parrocchia di Sant'Alessandro in Colonna sec. XIV - [1989]

Parrocchia della diocesi di Bergamo. La chiesa appare per la prima volta con l’attuale denominazione in un documento del marzo 1133: "ubi dicitur Sancto Alexandro in Columna" (Marchetti 1999). Secondo quanto riportato da Ronchetti, il primo accenno alla "parrocchia" di Sant’Alessandro in Colonna è in un atto del 1180, in cui il parroco "pro tempore", Ottone de Rossi, compera a favore della stessa un appezzamento di terreno in San Giorgio di Spino per 10 lire imperiali (Dentella 1939).
Successiva menzione della presenza della "ecclesia" di Sant’Alessandro in Colonna si trova in una fonte del XIV secolo, e precisamente in una serie di fascicoli che registrano le taglie e le decime imposte al clero dai Visconti di Milano e dai papi. Tra di essi, un’ordinanza del 1360 di Bernabò Visconti riporta un indice generale ("nota ecclesiarum") delle chiese e monasteri di Bergamo, per poi specificarne le rendite e la tassa, nominando di ogni beneficio il titolare. In questa fonte la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna viene nominata come "capela civitatis Bergomi" e vi erano censiti quattro benefici (Nota ecclesiarum 1360).
In occasione della visita apostolica dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, avvenuta il 20 settembre 1575, presso la parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna risultava eretta la scuola del Santissimo Sacramento, presso l’altare del Corpo di Cristo, con unita la scuola dell’Orazione, fondata l’anno 1553. Entro la circoscrizione parrocchiale risultavano compresi l’oratorio di Santa Maria Maddalena, con l’annesso omonimo ospedale, in cui erano erette le scuole dei disciplini di Santa Maria Maddalena e del Divino Amore, la chiesa di San Rocco nella contrada di Broseta, con l’annessa scuola dei disciplini, la scuola del Divino Amore, la chiesa di San Lazzaro, "membrum hospitalis maioris", con l’annessa scuola dei disciplini, la chiesa di San Bernardino sita nella contrada di Colognola, con scuola dei disciplini e della Dottrina cristiana, la chiesa dei disciplini di San Deffendo, sita "in contrata de porta de Colonio", come specificato in un coevo registro manoscritto recante i benefici della diocesi (Beneficiorum ecclesiasticorum 1577), la chiesa di Sant’Antonio "membrum hospitalis maioris", in cui si esercitava la scuola del Divino Amore e quella della Dottrina cristiana per i fanciulli, e la chiesa di San Marco, funzionante da cimitero dell’Ospedale maggiore di Bergamo. Vi erano inoltre la chiesa di San Martino, officiata dai padri somaschi che avevano cura degli orfani raccolti nella suddetta chiesa, la chiesa del priorato di San Giorgio, la chiesa di San Giovanni Battista "sine cura" in Campagnola, in cui si esercitava la Dottrina cristiana, la chiesa del monastero dei frati di San Leonardo dei crociferi, la chiesa del monastero dei frati minori di San Francesco dedicata a Santa Maria dell’Assunzione, e il consorzio della vicinia di Sant’Alessandro in Colonna. Erano compresi nel circondario della parrocchia i seguenti monasteri: Santa Marta dell’Ordine di San Domenico, Santa Caterina, Santa Lucia dell’Ordine di San Domenico, San Benedetto, delle monache Matris Domini dell’Ordine domenicano, San Leonardo dell’Ordine dei crociferi, delle Grazie, dei frati dell’Ordine dell’Osservanza. Nella parrocchia prestavano servizio due rettori, ciascuno addetto alla cura d’anime in una "porzione" della parrocchia, l’uno con reddito pari a 800 lire imperiali, l’altro con reddito pari a 430 lire imperiali. Entro la parrocchia risiedevano inoltre diciannove cappellani, cinque diaconi, e diciannove chierici (Visita Borromeo 1575).
Nel già citato manoscritto del 1577, recante l’elenco dei benefiici delle chiese della diocesi di Bergamo, venivano censite entro la circoscrizione parrocchiale di Sant’Alessandro in Colonna anche la chiesa campestre di San Tommaso de Calvi, la chiesa sita in contrada di Grumello, e la chiesa di San Giorgio "prioratus nuncupata", sita fuori porta di Cologno. In tale registro si faceva inoltre menzione delle chiese distrutte in seguito alla costruzione delle mura venete, ossia Santo Stefano e San Giacomo della Porta, le cui cure erano passate in parte anche a Sant’Alessandro in Colonna (Beneficiorum ecclesisticorum 1577).
In occasione della visita pastorale del vescovo Barbarigo, avvenuta tra il 1658 e il 1660, la parrocchia cittadina di Sant’Alessandro in Colonna risultava come beneficiata. Il clero era costituito a quest’epoca da un parroco, e da cinquantasette sacerdoti (Montanari 1997).
