Lombardia Beni Culturali
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Carta finis nomine transactionis

1189 luglio 22, Milano.

Nella lite fra Pagano, preposito della chiesa e pieve <di S. Vittore> di Casorate, da una parte, e l'abate del monastero di Morimondo, dall'altra, pendente dinanzi al preposito di Corbetta, a Terzago de Tertiago nonché a Lanfranco de Puteobonello, circa la campana, i paramenti del prete e dell'altare, i libri <liturgici> , il calice e il turibolo già appartenuti al patrimonio della chiesa di S. Giorgio di Fallavecchia, dipendente dalla pieve di Casorate, e poi pervenuti al monastero, Pagano rinunzia a titolo di transazione in favore di Filippo, priore di Morimondo, alle anzidette suppellettili, dichiarando di aver ricevuto per la refuta sei lire di denari milanesi d'argento terzoli, che dovrà versare ad Alberto, figlio di Oltacco de la Cruce, per il debito contratto nella costruzione delle case della chiesa <di S. Vittore> .

Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 688 [A]. Copia semplice, BONOMI, Morimundensis, pp. 546-8, n. 244. Regesto Osio e copia semplice ottocentesca, ASMi, Autografi, cart. 15, n. 3 (ex camicie cartacee di A). Altro regesto, Catalogo, IV, fasc. 74. Nel verso, di mano coeva: Concordia vestimentorum ecclesie Sancti Georgii; doppia sigla C (sec. XII ex., sul cui significato cf. infra, nota introduttiva); di mano W: Sancti Georgii; .MCLXXXIX., in iulio; di mano del sec. XIII: De Casorato; altre annotazioni di epoca moderna, fra cui segnatura Bonomi: 244. MCLXXXIX. Rinuncia, e segnatura novecentesca a matita: z2.

Edizione: UGHELLI, Italia Sacra, IV, coll. 172-3.
Regesti: GIULINI, Memorie, VII, p. 143; SAVIO, Milano, p. 545.
Cf. GIULINI, cit., IV, p. 49; CAVAGNA SANGIULIANI, L'abbazia di Morimondo, p. 600; TURAZZA, Casorate Primo, pp. 69 e 121; BELLINI, Le origini di Morimondo, pp. 55-6; BOLLEA, La Zelata morimondese, p. 30; PALESTRA, Ricerche sulla vita comune del clero, pp. 144-5; OCCHIPINTI, Il monastero di Morimondo, p. 546; EAD., Fortuna e crisi, pp. 319-20.

La pergamena presenta solo un generale, trascurabile annerimento. Rigatura a piombo, anche con le linee verticali delimitanti lo specchio di scrittura. Le sottoscrizioni dell'arcivescovo Milone e di tutti gli altri prelati sono autografe.
Il doc. va letto nel più ampio quadro della controversa vicenda che oppone il monastero alla pieve di Casorate negli ultimi anni del sec. XII ed oltre (cf. nn. 278, 279, 280, 284, 340, 341, 342, 343, 344, 345, 346, con le note di commento a ciascuno di essi), costituendo e tramandando la soluzione di alcuni capitoli (probabilmente i meno significativi) del contenzioso già sottoposto, nei primi mesi del 1186, all'arbitrato di Gibuino ed Enrico, rispettivamente preposito di S. Giorgio al Palazzo e arciprete della canonica dei decumani di Milano (cf. le note che accompagnano i docc. nn. 278 e 279). La transazione va identificata con uno degli instrumenta utilizzati dai sapientes del monastero nell'elaborazione della strategia processuale morimondese alla fine del 1199, ed è menzionata nel consilium insieme ad un altro doc. (deperdito) di analoga tipologia, rispettivamente retrosegnati dalle lettere b e C (n. 343; si tratta, qui, di quello siglato nel verso con una doppia C). E' interessante notare come il contenuto del doc. - valorizzato dai giurisperiti in quanto prova di una definizione di alcuni aspetti della lite avvenuta successivamente e indipendentemente dalla sentenza di Gibuino - contrasti decisamente con quanto dichiarato da Pagano alla fine del 1201 (exemplum testium conservato in ASMi, AD, pergg., cart. 689 = BONOMI n. 1: cf., al riguardo, le note introduttive ai docc. nn. 279 e 346): fermo restando il versamento della somma di sei lire a favore della pieve da parte del monastero, è indiscutibile che beni e arredi un tempo appartenuti alla chiesa di S. Giorgio di Fallavecchia (dipendente sì dalla pieve, ma ormai inclusa nella grangia monastica ivi costituitasi) rimangano in possesso del monastero. Quanto all'altro pezzo - retrosegnato con la lettera b e purtroppo, come si è detto, andato perduto -, è probabile riguardasse la questione delle litanie: all'esistenza di un accordo proceduto da una designatio viarum sembrano far cenno quattro sentenze pronunciate dal canonico pavese Enrico Tortus nel 1221 (ivi, cart. 689 = BONOMI nn. 42, 42*, 43, 43*: la lite vedrà opposti il monastero e un chierico della chiesa di Merlate, altra dipendenza pievana); mentre tracce di esso compaiono nel privilegio di Clemente III del 1188 maggio 28 (n. 290), là dove risulta confermata la transazione compiuta sine pravitate dal monastero con il preposito di Casorate, con la sanzione del divieto per chiunque di frequentare, occasione letaniarum, le chiese o le grange monastiche, onde non ne sia turbata la quiete e la religio dei monaci. Inutile dire che, di tale compromesso, il privilegio clementino costituisce un perfetto terminus ante quem (collocandolo pertanto, e confermando l'ordine alfabetico-cronologico degli instrumenta elencati nelle citate allegazioni di diritto, in un periodo precedente al doc. qui edito): troppo scarne risultano, tuttavia, le informazioni che possediamo al riguardo (in primo luogo circa la precisa configurazione giuridica del negozio), per consentirne l'inclusione, mediante un regesto autonomo, entro questa silloge.
Il notaio è attivo perlomeno dall'inizio degli anni '70 e sino alla fine del sec. XII, sviluppando una carriera molto documentata (per gli anni '80 e '90) dalle pergamene chiaravallesi e santambrosiane (monastero) di quegli anni (cf. ASMi, AD, cartt. 313 e 555, passim; per il periodo precedente cf., a es., AMBROSIONI, Le pergamene della canonica di S. Ambrogio, nn. 94 e 116, aa. 1174 e 1178; ZAGNI, Le pergamene di S. Giorgio al Palazzo, n. LXIII, a. 1175; BARONI, Le pergamene di S. Lorenzo, n. XXXIII, a. 1171). Cenni sulle sue caratteristiche grafiche in NATALE, Ricerche paleografiche, pp. 33-4.

