magistrato camerale 1573 - 1738

Nel 1573 veniva istituito il magistrato camerale, che comportava la riunione in un unico ente degli antichi uffici del massaro, dei maestri delle entrate e del fattore generale, i cui organici confluirono nella nuova istituzione. Essa, concentrando le funzioni dei soppressi uffici, aveva funzioni sia amministrative che giudiziarie, per le controversie in materie di sua competenza. Doveva “amministrare tutti i proventi dello stato sia che si trattasse di entrate fiscali, cioè dazi, ’trattÈ, ’accusÈ, pene pecuniarie, confische, imposte applicate alle comunità, sia che si trattasse delle entrate patrimoniali del duca, cioè quelle derivanti dalla gestione della proprietà fondiaria dei Gonzaga”. Il magistrato si occupava delle forniture di sale per la città e per il distretto mantovano e per gli stati che lo acquistavano a Mantova, e in generale della materia annonaria, con il controllo della produzione agraria dello stato e l’approvvigionamento della città. Aveva compiti in campo monetario, con la direzione della zecca e sovrintendeva all’importante settore della regolazione delle acque.
La struttura burocratica del magistrato camerale risultava costituita da un presidente, tre “magistri intratarum” e sei uffici così denominati: ufficio dei dazi e contrabbandi, ufficio del patrimonio, ufficio delle subastazioni o delle acque, ufficio dell’annona, ufficio della fattoria, ufficio dei mandati. Il presidente, la cui prima carica venne assegnata al soppresso massaro, era “primus inter pares” con i maestri delle entrate e doveva mantenere i rapporti con il duca.
Nel 1588 l’organizzazione veniva riformata, con una più precisa definizione delle funzioni fra i suoi uffici. Il presidente doveva occuparsi dei “dazi, sale, zecca, mulini, porti, feudi, enfiteusi, censi, livelli e della riscossione dei redditi cioè, come recita la grida, ’di quello tutto che già soleva essere ufficio del massaro generalÈ”. Il primo maestro delle entrate doveva occuparsi del patrimonio del duca, come già il fattore generale, mentre il secondo maestro delle entrate aveva la giurisdizione sulle cause presentate al magistrato, infine il terzo maestro delle entrate aveva competenza in materia di acque.
Nel 1624 veniva istituito all’interno del magisrato un giudice e commissario delle acque.
Nel 1703 venivano istituite le cariche di vice presidente, di generale delle acque e di due questori legali. La stessa riforma toglieva al magistrato la competenza in materia annonaria (Navarrini 1974).
Dalla “specificazione dell’attuale sistema de’ tribunali di Mantova” del 1737 (Sistemazione tribunali di Mantova, 1737), “il magistrato camerale, un collegio composto parte da uomini di toga e parte di cappa e spada, in cui il presidente svolge soltanto funzioni di coordinamento, amministra e giudica in merito a tutto quanto sia di diretta pertinenza del principe: la cassa camerale, le regalie, i beni allodiali (o demaniali), la zecca, le acque, le strade, i ponti, la concessione di licenze e tratte, la promozione di arti e mercatura, la naturalizzazione. Tramite un commissario apposito si occupa pure dei confini. Rientrano fra le sue competenze … l’annona, gli alloggi militari, il riparto e l’esazione delle imposte dirette o ’contribuzioni militari’ e la gestione del relativo fondo. … Al magistrato è collegata una serie di uffici particolari: il revisore dei conti, gli avvocati e i procuratori (poi fiscali), l’ufficio notarile, la cosiddetta ’massarola’ per l’esazione delle multe” (Mori 1998).
Nel 1738 il magistrato camerale veniva soppresso e sostituito dalla direzione generale delle finanze (Amadei 1955-1957; Mantova 1958-1963; cfr Navarrini 1974).

ultima modifica: 19/01/2005

[ Giancarlo Cobelli ]