monastero di Santa Margherita sec. X - 1810

Monastero benedettino femminile.
La tradizione vorrebbe fondato il monastero di Santa Margherita in Como nel VI secolo, dalle sante Liberata e Faustina, credute originarie di Piacenza, e forse giunte in città in seguito all'invasione longobarda (Longatti, Xeres 1990, p. 74). Le prime due citazioni in documenti risalgono tuttavia l'una circa al 950 in un documento oggi irreperibile, l'altra al 977 (Testoni Volontè 1996, pp. 264-265). In entrambi i casi il monastero era già definito "vetus", antico. Secondo gli storici comaschi Tatti e Rovelli il cenobio, estintosi, sarebbe stato ripristinato dal vescovo riformatore Rainaldo (1062-1084) (Longatti, Xeres 1990, pp. 74-75).
In una "carta conmutacionis" del febbraio 1209 sono nominate la badessa e otto monache, e sono ricordati anche due "conversi" (Biondi, Martinelli Perelli, Perelli Cippo 1997, p. 28). Da una "carta investiture" dell'aprile 1253 si apprende che a quella data il monastero contava almeno undici religiose (Biondi, Martinelli Perelli, Perelli Cippo 1997, p. 58).
In occasione della decima papale del 1295-1298 il monastero versò in tutto 40 libbre imperiali (Perelli Cippo 1976, p. 111).
Tra il 1466 e il 1479 il cenobio fu oggetto di una contrastata riforma, sollecitata dal comune di Como e che vide l'intervento dell'autorità ducale e pontificia, da parte del vescovo Branda Castiglioni, ottenuta grazie all'introduzione di alcune religiose del monastero comasco di San Lorenzo e la nomina di una nuova badessa (Cagliari Poli 1989, pp. 60-65). In seguito a questa vicenda, un breve di Sisto IV del 21 luglio 1481 affidò la cura spirituale del cenobio ai domenicani (Bullarium fratrum Praedicatorum, III, p. 605) del vicino convento di San Giovanni in Pedemonte. Il medesimo pontefice avrebbe inoltre stabilito l'elezione triennale a scrutinio segreto della badessa (Annali sacri 1663-1735, III, p. 384-385).
Una decisione del vicario generale della congregazione domenicana di Lombardia avrebbe privato per qualche tempo le religiose dell'assistenza spirituale dei predicatori. La richiesta delle monache di reintegrare i religiosi nel loro ufficio fu accolta da Giulio II con due brevi, l'uno del 13 febbraio 1504 (Bullarium fratrum Praedicatorum, IV, p. 219), l'altro del 16 giugno 1506 (Bullarium fratrum Praedicatorum, IV, pp. 235-236).
Negli atti della visita pastorale del vescovo Filippo Archinti si trova allegata copia di un documento del cardinale penitenziere Lorenzo (Pucci), datato al 20 giugno 1531, con il quale, su richiesta delle stesse monache e per mandato di papa Clemente VII, si concedeva al monastero, posto sotto "cura, regimen et administratio" del vicario generale domenicano e del priore del convento di San Giovanni in Pedemonte di Como, l'esenzione dalla giurisdizione dell'ordinario diocesano, che non avrebbe avuto né diritto di visita, né quello di conferma dell'elezione dell'abbadessa (Visita Archinti, Monasteri, pp. 339-341).
Dagli atti della visita apostolica del 1578 si apprende che quell'anno il monastero, governato dai padri domenicani, accoglieva trentasei monache e una novizia e aveva un reddito annuo di 4.383, 4 lire (Visita Bonomi, Diocesi, cc. 504r-509r).
Nel 1600 il monastero accoglieva cinquantuno monache professe e sette converse (Visita Archinti, Monasteri, p. 348). Da una "nota" allegata agli atti della visita pastorale si apprende che all'epoca Santa Margherita possedeva terre a Socco, Trevano, Fino, Maccio, Lomazzo, Vergosa, Piazza, Ligornetto nell'odierno Canton Ticino e Bizzarone (Visita Archinti, Monasteri, pp. 321-327).
Nel 1698 il cenobio ospitava quaranta monache professe e nove converse (Visita Bonesana, Chiese e monasteri di Como e diocesi, pp. 581-582). Le sue proprietà, oltre che nelle vicinanze, erano localizzate in Socco, Lomazzo, Ligornetto, Vergosa, Piazza, Maccio, Bizzarone e Fino. Il reddito annuo ammontava a circa 11.339 lire, i crediti a 4.000, le spese a 11.250 lire (Visita Bonesana, Chiese e monasteri di Como e diocesi, pp. 587-603).
Nel 1769 il monastero, composto da quarantasei religiose, notificava al vescovo il possesso di beni immobili in Socco, Lomazzo, Maccio, Lucino e Fino in pieve di Fino; in Bizzarone, Casanova, Gironico, Rodero, Trevano, Vergosa, Cavallasca e Uggiate in pieve di Uggiate; in Piazza e Rovenna nella pieve di Zezio superiore; in Ligornetto nella pieve di Balerna, e nelle vicinanze del monastero. L'entrata annua complessiva ammontava a 18.374, 9, - lire, le spese a 4.245, 12, 6 lire (Visita Mugiasca, Monasteri, pp. 287-289).
Nel 1778, secondo la tabella elaborata dal ragionato del Regio economato, il monastero ospitava quarantatré religiose e aveva una rendita liquida, escluse le esenzioni, di 23.130 lire. La somma annualmente spendibile per il mantenimento di ciascuna monaca era quindi di 538 lire (Taccolini 2000, p. 79).
Tra 1789 e 1791 il monastero era composto da venticinque monache professe e dieci converse; erano ospiti tre educande (Ruolo monache 1791, monasteri comaschi)
Il monastero fu soppresso il 10 maggio 1810 in esecuzione del decreto imperiale reale del 25 aprile 1810, presenti diciannove religiose (Atti Antonio Caldara 1810, n. 294).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Francesco Bustaffa ]