comizio agrario 1866 - 1923

Pochi anni dopo l'unificazione nazionale, sulla falsariga delle Camere di commercio e arti (vedi scheda relativa), il governo istituì in ogni capoluogo di circondario (decreto 23 dicembre 1866) i Comizi agrari, con lo scopo di promuovere le attività utili alla valorizzazione ed all'avanzamento tecnologico dell'agricoltura. Gli antecedenti dei Comizi agrari vanno cercati in organismi con funzioni analoghe attivati fino dalla seconda metà del secolo XVIII nei maggiori stati europei e nella prima metà del secolo successivo nel regno di Sardegna.

I comizi, che non dipendevano dal Ministero dell'agricoltura, ma rappresentavano enti pubblici territoriali (anche in ciò ricalcando l'ordinamento delle camere di commercio), avevano il compito di consigliare al governo le misure necessarie per il miglioramento del rendimento agricolo circondariale, fornendo altresì i dati e le analisi necessarie ad una più avvertita politica ed amministrazione del settore agricolo, che peraltro in quel periodo era ancora la prima fonte di produzione della ricchezza nazionale.

Più analiticamente, i Comizi agrari suggerivano al governo le "provvidenze generali e locali atte a migliorare le condizioni dell'agricoltura" (art. 2), raccoglievano ed offrivano al governo ed alla Deputazione provinciale le notizie che fossero richieste nell'interesse del settore agricolo, "adoperandosi a far conoscere e adottare le migliori colture, le pratiche agrarie convenienti, i concimi vantaggiosi, gli strumenti rurali perfezionati" (art. 4). Infine, i Comizi agrari erano deputati a studiare "le industrie affini all'agricoltura di utile e possibile introduzione nel paese". Tra i vari compiti loro assegnati figura anche la promozione di concorsi, sperimentazioni ed esposizioni di prodotti e macchine agricole, e la messa a punto regolamenti igienici e contro la diffusione delle epizoozie.

Compiti, come si vede, molto variegati, che in generale avrebbero dovuto consentire ai governi del Regno d'Italia appena unificato di conoscere meglio la struttura agricola del paese e, se del caso, recepire le novità tecniche e gli sviluppi provenienti sia dall'estero che dall'Italia; per mezzo delle informazioni sulle condizioni dell'agricoltura locale regolarmente trasmesse al Ministero attraverso le Prefetture si pongono le basi per la formazione di un sistema statistico, strumento essenziale per lo sviluppo economico.

Tra i compiti assegnati ai Comizi agrari dalla commissione governativa che nel 1865 promuove la loro istituzione è prevista anche la formazione della Camera provinciale dell'agricoltura, ente rappresentativo degli interessi degli agricoltori, che avrebbe esteso al settore agricolo istituzioni modellate su quelle già attivate o in via di consolidamento negli altri settori produttivi.

L'organo amministrativo del comizio agrario era la direzione, composta da un presidente, da un vicepresidente, da un segretario e da quattro consiglieri delegati eletti ogni anno. Costituivano il Comizio agrario tutti coloro che, interessandosi al progresso dell'agricoltura, facessero richiesta di iscrizione. Ai Comizi agrari partecipava anche ad un rappresentante per ogni comune del circondario (eletto dal consiglio comunale relativo). Spettava al prefetto indire la riunione costitutiva e mantenere i contatti tra i Comizi della provincia e il Ministero.

Dal punto di vista finanziario, i comizi funzionavano grazie ad un fondo comune costituito col concorso dei propri membri e grazie ai sussidi concessi dallo Stato, dalla Provincia e dai comuni del circondario.

I comizi, che avrebbero potuto essere di grande aiuto allo sviluppo dell'agricoltura, presto incontrarono difficoltà di funzionamento e di corretta gestione amministrativa e si fece strada l'idea di sostituirli con un'amministrazione che fosse legata in maniera istituzionale con il governo, vale a dire che avesse in un Ministero il proprio referente principale.

La scarsa efficienza di questa organizzazione consultiva indusse dunque il governo a studiare una profonda riforma del settore, che si concretizzò nel regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3229 (decreto 30 dicembre 1923 b). Tale decreto provvide ad istituire, nelle province il cui Consiglio provinciale ne avesse fatto richiesta, i Consigli agrari provinciali (vedi voce relativa).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Fulvio Calia ]