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Introduzione

Quattro sono i documenti del sec. XII che vengono pubblicati in questa sede: riguardano tutti il monastero sito in porta Vercellina, che in origine aveva il soprannome Dathei, successivamente quello di Dathei seu Boketi [1], e infine venne chiamato S. Ulderico detto Bocchetto [2]. Conservati nel Fondo di religione, Parte antica [3], sono inseriti in camicia cartacea con regesto settecentesco e collocazione archivistica dell’epoca, che viene successivamente riportata nell’Inventario delle carte dell’archivio del monastero, compilato tra il 1755 e il 1758 [4]. Non figurano nel Catalogo del Ferrario in quanto non sono stati estratti dal Fondo per costituire la sezione Pergamene.

Si tratta di tre atti privati, che si uniformano alla tipologia del documento milanese del tempo: si può osservare in due di essi – permute – come sia ormai lontana dal significato originario la sottoscrizione dell’autore, espressa con il signum manus fatto dal notaio, il quale accomuna sotto un solo signum le parti (entrambi autori e destinatari contemporaneamente) e ad esse affianca anche l’advocatus (docc. 2, 3). Il quarto è un ‘breve recordacionis’ di sentenza emessa da un giudice scelto dalle parti, che presenta le caratteristiche formali della contemporanea documentazione comunale (doc. 1). Il giudice è Stefanardo, già console nel 1138 e nel 1141 e, successivamente, ancora negli anni 1145, 1147, 1149 e inizio del 1150 [5].

Note

[1] Attraverso la documentazione dei secoli precedenti si può notare come nel 903, nel testamento dell’arcivescovo Andrea dell’11 gennaio (G. GIULINI, Memorie, I, p. 418) avesse il soprannome ‘Dathei’. Nel sec. XI, seppure il più delle volte citato solo con il soprannome, introdotto dalle espressioni: ‘qui nucupatur, nominatur, vocatur’ (Gli atti privati, I, n. 84, II, n. 218; III, n. 416), si trova nel 1022 indicato come ‘Salvatoris, qui nominatur Dathei’ (ibid., I, n. 122) e, cinquant’anni dopo, con la dedicazione ‘S. Marie, quod dic. Dathei’ (ibid., IV, nn. 573, 593, 594). A fine sec. XII affianca l’appellativo ‘Boketi’ (doc. IV; cfr. anche G. GIULINI, op. cit., II, p. 121).

[2] Per l’evoluzione successiva del nome, cfr. G. GIULINI, op. cit., I, p. 613; II, pp. 121, 128; IV, p. 95; Liber notitiae, coll. 200A, 263B, 290A, 296D.

[3] Cartt. nn. 2240, 2249.

[4] Dal titolo Registro delle scritture esistenti nell’archivio del ven. monastero de SS. Maria ed Ulderico detto al Bocchetto di Milano, consta di voll. 2 (FR, Registri, 61B, 61C) ed è accompagnato da un Manuale estratto dal libro di registro delle scritture dell’archivio (61 A), compilato nel 1755, che è una ‘rubrica’ generale delle scritture distribuite nelle varie sezioni dell’inventario. I nostri documenti sono rispettivamente regestati nel Reg. 61B, p. 90 (1142 – con data 1146, errata già sulla camicia – maggio 7); nel Reg. 61C, p. 338 (1191 aprile 26, 1191 maggio 3, 1197 maggio 8). Nel Reg. 61B è regestato un atto andato disperso: 1129 maggio. Airoldo Tinace di Carate fa permuta con il mon. di S. Maria detto ‘Datteo’ e poi ‘Bocchetto’ di un campo sito fuori porta Vercellina, tra la Vepra e il Restocano, in cambio di altro nello stesso luogo. Not. Alberto, del s. pal. (p. 182, già in Cass. N, mazzo 2, n. 1). Nel Reg., 61C un atto del 1200 feb. 2. Massari notificano terre in Mezzate. Not. Alberto Speziano, giud. (p. 378, già in Cass. M, mazzo II, n. 1).

[5] Cfr. C. MANARESI, Gli atti del comune di Milano, nn. IV, VII, XII, XIII, XIV, XV, XVIII, XIX, XX. Il consolato era annuale, con inizio in quel periodo al 2 febbraio (ibid., p. XL).

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