giunta del censimento 1718 - 1733

Quando l’imperatore Carlo VI, spinto dalla necessità di accrescere le entrate pubbliche, si decise ad avviare un’operazione di rinnovamento dell’antico estimo carolino ed a procedere quindi ad una nuova catastazione, nominò una giunta, ufficialmente denominata Reale Giunta del Censimento, composta da insigni personaggi – il reggente collaterale di Napoli, don Vincenzo Mirò, presidente della stessa, il senatore Marchese De Esmandia, don Giuseppe Cavalieri, membro del consiglio di Santa Chiara di Napoli, e ancora il questore del Magistrato ordinario Maranõn e il Fiscale don Antonio Benigno – ed investita degli stessi poteri della precedente Giunta dei prefetti dell’estimo, istituita dall’imperatore Carlo V.
E il dispaccio del 7 settembre 1718 oltre ad ufficializzarne l’istituzione ne stabiliva competenze e limiti. Oltre a dettare le norme circa la frequenza delle sedute, le procedure da seguirsi nell’organizzazione del lavoro, nell’assunzione di funzionari ad essa subalterni, il dispaccio delineava con chiarezza le fasi in cui doveva articolarsi l’opera della giunta: notificazione dei beni, misura universale delle terre, comprese quelle di proprietà ecclesiastica, valutazione.
E ancora il dispaccio attribuiva alla giunta un largo potere discrezionale, anche se era obbligata a consultarsi con il Governo ogniqualvolta intendesse discostarsi dalle direttive stabilite a suo tempo per la compilazione del catasto carolino (Capra, Sella 1984).
Ma sin dai primi mesi della sua attività la Giunta dovette sostenere una lunga e logorante lotta contro l’ostruzionismo dell’aristocrazia milanese, e quindi degli organi che ne erano espressione, che traevano solo vantaggi dalla situazione vigente. Il Consiglio generale di Milano, ad esempio, nominò una Giunta urbana del censimento, incaricata ufficialmente di seguire e controllare da vicino il suo operato, ma che ufficiosamente insabbiò e snaturò le operazioni che a fatica la giunta, capitanata da Vincenzo Mirò, conduceva (Pino 1982).
Nonostante le aspre resistenze la giunta riuscì a raggiungere discreti risultati nella prima e seconda fase in cui si sarebbe dovuta articolare l’opera censuaria – la notifica dei beni da parte dei possessori e la loro misurazione – e ad avviare anche la terza e più delicata fase del censimento: la stima.
Intorno alla metà degli anni ’20, l’opera della Giunta Mirò pareva avviata verso una prossima conclusione “quando una nuova tempesta minacciò di farlo naufragare, suscitata sia dall’obiettiva difficoltà dei residui nodi da sciogliere e dall’affiorare di errori e omissioni nell’opera sin lì svolta, sia da mutamento della congiuntura politica” (Capra, Sella 1984, p. 221).
I lavori della giunta Mirò vennero infine definitivamente interrotti nel 1733 con l’aprirsi di un nuova conflagrazione europea, la guerra di successione polacca, che vide il Milanese oggetto di invasioni da parte delle truppe gallo-sarde (Annoni 1959; Annoni 1966; Capra, Sella 1984; Pino 1982; Pugliese 1924; Zaninelli 1963).

ultima modifica: 29/05/2006

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