comune di Genivolta sec. XIII - 1757

Insediamento già di origine romana, il toponimo di Iovisalta è attestato dal sec. IX, mentre alla fine del secolo X è attestata la presenza di una struttura fortificata (castrum); il castrum e le sue pertinenze erano sottoposte alla giurisdizione vescovile e dal X secolo in poi è attestata la presenza di un palazzo del vescovo (Pontiroli 1987; Mazzolari 1987; Foglia 1987).
È probabile che nel 1191 il comune di Cremona accordasse privilegi agli abitanti del luogo, costituendo il borgo franco di Genivolta (Menant 1993, p. 78).
Nel 1451 Genivolta è menzionato tra la terre, le ville e i luoghi “que nunc obediunt civitati Cremone”, afferenti alla Porta Pertusio (Elenco comuni contado di Cremona, 1451).
Nel 1409 Cabrino Fondulo, impadronitosi della località, nominò un governatore militare. Nel 1468 i procuratori eletti dalla comunità giurarono fedeltà a Galeazzo Sforza (Mazzolari 1987, pp. 46, 48).
Genivolta (o Zenivolta) è citato tra i comuni del Contado di Cremona nel 1562 (”Repertorio delle scritture dell’abolito Contado”) ed elencato sempre tra i comuni del Contado nel 1634 (Oppizzone 1644). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 Genivolta era una comunità della provincia superiore del Contado cremonese, dato confermato anche dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento, datate 1751 (Compartimento Ducato di Milano, 1751; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3054).
Dalle risposte ai 45 quesiti emerge che il comune, non infeudato, era amministrato dal consiglio generale, costituito dai possessori di pertiche iscritte all’estimo rurale, che si riuniva una volta all’anno per pubblicare il riparto delle tasse e per eleggere il deputato, rappresentante di coloro che pagavano la tassa sui terreni; l’agente della Mensa vescovile eleggeva invece il deputato rappresentante di coloro che pagavano la tassa personale. La comunità nominava anche il cancelliere al quale era affidata la redazione delle pubbliche scritture e la custodia dei documenti del comune e il tesoriere, eletto al pubblico incanto per tre anni, al quale spettava l’esazione dell’imposta reale (cioè calcolata sul perticato). L’agente della mensa vescovile eleggeva invece il tesoriere che riscuoteva la tassa personale.
Alla metà del secolo XVIII il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà di Cremona e il console prestava giuramento alla banca criminale della provincia superiore della curia pretoria
All’epoca la comunità contava 700 anime. (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3054).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Valeria Leoni ]