonio Porro inaugura il filone erudito dedicato in modo specifico ai vescovi lodigiani. Egli scrisse Le vite dei vescovi di Lodi, una ricchissima opera che fa uso abbondante dei documenti, soprattutto quelli della Mensa Vescovile (che lo stesso Porro aveva riordinato nel 1674): spesso cita brevemente le notizie in essi contenuti, riferendovisi anche con la segnatura archivistica di allora, mentre solo di alcuni fornisce la trascrizione completa (tra questi anche documenti perduti) [30].

Nel Settecento si prosegue nella direzione indicata dal Porro: l’attenzione ha continuato dunque a concentrarsi soprattutto sui documenti dell’Archivio della Mensa Vescovile, del resto i più numerosi e interessanti per la Chiesa locale e la storia dell’episcopato. La loro edizione costituisce l’ossatura di opere come la Laudensium episcoporum series dello Zaccaria o la sezione dedicata a Lodi dal Cappelletti ne Le chiese d’Italia, che abbiamo già citato.

A tutti i personaggi lodigiani di spicco, vescovi compresi, sono invece dedicate le Memorie d’alcuni uomini illustri del Molossi, che scrive nella seconda metà del XVIII secolo: in appendice sono pubblicati alcuni documenti di particolare rilievo [31]. In generale, nonostante gli approfondimenti dedicati negli ultimi secoli ai presuli lodigiani, la cronotassi dei vescovi presenta ancora diverse lacune: gli studi eruditi che abbiamo ricordato si contraddicono talora l’un l’altro anche vistosamente sulle datazioni. Dopo l’edizione del già citato Codice diplomatico del Vignati la produzione storiografica locale si fa più ampia: negli anni Ottanta del XIX secolo nasce l’«Archivio Storico per la città e comuni del circondario di Lodi» (poi «Archivio Storico Lodigiano», che continua ancora oggi ad ospitare la maggior parte dei contributi di storia locale). Figura di spicco, che coordinò per molti anni l’attività del periodico, fu il direttore Giovanni Agnelli, noto studioso locale che, come già accennato, si occupò anche della sistemazione dell’archivio della Mensa. Lo stesso Agnelli è autore di Lodi e il suo territorio nella storia, nella geografia e nell’arte [32], testo costruito nella forma di dizionario storico dei luoghi, particolarmente prezioso per i riferimenti toponomastici, di cui si può seguire l’evoluzione nel corso dei secoli. Per il medioevo, le fonti cui Agnelli fa ricorso sono soprattutto il Codice diplomatico del Vignati e i manoscritti del Lodi.

Note

[1] Lodi, Palazzo Vescovile, via Cavour 31.

[2] Lodi, Palazzo Vescovile, via Cavour 31.

[3] Milano, via Senato 10.

[4] Lodi, c.so Umberto 63.

[5] Lodi, via Fissiraga 17.

[6] Bergamo, p.za Vecchia 15.

[7] Cfr. L. SALAMINA, Le pergamene della Mensa Vescovile di Lodi, in «Archivio Storico Lodigiano», 59 (1940), pp. 42-53, continua in 60 (1941), pp. 37-46 e pp. 155-162, 61 (1942), pp. 26-30 e G. VIGNATI, L’archivio della Mensa vescovile di Lodi nei secoli XVII-XX, in «La diocesi di S. Bassiano», n. 1 (1988).

[8] Per esempio, un documento del 1145 proveniente dall’archivio di S. Pietro di Lodi Vecchio, che dal Catalogo di Cossa e Ferrario risulta in S. Giulia di Brescia (come testimoniano anche alcune annotazioni archivistiche moderne sul verso della pergamena), è stato ricollocato nelle Varie della provincia di Lodi. Al contrario, sempre nelle Varie, si trovano oggi due pergamene del XII secolo provenienti dall’archivio di S. Abbondio di Como, che all’epoca del Catalogo erano invece correttamente conservate nel fondo comasco.

[9] Secondo il Catalogo si tratterebbe di un documento del XII secolo appartenente al fondo dei Frati di Villanova.