(SN) In nomine Domini. Anno dominice incar(nationis) millesimo centesimo octuag(esimo) nono (a), undecimo kal(endas) augusti, indic(tione) septima. Finem fe|cit nomine transactionis do(n)nus Paganus, prepositus ecclesie et plebis de Casolate, ex parte ipsius plebis, ibi presentibus et laudantibus presbitero | Bruniolo et Lanfranco de Puteobonello fr(atr)ibus suis, in do(n)num Fillippum, priorem monasterii de Morimundo, ad partem ipsius monasterii, nominati|ve de campana una et paramentis unius presbiteri et altaris et libris et calice uno et turibulo uno, quas res ipse prepositus dicebat | pervenisse ad ipsum monasterium de bonis ecclesie Sancti Georgii de loco Fara, que ecclesia est ipsius plebis, et de quibus rebus fuit discordia inter | ipsum do(n)num prepositum et abbatem s(upra)s(crip)ti monasterii sub preposito de Corbeta et Tertiago de Tertiago et Lanfranco de Puteobonello; et cum inter | eos taliter lis agitaretur, ad hanc finem et transactionem pervener(unt), eo tenore ut amodo in antea omni t(em)pore sit ipse do(n)nus prepositus | et eius successor, cum suis fr(atr)ibus qui modo sunt vel pro t(em)pore fuerint, in hac fine et transactione taciti et contenti, et s(upra)s(crip)tum monaste|rium et fr(atr)es ipsius monasterii qui modo sunt vel pro t(em)pore fuerint exinde sint securi, quieti et inde(m)pnes; et si ipse prepositus am(od)o | egerit (b) contra hanc finem, compon(er)e debeat nomine pene eidem monasterio libras duodecim tertiol(orum), et insuper in eadem fine et transacti|one perman(er)e; et pro hac fine (c) et transactione professus est iamdictus do(n)nus prepositus se accepisse a predicto do(n)no Fillippo priore ar|genti den(ariorum) bon(orum) Mediol(anensium) tertiol(orum) libras sex, quas ipse prepositus debet dare (d) in debito ipsius plebis facto in levandis casis ipsius ecclesie, | videlicet (e) Alberto filio Oltacci (f) de la Cruce; et hanc car(tam) debet fac(er)e ipse prepositus subscribere dominum archiep(iscopu)m (g) Mediolani. | Quia sic inter eos convenit. Actum Mediolani, in curte do(n)ni Fillippi archipresbiteri Mediolani, in eius presentia.
+ Ego Milo (1) sancte Mediolanensis Ecclesie (h) archiep(iscopu)s s(ub)s(cripsi).
+ Ego Obertus Mediolan(ensis) archidiaconus s(ub)s(crips)i.
+ Ego Philipus Mediolan(ensis) Ecclesie archipresbiter s(ub)s(cripsi).
+ Ego Rolandus Mediolan(ensis) Ecclesie diaconus et cancellarius s(ub)s(crips)i.
+ Ego Oto diaconus s(ub)s(cripsi).
+ Ego Wiscardus Vicecomes s(ub)s(cripsi).
+ Ego suprascriptus Paganus prepositus a me facto s(ub)s(cripsi).
Signa + + + man(uum)Tertiagi de Tertiago, Arderici de Ecclesia, Brocc[i] de Crenna testium.
(SN) Ego Iohannes Coallia notarius sacri pal(acii) tradidi et scripsi.


(a) Il primo tratto di -n- corr. da lettera principiata, probabilmente t.
(b) e- corr. da lettera principiata, come pare.
(c) fine nell'interlineo, con segno di richiamo.
(d) -e corr. da altra lettera.
(e) Segue Martino f- depennato.
(f) Non si può escludere la lettura Oltacii.
(g) I primi due tratti di -m corr. da p principiata.
(h) Precede parziale rasura di a.

(1) Milone da Cardano, arcivescovo di Milano tra il 1187 e il 1195 (cf. SAVIO, cit., pp. 543-9, e GAMS, Series episcoporum, p. 796); già arciprete della metropolitana milanese, aveva conservato tale carica al momento della nomina a vescovo di Torino (1170), a capo della cui diocesi rimase per qualche tempo (sino al 1188) anche dopo la promozione alla cattedra ambrosiana (cf. SAVIO, cit.; ID., Piemonte, p. 365; GAMS, cit., p. 824).

Edizione a cura di Michele Ansani
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

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