comune di Caimo 1751 - 1757

Caimo era uno dei piccoli comuni aggregati al comune maggiore di Castellanza. Poiché aveva strutture amministrative autonome rispetto a Castellanza le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento furono elaborate separatamente dai due comuni. Secondo il modulo di risposta, il comune, che rientrava nel territorio della pieve di Olgiate Olona, era infeudato all’epoca al marchese Carlo Cornaggia, cui non corrispondeva alcuno stipendio.
Nel territorio non risiedeva alcun giudice, né regio, né feudale, ma per il suo possesso il feudatario aveva un podestà, che abitava in Gallarate, “un tale Sig. Machi” (Macchi?), al quale la comunità non pagava stipendio. Il comune era sottoposto alla banca criminale di Gallarate, ove anche il console prestava il giuramento.
Il comune separato non aveva altro comune sotto di sé e non era aggregato a nessun altro comune.
Caimo non aveva consiglio generale, né particolare, né ufficiali, né sindaci, né reggenti, né deputati, né rappresentanti, ma solamente un console, di cui non si conoscevano le modalità di elezione. L’amministrazione e la conservazione e vigilanza sopra la giustizia dei pubblici riparti spettavano al primo estimato del comune.
La comunità aveva un cancelliere che risiedeva in Legnano e teneva presso di sé una parte dei libri dei riparti del comune. Non vi era archivio, né stanza pubblica destinata per conservare le scritture. Gli emolumenti del cancelliere ammontavano a 23 lire e 16 soldi all’anno.
Le anime collettabili e non collettabili erano 83 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3073, vol. D XV, Milano, Pieve di Olgiate Olona, fasc. 4).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]