[10] In un altro caso, per esempio, nel fondo Consorzio del Clero, è erroneamente datata al 1129 una pergamena del 1229.

[11] Nei rispettivi fondi sono infatti presenti, oltre a quelli segnalati nel Catalogo, i seguenti documenti: quattro del Cerreto (1144, 1184, 1187 e s.d. del XII sec., collocati in S. Ambrogio); uno di S. Chiara Vecchia, senza data, del XII secolo; sette di S. Damiano (1167, 1169, due del 1171, 1174 e 1177, 1182), di cui oggi sei sono nel fondo del monastero e uno in Bolle e brevi; uno di S. Vincenzo del 1197; uno nelle Varie del 1198. Difficile capire attraverso quali meccanismi tali documenti siano sfuggiti. Per esempio, non è chiaro come un documento pontificio del 1146 del monastero del Cerreto, collocato nel fondo di S. Ambrogio e provvisto della stessa segnatura Bonomi dei quattro prima citati (anch’essi in S. Ambrogio), sia stato incluso nel Catalogo nell’elenco relativo al Cerreto, a differenza degli altri quattro.

[12] ASMi, AD, pergg., cart. 195, fasc. 115a, nn. 33 e 54.

[13] ASMi, AD, pergg., cart. 104.

[14] Catalogo, vol. III, fasc. 42.

[15] ASMi, AD, pergg., cart. 196, fasc. 115b, n. 36.

[16] Catalogo, vol. IV, fasc. 78.

[17] ASMi, AD, pergg., cart. 195, fasc. 115a, n. 52.

[18] ASMi, AD, pergg., cart. 195, fasc. 115a, n. 66. Altre deposizioni in merito ad analogo oggetto si trovano in Ibidem, cart. 84.

[19] UGHELLI, Italia Sacra, IV, Venezia 1719 [=Bologna 1973].

[20] F.A. ZACHARIA, Laudensium episcoporum series a Ferd. Ughellio primum contexta, deinde a Nicolao Coletio aliquantulum aucta, Mediolani 1763.

[21] G. CAPPELLETTI, Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XII, Venezia 1857.

[22] Codex Diplomaticus Langobardiae, a cura di G. Porro Lambertenghi, Historiae Patriae Monumenta, 13, Torino 1873.

[23] C. VIGNATI, Codice diplomatico laudense, parte prima: Laus Pompeia, in Bibliotheca Historica Italica, II, Milano, 1879; C. VIGNATI, Codice diplomatico laudense, parte seconda: Lodi nuovo, 2 voll., in Bibliotheca Historica Italica, III e IV, Milano 1883-1885.

[24] L.C. BOLLEA, Cartario dell’abazia di Precipiano (883-1396), in Cartari minori, vol. II, Biblioteca della Società Storica Subalpina, XLIII, Pinerolo 1911, pp. 193-375.

[25] P.F. KEHR, Regesta Pontificum Romanorum, Italia pontificia, vol. VI, Liguria sive provincia Mediolanensis pars I, Lombardia, Berolini 1913.

[26] C. MANARESI, Gli atti del comune di Milano, Milano 1919.

[27] BCLo, ms. XXIV A 32, D. LODI, Chiese ed oratori della città e dei chiosi, XVII sec. (metà); ms. XXIV A 33, D. LODI, Storia dei monasteri, conventi, collegi religiosi della città e diocesi di Lodi, XVII sec. (metà).

[28] D. LODI, Discorsi historici di Defendente Lodi in materie diverse appartenenti alla città di Lodi, Lodi 1629 [=Bologna 1969].

[29] BCLo, ms. XXI A 36, Dell’historia della città di Lodi, XVII sec. (seconda metà).

[30] BCLo, mss. XXIV A 61-62, Vite dei vescovi di Lodi, XVIII sec. in. L’ultima notizia citata è del 1703.

[31] G.B. MOLOSSI, Memorie d’alcuni uomini illustri della città di Lodi, 2 voll., Lodi 1776 [=Bologna 1969].

[32] G. AGNELLI, Lodi e il suo territorio nella storia, nella geografia e nell’arte, Lodi 1917 [=Lodi 1990].

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