Nel Sommario delle chiese della diocesi di Bergamo, redatto nel 1666 dal cancelliere Marenzi, la chiesa parrocchiale cittadina sotto l’invocazione di Sant’Alessandro in Colonna nel borgo di San Leonardo risultava collegiata. Vi erano erette le scuole del Santissimo Nome di Gesù, e del Santissimo Sacramento presso l’altare del Corpo del Signore. Entro la circoscrizione parrocchiale erano compresi un luogo pio chiamato il Consorzio di Sant’Alessandro "il quale mantiene in tuttto e per tutto la chiesa", la chiesa e monastero di San Leonardo, nel quale risiedevano i padri somaschi, la chiesa e monastero di Santa Maria delle Grazie, in cui stavano i padri minori riformati, la chiesa di Sant’Antonio con l’annesso ospedale dedicato a San Marco, un luogo pio detto "delli mendicanti" con una chiesa dedicata a San Carlo, e la chiesa di Santa Maria Maddalena con l’annesso ospedale. Esistevano poi i monasteri delle monache di San Benedetto con chiesa dedicata all’Assunzione della Beata Vergine Maria, Santa Chiara, con la chiesa ugualmente dedicata, Santa Lucia dell’Ordine domenicano, Santa Marta dell’Ordine domenicano, Sant’Orsola dell’Ordine carmelitano, la congregazione di Terziarie con la chiesa dedicata a San Giuseppe, e l’altra congregazione del medesimo Ordine con la chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova. Erano inoltre compresi gli oratori della Natività della Beata Vergine Maria alla porta di San Giacomo, San Rocco nella contrada di Broseta, in cui era eretta la scuola di San Rocco , l’oratorio di San Lazzaro con l’annessa scuola, San Bernardino nella strada di porta di Colognola, in cui era eretta la confraternita dei disciplini militanti sotto il gonfalone di Santa Maria Maddalena, la chiesa di San Defendente nella strada di Porta di Cologno, in cui era eretta una confraternita dei disciplini della Maddalena e un’altra scuola del Crocefisso, la chiesa della Beata Vergine Maria del Spasimo in cootrada di Prato, in cui era eretta la scuola della Morte, la chiesa di San Giovanni Battista fuori della città nella contrada di Campagnola, l’oratorio dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria in contrada di Borgo fuoco, l’oratorio di San Giorgio fuori della porta di Cologno, l’oratorio di San Tomaso di Calve fuori della porta Osio, l’oratorio della Beata Vergine di Loreto fuoi della porta di Broseta. Il Marenzi ricordava inoltre che entro la parrocchia esisteva il priorato di San Giorgio di Spino, "poi fatto laicale". A quest’epoca la comunità di Sant’Alessandro della Croce era retta da due curati aventi ciascuno entrata pari a lire 700, da due vicecurati, da otto sacerdoti, e da quattro cappellani. Essa contava 6882 anime, di cui 4750 comunicate (Marenzi 1666-1667).
In occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, avvenuta nel 1781, si ricordava la triplice consacrazione, avvenuta dapprima per mano del vescovo Polidoro Foscari nel 1447, nel 1474 essendo vescovo Ludovico Donato, ed infine, in seguito alla rifabbricazione dell’edificio ultimata nel 1716, per mano del vescovo Redetti, il 4 gennaio 1739. Presso la parrocchiale risultava istituita la scuola del Santissimo Sacramento presso l’altare del Corpus Domini, governata da un ministro, dieci deputati e un tesoriere. La chiesa parrocchiale era governata dai deputati del Consorzio della Misericordia. La parrocchia era divisa in due "porzioni", rette da due parroci colleghi. Entro la circoscrizione parrocchiale risultavano comprese venti chiese "seu oratorii", tutte officiate, ossia: l’oratorio della Beata Vergine detta dei Rastelli alla Porta di San Giacomo, governato da deputati eletti dalla vicinia di Santo Stefano e Borgo San Leonardo, l’oratorio di San Carlo unito all’ospedale dei Mendicanti, governato da propri deputati, l’oratorio di Santa Maria Maddalena unito all’ospedale "de fatui, fatue, disciplini inabili e di alcuni frenetici", governato dai ministri e viceministri di dieci scuole dei disciplini, chiamate Scuole Reggenti, oltre che dal proprio tesoriere e dal proprio ministro, l’oratorio della Beata Vergine dell’Annunciazione governata da una propria congregazione di fedeli, l’oratorio della Beata Vergine dello Spasimo cui era aggregata una confraternita dei disciplini neri della Buona Morte, l’oratorio di San Defendente, governato dai disciplini del Santissimo Crocefisso, l’oratorio della Beata Vergine Immacolata, in contrada San Defendente, al quale era già annessa una congregazione di Dimesse, l’oratorio di San Bernardino governato dai disciplini bianchi aggregati al gonfalone di Santa Maria Maddalena, l’oratorio di San Lazzaro cui era anticamente annesso un ospedale degli infermi poi confluito insieme agli altri nell’Ospedale Maggiore e in seguito governato dalla confraternita dei disciplini, l’oratorio di San Rocco dei disciplini verdi cui era aggregata una confraternita del Riscatto degli Schiavi e una congregazione