comune di Gurone sec. XVI - 1757

Nel 1538 Carlo V decise di vendere una serie di diritti, dando vita a quello che fu definito feudo della Fraccia Superiore di Varese, che comprendeva anche Gurone, e che fu acquistato da Francesco Girami.
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVIII secolo Gurone risultava tra le comunità censite nella pieve di Varese (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 50-51).
Nel 1611 il feudo della Fraccia Superiore risultava in possesso di Lavinia Visconti e del marito Alessandro Vistarini. Da Lavinia Visconti, nel 1647, passò per donazione al conte Fabio Visconti Borromeo (Gianazza 1993).
Nella mappa, copiata nel 1723, del fondo Catasto c. d. teresiano, conservato presso l’archivio di stato di Varese, Gurone risulta comune autonomo (Area virtuale, MUT 31.2); nel 1730 ne fu proposta l’aggregazione con il comune di Bizzozero e con Molinate. Nelle risposte ai 45 quesiti del 1751 Gurone risultava ancora autonomo, non aveva sotto di sé altri comuni e non pretendeva alcuna separazione.
Il comune faceva parte della pieve di Varese e aveva come feudatari gli eredi del conte Giulio Visconti, cui non corrispondeva alcuna ricognizione.
Non vi risiedeva giudice regio né feudale, né vi era pretorio; il podestà feudale Porta abitava in Gavirate e gli si corrispondevano di salario ogni anno 5 lire. Il console prestava il suo ordinario giuramento alla banca criminale di Varese.
Non esisteva un consiglio generale; era attivo invece un consiglio particolare, composto da un deputato rurale e dal console e in occasione del consiglio si formavano i riparti. I consigli si tenevano nella pubblica piazza nel luogo solito. Il deputato, che veniva eletto in pubblico, non poteva prendere decisioni senza l’assenso con la firma dei primi estimati. L’amministrazione del comune era affidata al deputato e agli estimati.
Il comune aveva il suo cancelliere, che abitava in Vedano e conservava presso di sé gli originali dei riparti; mentre il restante delle scritture si trovava nell’archivio del comune, in una stanza precisamente destinata a tale scopo. Gli emolumenti del cancelliere amontavano a 21 lire all’anno.
Il comune non aveva procuratore né agente in Milano.
Le persone collettabili e non collettabili, sia maschi che femmine, erano 291 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3036, vol. D XVII, Como, pieve di Varese, [2], fasc. 15).
Nel Compartimento territoriale specificante le cassine del 1751 Gurone appare comune autonomo; al comune è unito il “Molino di Bizozzero” (Compartimento Ducato di Milano, 1751).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]