monastero del Santo Sepolcro sec. XII - 1797

Monastero vallombrosano maschile.
La fondazione del monastero, sulle colline nei dintorni di Bergamo presso Longuelo, attribuita dalla tradizione e dalla storiografia locale al 1070 (Locatelli, Da Re 1986, p. 186; Pesenti 1988 a, p. 73), risale invece all'inizio del XII secolo. Nel 1107 Bonifacio "aurifex" di Bergamo acquistò da un altro cittadino bergamasco una terra in località Astino "ad utilitatem edificaturi monasterii"; il monastero non risultava tra i cenobi vallombrosani lombardi enumerati nel privilegio di Pasquale II del 1115 (Locatelli, Da Re 1986, p. 187; Pesenti 1988 a, p. 73), mentre in un atto del 1117 si parla della chiesa dedicata al Santo Sepolcro (Locatelli, Da Re 1986, p. 188). Il monastero fu probabilmente edificato in questi anni e diretto fino al 1128 dall'abate Bertario da Brescia (Spinelli 1984 a, p. 37; Locatelli, Da Re 1986, p. 189). La chiesa fu consacrata nel novembre del 1117 (Locatelli, Da Re 1986): la dedicazione della chiesa e del monastero al Santo Sepolcro, si collega con ogni probabilità al fervore religioso suscitato dalla prima crociata (1096-1099) alla quale parteciparono numerosi bergamaschi (Locatelli, Da Re 1986, p. 188). Il cenobio ricevette fin dalla fondazione donazioni da parte di privati e della municipalità di Bergamo, consistenti in terre aratorie, vitate e boschive presso il cenobio, diritti di decima e diritti di acque in diverse località bergamasche: "i possedimenti monastici segnarono un continuo incremento, assicurando largamente sia il sostentamento dei monaci sia l'assistenza ai bisognosi; le rendite fornite dall'ingente patrimonio permisero ... di allungare sempre più l'elenco delle proprietà grazie all'acquisto di altri beni in diversi centri della diocesi" (Locatelli, Da Re 1986, p. 189). Il Santo Sepolcro fu molto attivo nel primo periodo di vita, sotto il governo del secondo abate, Maifredo: egli fondò entro il 1153 il monastero di San Jacopo ad Asti, sempre soggetto alla giurisdizione di Astino (Locatelli, Da Re 1986, p. 189) e nel 1142 un ospedale presso la chiesa monastica, così come la storiografia gli riconosce un ruolo attivo nell'istituzione del Consorzio del Santo Sepolcro, associazione dei maggiorenti bergamaschi finalizzata ad opere di carità, di cui si hanno notizie dal 1159. Ospedale e Consorzio ebbero un'amministrazione autonoma e distinta da quella monastica, ma alla fine del secolo i beni dell'Ospedale entrarono a far parte del patrimonio monastico e quelli del Consorzio passarono nel 1305 alla Congregazione della Misericordia di Bergamo (Locatelli, Da Re 1986, p. 190). Il monastero di Astino godeva in questo periodo di buoni rapporti con l'autorità diocesana; il vescovo Gregorio morì nel 1146 e volle essere sepolto nella chiesa monastica (Locatelli, Da Re 1986, p. 190). Nel XIII secolo il monastero incrementò il suo patrimonio, come testimoniano i numerosi inventari fatti redigere dagli abati (Locatelli, Da Re 1986, p. 191); il Santo Sepolcro resistette abbastanza bene alla crisi economica e religiosa che tra XIII e XIV secolo interessò il mondo monastico (Locatelli, Da Re 1986, p. 193). Un momento veramente difficile si ebbe nel 1402, quando il vescovo di Bergamo Francesco Lando provò, con il supporto del duca di Milano, a usurpare il cenobio: il tentativo non gli riuscì e il monastero fu difeso da armati che i monaci avevano chiamato a loro difesa (Locatelli, Da Re 1986, p. 193). Nel 1403 il monastero passò in commenda (Locatelli, Da Re 1986, pp. 193-194) e i cattivi rapporti tra l'ente monastico e la città di Bergamo portarono nel 1451 alla richiesta, fatta dalla città alla Repubblica Veneta e a Nicolò V, di sostituire i vallombrosani con i canonici lateranensi (Locatelli da Re 1986, p. 194; Spinelli 1988, p. 215). La richiesta non fu approvata e i vallombrosani rimasero al Santo Sepolcro: il nuovo abate, Silvestro de Benedictis, tentò invano di cedere il monastero agli olivetani per poter diventare, dietro compenso, commendatario dell'ente (Spinelli 1988, p. 215). Il 18 gennaio 1493, con decreto di Alessandro IV, il Santo Sepolcro entrò invece a far parte della neonata Congregazione di Santa Maria di Vallombrosa e la Repubblica di Venezia approvò il passaggio a condizione che non vi giungessero monaci forestieri: la condizione fu spesso violata e portò all'imposizione di diverse sanzioni da parte di Venezia (Spinelli 1986, p. 194). All'inizio del XVI secolo si iniziò la costruzione di un nuovo cenobio, protrattasi per circa un secolo (Locatelli, Da Re 1986, pp. 194-201): tra il 1560 e il 1570, in occasione delle carestie, i vallombrosani di Astino assistettero generosamente la popolazione cittadina (Spinelli 1988, p. 216). All'inizio del secolo successivo il monastero fu invaso dai soldati della Serenissima, poiché aveva affisso alla porta della chiesa la notizia dell'interdetto di Paolo V contro la Repubblica di Venezia: i monaci furono espulsi e il monastero danneggiato, l'abate esiliato fino al 1609 (Spinelli 1988, pp. 215-216). La comunità monastica fu decimata dalla peste del 1630; vent'anni dopo risiedevano al Santo Sepolcro undici monaci, l'abate e un converso. Nel 1649 il monastero aveva inoltre dovuto pagare a Venezia "un oneroso contributo per la guerra di Candia" (Spinelli 1988, p. 216). Nel 1769 il Senato Veneto obbligò il monastero a separarsi dalla Congregazione di Vallombrosa e a eleggere un nuovo abate al posto di quello presente, che era forestiero (Spinelli 1988, p. 216). Nel 1792 Venezia impose ai vallombrosani il "regime di sussitenza, che ne regolava ogni atto amministrativo" (Spinelli 1988, p. 216). Il monastero fu soppresso il 4 luglio 1797 da parte della Municipalità di Bergamo e i beni devoluti all'Ospedale Maggiore cittadino (Spinelli 1984, p. 37; Locatelli, Da Re 1986, p. 196; Spinelli 1988, p. 216). A proposito degli enti su cui nel corso della storia esercitò la sua giurisdizione il monastero del Santo Sepolcro si ricordano la chiesa di Santa Maria Santissima in Sudorno, il monastero di San Jacopo di Asti, di San Paolo a Tortona e di San Sigismondo a Cremona, le monache di San Carporofo, la chiesa di San Benedetto a Levate e l'oratorio di Grunello de' Zanchi "nonchè numerosi servizi sparsi in tutta la zona, oggi di difficile censimento ... " (Locatelli, Da Re 1986, p. 196).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Diana Vecchio ]