del Sacro Cuore di Gesù, la chiesa della Beata Vergine di Loreto fuori della Porta di Broseta con un altro oratorio contiguo, l’oratorio pubblico di San Pietro, l’oratorio del Santissimo Gesù detto di Santa Lucia vecchia, l’oratorio di San Tomaso de Calvi fuori della Porta di Osio, l’oratorio di Santa Maria del Sepolcro un tempo governato dai padri riformati, l’oratorio di San Giovanni Battista di Campagnola retto dai sindaci della contrada, l’oratorio di Sant’Ignazio, la chiesa di Santa Maria cui era annesso l’Ospedale Maggiore governato dai suoi deputati. Si attestava inoltre la presenza di oratori privati di ragione delle famiglie Bettoni, Agliardi, Sottocasa, Barca e dei monasteri di monache claustrali di San Benedetto, Santa Chiara, Sant’Orsola dell’Ordine delle carmelitane, e di Santa Lucia ed Agata dell’Ordine domenicano. Vi erano due conventi di Terziarie, intitolati a San Giuseppe e a Sant’Antonio di Padova, due monasteri di regolari, l’uno dei padri somaschi, unito alla chiesa di San Leonardo, e l’altro dei padri riformati di San Francesco fuori delle mura vecchie unito alla chiesa della Beata Vergine delle Grazie. Entro la circoscrizione parrocchiale era compreso anche l’Ospedale Maggiore, con la chiesa annessa dedicata a San Marco, un Conservatorio di Fanciulle detto il Conventino, la confraternita dell’Immacolata Concezione eretta nella chiesa dei padri riformati delle Grazie, governato da propri deputati secolari, la confraternita di Terziarii nell’oratorio di Santa Margherita, e la confraternita del Suffragio dei Morti nella chiesa di San Leonardo dei padri somaschi. La comunità della parrocchia contava a quest’epoca 10523 anime, di cui 8322 comunicate, ed era retta da due parroci affiancati da diversi confessori per ogni contrada: la contrada di San Carlo era officiata da quattordici confessori e dodici sacerdoti non confessori, la contrada di Sant’Alessandro aveva quattordici confessori e quattro sacerdoti non confessori, la contrada di Piazza(?) aveva due confessori e cinque sacerdoti non confessori, la contrada di Broseta era officiata da otto confessori e da sette sacerdoti non confessori, la contrada di Osio aveva due confessori e tre sacerdoti non confessori, la contrada di San Bernardino era servita da cinque confessori e da sei sacerdoti non confessori, la contrada di San Defendente era retta da cinque confessori e da sei sacerdoti non confessori, la contrada di Campagnola aveva due confessori, quella di Prato era servita da sei confessori e da sei sacerdoti non confessori, infine la contrada di Sant’Orsola era officiata da quattro confessori e da dieci sacerdoti non confessori. Entro la parrocchia prestavano servizio anche quattordici sacerdoti d’"aliena diocesi" (Visita Dolfin 1778-1781).
Secondo quanto si desume dalla serie dei registri sullo Stato del clero della diocesi, contenenti le relazioni dei vicari foranei a partire dall’anno 1734, la parrocchia prepositurale di Sant’Alessandro in Colonna risultava compresa nella vicaria cittadina. Nel 1734, la comunità contava 7529 anime, di cui 5842 comunicate (Stati del clero 1734-1822).
Nel 1861, la chiesa prepositurale con residenza corale di "Sant’Alessandro in Colonna" risultava censita come "IV parrocchia urbana". A quest’epoca la comunità contava 12778 anime, era retta da un prevosto, cinque coadiutori, nove sacerdoti addetti alla parrocchiale e tredici residenti corali. Entro la circoscrizione parrocchiale erano comprese la chiesa sussidiaria di San Leonardo, San Lazzaro, San Bernardino, Beata Vergine dello Spasimo, San Rocco, San Giovanni Battista in Campagnola, San Maria in Loreto, San Tommaso de’ Calvi, Santa Lucia vecchia, Beata Vergine del Giglio, San Carlo, San Benedetto, Santa Chiara, annessa al ricovero delle pericolanti, San Giuseppe, Beata Vergine Annunciata, ad uso della congregazione maschile, Sant’Antonio di Padova, annessa al ricovero dei sacerdoti infermi, San Vincenzo de’ Paoli, annessa alla casa delle suore della Carità, Santa Maria del Conventino, annessa all’orfanotrofio femminile (GDBg).
La comunità di Sant’Alessandro in Colonna rimase compresa entro la circoscrizione delle parrocchie urbane fino alle successive modifiche dell’assetto territoriale della diocesi . Dal 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, la parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna fu aggregata alla zona pastorale XIX, composta dalle parrocchie del centro cittadino (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, la parrocchia è entrata a far parte del vicariato urbano Nord-Ovest (decreto 27 maggio 1979).

Relazioni:
compresa in:
pieve urbana sec. XVI - 1979
zona pastorale XIX 1971 - 1979
vicariato urbano Nord-Ovest 1979 - [1989]
Matrice di:
parrocchia di San Giovanni Battista (Campagnola) 1917
San Tommaso apostolo 1940
Santa Maria delle Grazie 1878
Malpensata 1933

ultima modifica: 31/08/2005

[ Roberta Frigeni ]