comune di Cavenago sec. XIII - 1757

Il “castrum” di Cavenago è attestato tra le proprietà della mensa vescovile di Lodi dal 1002 (CDL I): alcune testimonianze del 1180 attestano l’esercizio dell’“honor et districtus” da parte del vescovo di Lodi, che vi teneva un gastaldo. L’esistenza di organismi comunali è attestata dal 1192, quando quattro consoli rappresentarono la comunità, prendendo in affitto alcuni terreni della mensa vescovile di Lodi. Nel 1220 il comune appare retto da un podestà, da consoli e da campari di nomina vescovile; all’occorrenza, inoltre, l’“universitas de Cavenago” era rappresentata da sindaci (CDL II 1)
Alla fine del Duecento il territorio passò ai Fissiraga, che lo tennero fino al 1482, quando subentrarono i Bononi; in sequito a confisca fu quindi di Lorenzo Mozzanica, commissario generale dei francesi, che lo conservò fino al 1525. Passato ai Cavenaghi, nel 1666 fu infeudato ai Clerici di Como e quindi ai Porro (Agnelli 1917 a).
In età spagnola, inoltre, quando il Contado lodigiano fu suddiviso nei Vescovati Superiore, di Mezzo, Inferiore di strada Cremonese e Inferiore di Strada Piacentina, il comune, ripartito in Cavenago “nobile e contadino”, apparteneva al Vescovato inferiore di strada Cremonese (Tassa dei Cavalli), al quale risculta ascritto anche nella successiva docuemntazione a carttere amministrativo (Compartimento Ducato di Milano, 1751; Indice pievi Stato di Milano, 1753).
Alla metà del Settecento, al momento dell’inchiesta disposta dalla Regia Giunta per il Censimento, Cavenago contava 166 abitanti ed era uno dei comuni che costituivano il feudo di Borghetto dei Rò. I feudatari erano rappresentati dal podestà feudale, residente a Milano, e dal luogotenente di questi, al quale prestava giuramento il console del comune. La comunità gli versava 8 lire per la visita delle strade, mentre le teste collettabili gli corrispondevano 8 soldi a titolo di salario, con l’eccezione di coloro che godevano del privilegio del maggior magistrato. Il console della comunità inoltre prestava giuramento anche al podestà di Lodi.
Il comune non aggregava altri comuni “benché siasi fatta una sol mappa col comune dominante di Borghetto”.
Priva di consiglio, la comunità era amministrata da un deputato, scelto sempre tra i maggior estimi – che annualmente si avvicendavano nella carica – e che nell’amministrazione del comune era sempre assistito dagli altri maggior estimi.
Completava l’organico della comunità un cancelliere, abitante a Mirabello e stipendiato dal comune con 30 lire annue. La riscossione delle taglie era affidata a un esattore, nominato con asta pubblica. (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3047)
Nella seconda metà del Settecento, la suddivisione in Città e Contado venne meno in seguito all’applicazione della riforma teresiana: i Vescovati vennero suddivisi in 24 Delegazioni, ognuna delle quali composta da un numero variabile di comunità: in seguito a tale riassetto, dunque, Cavenago e la frazione di Persia risultano compresi nella XV delegazione (editto 10 giugno 1757).
Alla riorganizzazione del territorio non se ne affiancò una istituzionale; in linea di massima (con poche eccezioni), l’organizzazione politico – istituzionale delle singole comunità restò invariata. Quindi mantennero le tradizionali funzioni (naturalmente dove presenti) i convocati generali degli estimati, i deputati e i sindaci.

ultima modifica: 10/01/2005

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