monastero dei Santi Gervasio e Protasio al Mella 1107 - 1536

Monastero vallombrosano maschile.
Si trovava sul versante occidentale della collina di Sant'Anna, fuori Brescia, nei pressi dell'attuale villaggio Badia.
La fondazione del monastero risalirebbe al 1107, secondo quanto riportato da un catalogo della fine del XVIII secolo (Prestini 1990 a, pp. 9-10) e quasi certamente all'operato del vescovo bresciano Arimanno, in carica dal 1087 al 1112 sotto il cui governo la Chiesa bresciana conobbe un intenso movimento di crescita spirituale (Violante 1963, p. 1045). Alla fondazione non furono estranei il monaco vallombrosano Bernardo, legato papale e vescovo di Parma (Violante 1963, p. 1045; Guerrini 1984, p. 20) e, forse, il comune di Brescia (Guerrini 1984, p. 20) e il nobile Arnolfo della famiglia de Salis (Prestini 1990 a, p. 9). E' possibile che sia stato lo stesso Bernardo a consacrare il monastero (Violante 1963, p. 1045, Prestini 1990 a, p. 11). La dedicazione del cenobio ai due santi martiri milanesi "può essere collegata con gli stretti rapporti che sempre Arimanno conservò con il metropolita ambrosiano Grosolano, il quale era amico ... del vallombrosano Bernardo" (Violante 1963, p. 1045). Secondo una fonte letteraria del XII secolo, dal monastero di Brescia sarebbero generati altri cinque monasteri vallombrosani (Violante 1963, p. 1045; Guerrini 1984, p. 20), tra cui quelli del Santo Sepolcro di Astino e di San Barnaba di Gratosoglio (Guerrini 1984, p. 20, Prestini 1990 a, p. 10). Si hanno pochissime notizie sul monastero. E' molto probabile che il primitivo nucleo fondiario del monastero si estendesse proprio nella vicina zona della Mandolossa: secondo la storiografia locale, i vallombrosani di San Gervasio "bonificarono tutto il territorio agricolo che ha per centro la Mandolossa, e in parte quello di Ospitaletto" (Guerrini 1984, p. 20). Si sa che nel XII secolo, sicuramente dopo il 1132, il vescovo di Brescia conferì al monastero i diritti di esazione sull'ampia area nota come "hospitale Denni", attuale Ospitaletto Bresciano (Bergoli 1996, pp. 255-256): i diritti del monastero su queste terre venivano ricordati ancora nel XVII secolo, nella visita apostolica del metropolita milanese Carlo Borromeo alla dicoesi di Brescia del 1580 (Bergoli 1996, p. 256). Dall'analisi dei pochi documenti conosciuti, si sa che nel 1120 l'abate Arcinaldo permutò con la canonica bresciana di San Pietro in Oliveto terre sul Garda, ricevendone altre site presso il monastero (Vecchio 2003 b, p. 10). Nel 1148 secolo il monastero entrò in causa con il cenobio benedettino di Santa Giulia per il possesso della chiesa di San Pietro di Solato in Valcamonica (Vecchio 2003 b, p. 29), sostenendo di averla ricevuta da un vescovo di Brescia, probabilmente Villano, salvi i diritti spettanti alla pieve di Rogno. L'abate di San Gervasio e i conversi del monastero vi avevano abitato per un certo tempo e all'abate spettava anche il diritto di consacrare il prete della chiesa di Solato. Le monache di Santa Giulia confutarono queste affermazioni e vinsero la causa, venendo reintegrate nel possesso della chiesa di Solato. Sempre secondo la storiografia locale "La Badia di San Gervasio teneva una scuola in Brescia, presso l'attuale santuario delle Grazie, e alla Mandolossa una pubblica osteria per ospitare e indirizzare i viandanti" (Guerrini 1984, p. 21).Non si conoscono altre notizie sulla Badia fino alla morte dell'ultimo abate, Nicola Averoldi, nel 1475, cui seguì nello stesso anno il passaggio dell'ente in commenda (Prestini 1990 a, p. 12). Secondo una cronoca ottocentesca, nel 1536 il vescovo di Bergamo Lippomani, abate di San Gervasio, offrì ai cappuccini, che aveva voluto si insediassero a Bergamo, l'ex monastero vallombrosano (Prestini 1990 a, p. 12; Guerrini 1984, p. 20).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Diana Vecchio ]